NEL MONDO DELLA NATURA, MOLTI ANIMALI USANO L’ARTE DELL’INGANNO PER MIMETIZZARSI E CAMUFFARSI. UNO DI QUESTI È IL RAGNO-GRANCHIO (THOMISUS GUANGXICUS)
Il ragno, l’inganno e il complice
Detto così, sembrerebbe il sottotitolo de “Il bacio della donna ragno” (Kiss of the Spider Woman), un film del 1985 diretto da Héctor Babenco.
In realtà, quella che vogliamo raccontare è la storia di una scoperta effettuata dagli ecologisti Shi-Mao Wu e Jiang-Yun Gao dell’Università dello Yunnan (sud-ovest della Cina).
I due ricercatori hanno documentato per la prima volta in assoluto un caso di mimetismo cooperativo.
Cerchiamo di capire meglio “l’inganno”
Ebbene, il maschio e la femmina, all’apparenza diversi in dimensioni e colori, hanno svelato un’arte magistrale del travestimento mentre giacevano su un fiore di Hoya pandurata, una pianta della famiglia delle Apocynaceae.
Il maschio, più piccolo e dalla colorazione scura, mimava con incredibile precisione i pistilli e gli stami del fiore, mentre la femmina, più grande e dai toni più chiari, imitava la corolla circostante. «Il complesso colore del fiore si è ricreato nel suo insieme solo quando erano presenti singoli ragni di entrambi i sessi», hanno spiegato gli studiosi descrivendo questo incontro straordinario.
Perché si mimetizzano?
Se non mi vedi ti mangio: l’inganno del ragno-granchio
Tutti sappiamo che le tecniche di camuffamento servono ovviamente a nascondersi dagli occhi dei predatori. Ma il ragno granchio mascherato ha portato questa abilità a un livello completamente nuovo. Vivendo in simbiosi con la flora circostante, questo ragno sembra utilizzare il suo mimetismo non solo per nascondersi, ma anche per cooperare con un partner così da ottenere un camuffamento ancora più efficace e catturare facilmente le sue prede.
L’inganno è una pura coincidenza?
Mentre i ricercatori considerano questa osservazione una possibile manifestazione di mimetismo cooperativo, non è chiaro se il comportamento sia il risultato di un caso fortuito o se i ragni fossero impegnati in un rituale di accoppiamento. Per risolvere questo enigma, sarà necessario continuare ad osservare i ragni e altre specie simili, così da determinare se il comportamento si ripete e se possa essere correlato al mimetismo. Gli indizi potrebbero anche essere rintracciati negli orologi molecolari di entrambe le specie.
Se fosse confermata la coevoluzione tra pianta e ragno, questa scoperta potrebbe fornire preziosi indizi sul comportamento affascinante di questi straordinari animali.
Nonostante i dubbi, Wu e Gao ritengono che la scoperta possa suggerire ulteriori indizi nell’ambito dell’evoluzione e del comportamento animale.
A questo punto, scopriamo qualche informazione sul protagonista della storia.
Conosciamo il ragno-granchio
L’aracnide in questione, (Thomisus guangxicus) appartiene alla famiglia Thomisidae ed è conosciuto come “ragno-granchio” per la somiglianza con i piccoli granchi marini.
L’astuto predatore si insinua nelle foreste pluviali della Cina, tra gli intricati intrecci di foglie, rami e fiori per tessere i suoi agguati mortali.
Diversamente dalle altre specie, non costruisce tele, ma è un maestro dell’arte dell’imboscata, aspettando pazientemente che la preda cada nella sua trappola.
Ciò che lo rende unico è la sua capacità di mimetizzarsi perfettamente con l’ambiente circostante. Il corpo colorato si fonde armoniosamente con le foglie e i fiori, rendendolo praticamente invisibili agli occhi delle vittime e dei predatori. Questo mimetismo non solo offre protezione, ma anche un vantaggio strategico nella caccia.
Curiosamente, il ragno granchio non è un costrittore, ma preferisce catturare le prede con le zampe anteriori allungate, agendo con rapida precisione quando un malcapitato insetto si avvicina troppo.
Quanto alla dieta, comprende principalmente piccoli insetti e altri aracnidi che si aggirano nei pressi del suo territorio.
Il dimorfismo sessuale
Oltre alla straordinaria abilità mimetica, l’aracnide è anche noto per il dimorfismo sessuale pronunciato (differenza morfologica fra individui appartenenti alla medesima specie ma di sesso differente).
Nel caso del ragno-granchio mascherato, maschio e femmina presentano notevoli differenze: il maschio è significativamente più piccolo della femmina e la sua colorazione è molto più scura.
Oltre il velo dell’inganno, una sentinella della biodiversità
Uno studio condotto dall’Università di Pisa e pubblicato sulla rivista “Ecological Indicators” ha evidenziato il ruolo fondamentale di questi ragni come indicatori e custodi della biodiversità vegetale.
«Molti organismi, sia vegetali sia animali, spesso non ricevono l’attenzione che meritano negli ecosistemi, sia naturali sia antropizzati», spiega Stefano Benvenuti, docente dell’Università di Pisa e autore dello studio. «I ragni-granchio sono un chiaro esempio di questo, essendo spesso trascurati nella valutazione della biodiversità di un ecosistema».
La presenza dei ragni-granchio indica la complessità di un ecosistema e sembra aiutare a contenere la proliferazione delle specie di fiori dominanti. La loro predazione sugli impollinatori limita il trasferimento del polline e la formazione dei semi, lasciando spazio alle specie meno abbondanti.
La sperimentazione è stata condotta nelle “wildflower strips“, strisce di fiori lungo i margini delle coltivazioni, al Centro di Ricerche Agro-Ambientali “Enrico Avanzi” di Pisa.
Seguendo le teorie del chimico britannico James Lovelock (1919-2922) sull’autoregolazione dell’intera biosfera, è emerso che anche questi micro-ecosistemi funzionano secondo la logica di Gaia, dove tutta la biodiversità svolge un ruolo cruciale nel mantenere l’equilibrio degli ecosistemi. La creazione di queste strisce ha portato alla formazione di una piramide alimentare, con i fiori selvatici alla base, gli impollinatori al centro e i ragni granchio in cima.
«Gli agroecosistemi spesso mancano di biodiversità, quindi i ragni granchio sono un valido indicatore della complessità biologica di un ambiente”, rimarca Benvenuti. «Assumono il ruolo ecologico di custodi della biodiversità, dimostrando che ogni organismo, anche se apparentemente insignificante, può avere un ruolo cruciale nel mantenere l’equilibrio degli ecosistemi».
Insomma, oltre l’inganno, queste affascinanti creature possono sicuramente contribuire al benessere della natura.
I ricercatori hanno pubblicato i loro risultati su Frontiers in Ecology and the Environment.