È Leviathan, uno dei giacimenti di gas più grandi al mondo, la vera causa della guerra infinita tra Arabi ed Ebrei.
La produzione di idrocarburi di Leviathan sconvolgerebbe gli equilibri commerciali del Medio Oriente
«Al largo delle coste israeliane ci sono enormi risorse di gas naturale. Parliamo di Leviathan, uno dei giacimenti di gas più grandi al mondo nel Mar Mediterraneo».
A sostenere questa tesi è il presidente di FederPetroli Italia Michele Marsiglia.

Da giorni il conflitto Israelo-Palestinese è riacceso più che mai. Razzi, a centinaia, partono dalla Striscia di Gaza per colpire impossibili obiettivi israeliani. Aerei della Stella di David colpiscono, inesorabilmente, i centri abitati palestinesi mietendo decine di vittime. Anche molti bambini, innocenti.
«Possiamo parlare di religione, di territori occupati e di altre variabili tra i due popoli. Ma da anni l’interesse è focalizzato sullo sfruttamento delle risorse minerarie offshore», afferma Marsiglia.
«Sfruttando l’enorme bacino di gas, Israele ovvero i territori palestinesi potrebbero raggiungere un’indipendenza energetica. E diventare nello stesso tempo esportatori del gas estratto e prodotto».

Leviathan è un’area di 50 Km quadrati, che si estende sul Mar Mediterraneo, di fronte alla Striscia di Gaza.
Se l’Autorità Palestinese riuscisse a trovare fondi finanziari da parte di altri Paesi arabi, per lo sfruttamento delle risorse, in un solo anno la Striscia di Gaza non avrebbe più bisogno di Israele per il proprio fabbisogno energetico. Oggi il territorio arabo vive di corrente alternata durante il giorno.
La Striscia di Gaza vista con gli occhi di chi ci è stato
Entrare nel territorio controllato dai militari israeliani è quasi impossibile. Un medico dell’European Gaza Hospital a Khan Yunis ha fornito una descrizione dettagliata dei luoghi e della vita nella Striscia allo scrittore Federico Di Vita. Che a sua volta ha riportato sul periodico “Elle Decor”.
La prima cosa che sottolinea il medico «sono i fortissimi contrasti, si passa da estreme bellezze a luoghi tremendi. Sia per il significato che hanno sia per l’oggettiva bruttezza. Potrebbe essere un posto incantevole, un paradiso da turisti, se non fosse quello che è».

La Striscia di Gaza è una zona di colline distese davanti al Mediterraneo, circondata da Israele e con un piccolo confine con l’Egitto. Campi coltivati a ogni cosa, colline spoglie, strade dissestate e poi il niente.
Enormi Gaza Eye, palloni spia israeliani, tengono d’occhio tutto il confine. Droni sorvegliano il cielo giorno e notte.
Lo smaltimento dei rifiuti è un grosso problema per Gaza
Superata la dogana al valico di Erez ti assale un odore di bruciato. Infatti, lo smaltimento dei rifiuti è un grosso problema per il territorio. A Gaza, c’è una sola discarica. Una decina di altri siti di raccolta sono tutti al collasso. Ma per lo più i palestinesi ammassano e bruciano i rifiuti lungo i confini per infastidire i vicini scomodi.
La città di Gaza

«Gaza City è contemporaneamente una città mediterranea moderna e una città in guerra, una città che cerca di vivere quando può dimenticando che è in guerra», osserva il medico.
Traffico, inquinamento, quartieri poverissimi, affollati, sporchi e la grande nuova moschea Kalidi: questa è Gaza. Bianchissima, illuminata a giorno sul lungomare. Il mercato con i rivenditori d’oro e di libri e di spezie. Edifici distrutti dai bombardamenti e hotel aperti solo per gli operatori umanitari. Al centro, in palazzi moderni, gli uffici, le ONG, gli ospedali, il centro commerciale, enorme e altri alberghi.
Quindi i musei, i campi profughi, i taxi, i motorini, gli asini e i cavalli, il porto. Il mare è bello ma molto inquinato. Non ti puoi allontanare dalla riva più di 3 chilometri perché ti sparano addosso.
Gli straordinari agricoltori gazawi
L’agricoltura è fiorente in alcune delle zone collinari circostanti. «I gazawi sono straordinari agricoltori e le fragole prodotte lì sono pregiate, ma l’acqua è più che razionata», osserva il confidente. Nelle aziende agricole si trovano piante di agrumi, giawafa e palme cariche di datteri.
I checkpoint militari

Fuori dalla città le strade sono completamente dismesse e le costruzioni svuotate. Asini trainano carretti. Ovunque i simboli dell’UNWRA, l’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei rifugiati palestinesi nel Vicino Oriente. Di tanto in tanto, improvvisamente, appaiono i checkpoint militari.
Khan Yunis
Khan Yunis è la seconda città della Striscia. Vi si alternano palazzoni, campi profughi e cortili fioriti, con palme e buganvillae. In alcuni locali si fuma la shisha o narghilè; alle pareti i ritratti di quelli che i palestinesi considerano più o meno degli eroi: Che Guevara, Mahmood Darwish, Fayruz, Saddam Hussein, Arafat.
La città dei tunnel e delle esplosioni
È Rafah, al confine con l’Egitto, la città dei tunnel verso l’esterno e quella più colpita dai bombardamenti israeliani. È tutta una rovina. I tetti, dove la sera la gente si ritrova a mangiare datteri e bere caffè al cardamomo, sono provvisori-definitivi, precisa il dottore. Infatti, a cosa serve ricostruire se poi tanto bombardano?
Il giacimento di gas di Leviathan
Leviathan, in ebraico Liwyātān, è una creatura marina mostruosa e temibile, il cui nome ricorre sia nella Bibbia sia in altri contesti culturali.
Geograficamente, Leviathan è strettamente collegato alla Striscia di Gaza. La superficie del giacimento si estende per 50 chilometri. In acque profonde circa 1.500 metri.
«C’è gas per oltre 50 anni di autonomia. Leviathan in piena produzione di idrocarburo sconvolgerebbe gli equilibri commerciali del Medio Oriente», conclude Marsiglia.