“LET’S DO IT! ITALY” LANCIA UNA NUOVA INIZIATIVA PER L’AMBIENTE CHE UNISCE ARTE, MODA E AMBIENTE.
Il tessile e l’abbigliamento sono una parte fondamentale della vita quotidiana e rappresentano altresì un settore importante nell’economia globale.
L’industria dell’abbigliamento fattura infatti circa 1,3trilioni di dollari, occupando oltre trecento milioni di persone in ogni parte del mondo.
Utile precisare che solo la produzione di cotone, rappresenta quasi il 7% di tutta l’occupazione in alcuni Paesi a basso reddito.
Crescono le vendite di abbigliamento e cala il suo utilizzo
Negli ultimi quindici anni, la produzione dell’abbigliamento è quasi raddoppiata (rappresenta oltre il 60% del totale dei tessuti utilizzati), almeno nei Paesi più industrializzati.
Allo stesso tempo, l’uso dell’abbigliamento è diminuito di quasi il 40%.
Ciò si deve principalmente al fenomeno del “fast fashion”.
Esso di fatto sancisce rapidamente la fine di un determinato stile “out of fashion”, a favore di nuovi stili.
Assistiamo così al fiorire di un gran numero di collezioni all’anno, spesso a prezzi più bassi.
L’abbigliamento è sotto utilizzato
Mentre i Paesi a basso reddito tendono a mantenere un capo di abbigliamento più a lungo, quelli con un tasso di reddito più elevato, sono letteralmente rapiti dalla fast fashion.
Negli Stati Uniti, ad esempio, i vestiti vengono indossati solo per circa un quarto della media globale. A livello mondiale, questo fenomeno porta alla distruzione di circa 460miliardi di dollari di valore, per capi gettati nei rifiuti dopo essere stati utilizzati al massimo dieci volte.
Rischi dell’industria lineare della moda
I rischi di questo comportamento sono numerosi. L’industria tessile si basa, infatti, principalmente su risorse non rinnovabili.
I numeri parlano chiaro: 98 milioni di tonnellate in totale all’anno, tra cui petrolio per produrre fibre sintetiche, fertilizzanti per coltivare cotone e prodotti chimici per produrre, tingere e rifinire fibre e tessuti.
Il basso tasso di utilizzo porta ad alti livelli di produttività e bassi livelli di riciclaggio.
Questo sistema “lineare”, oltre a essere dispendioso, esercita una massiccia pressione sulle risorse naturali.
Ma i danni non si limitano sono allo sfruttamento delle materie prime.
Se l’industria della moda dovesse continuare seguendo il percorso attuale, entro il 2050 potrebbe utilizzare oltre il 26% del budget di carbonio, associato a un limite di riscaldamento globale di 2°C.
Cambiare il sistema sbloccherà opportunità economiche da miliardi di dollari
Fatte queste premesse, ci rendiamo conto che l’attuale sistema economico è potenzialmente dannoso. Occorre ricorrere, pertanto, a un nuovo tipo di economia, quella “circolare”. In grado di generare benefici per le imprese, la società e l’ambiente.
In un tale sistema, vestiti, tessuti e fibre vengono mantenuti al loro massimo valore durante l’uso e rientrano nell’economia dopo l’uso, senza mai finire come rifiuti. Questo potrebbe generare un’opportunità economica di 560miliardi di dollari.
Let’s do it! Italy a favore di una moda sostenibile
Let’s do It! Italy, coordinatrice per l’Italia del World Cleanup Day e Vitaru Italia, hanno incluso il tessile nei calendario dell’evento “Art Ocean’s Day” che si tiene sabato 12 giugno ai Navigli di Milano.
Let’s do It! Italy coordina e supporta un movimento globale che ha come obiettivi:
1) la facilitazione dei processi per l’adozione o l’applicazione di sistemi più sostenibili di progettazione, produzione, consumo e gestione delle risorse.
2) l’implementazione di tecnologie innovative per il mondo sostenibile;
3) la sensibilizzazione della collettività.
Nota per i suoi programmi educativi, quali “usando facendo”, anche quest’anno l’associazione ha dato via a una interessante iniziativa che coinvolge, oltre ai volontari, le scuole, le influencer della moda e i leader delle istituzioni.
Qualche cenno sull’associazione
Il movimento Let’s do It! è iniziato in Estonia nel 2008, quando 50 mila persone si sono unite per ripulire l’intero Paese in sole cinque ore.
Oggi il movimento è cresciuto fino a diventare una rete di 180 nazioni che impegna milioni di persone verso lo stesso obiettivo: “un mondo pulito e senza sprechi”.
In Italia è nato nel 2012 durante l’emergenza rifiuti a Napoli.
La Giornata mondiale della pulizia
Come accennato, il progetto di punta dell’associazione è il World Cleanup Day, uno dei più grandi raduni civici del nostro tempo.
La prima Giornata mondiale della pulizia, il 15 settembre 2018, ha coinvolto 17,6 milioni di persone in 157 Stati.
L’anno successivo, il 21 settembre 2019, il World Cleanup Day è diventato ancora più grande, unendo 21,2 milioni di persone in 180 Paesi e territori.
Quest’ultimo è stato la più grande giornata di raccolta dei rifiuti nella storia dell’umanità. Con un’epica ondata verde di pulizie di 36 ore che si è estesa in tutto il mondo. Partita dalla Nuova Zelanda, si è conclusa, quindi, alle Hawaii.
Parliamo dell’evento con Vincenzo Capasso, presidente di Let’s Do It! Italy
Quali azioni si possono intraprendere, per contribuire alla creazione di una nuova economia tessile basata sui principi della circolarità?
Con il crollo climatico che fa notizia, la moda è chiamata a creare un rinnovato tipo di responsabilità:
dalle filiere sostenibili alle influencer, dalle barriere culturali al riciclo. Ogni brand sta vivendo un panorama nuovo e in continua evoluzione.
Inoltre la popolazione mondiale sta vivendo un nuovo insieme di valori legati all’ambiente. E questo atteggiamento definisce le scelte di vita in tema di bellezza, salute e moda.
Le istituzioni sono importanti affinché gli obiettivi vengano centrati. In che modo sono state coinvolte?
In fase di preparazione dell’evento, abbiamo organizzato un webinar sulla rigenerazione del tessile, titolato “Rigeneriamo il tessile per salvare gli oceani”.
Per le istituzioni, ha partecipato la senatrice Emma Pavanelli, membro della Commissione permanente (Territorio, ambiente e beni ambientali), che ha presentato un disegno di legge a riguardo.
In particolare, abbiamo chiesto alla senatrice di farsi portavoce del nostro progetto relativo a una proposta di legge sull’economia circolare e sul riutilizzo del materiale tessile di scarto.
Tornando al progetto, il nostro obiettivo è quello di creare un tavolo della moda che coinvolga tutti i protagonisti: dalle maison, agli stilisti, passando per chi, come noi, vorrebbe una moda più sostenibile.
I grandi marchi possono farsi portavoce della moda sostenibile e realizzare concretamente questi obiettivi.
Ma solitamente guardano più all’economia che alle tematiche ambientali. Viceversa, noi abbiamo, magari, uno sguardo più limitato e non arriviamo a comprendere le difficoltà pratiche che stanno dietro all’industria della moda.
Condividere i nostri pensieri, i dubbi e le difficoltà che potrebbero sorgere, mi sembra il modo migliore per effettuare una nuova e reale rivoluzione ecologica.
Dai giovani una speranza?
Assolutamente sì. Abbiamo deciso di organizzare una mostra con i loro disegni perché volevamo vedere il mondo attraverso gli occhi delle nuove generazioni. Noi adulti, non riusciamo a vedere cose che loro invece vedono.
Come si svolgerà la giornata?
Al di là degli orari indicati, l’iniziativa dei Navigli (ex Fornace Gola) si terrà tutta la giornata, con il patrocinio morale del comune di Milano. Si aprirà con una mostra di disegni eseguiti dai ragazzi di varie scuole.
Disegni che sono stati raccolti durante l’anno e che hanno come tema il mare, visto che l’8 giugno è stata la Giornata mondiale degli oceani: parlano del mare, dell’inquinamento marittimo e della bellezza legata al mare.
In contemporanea, faremo una raccolta dei rifiuti nell’area dei Navigli con le associazioni territoriali (senza scopo di lucro), tra cui “Gli Angeli dei Navigli”, che da sempre si occupano di ripulire la zona. Con loro abbiamo fatto la nuotata dei Navigli per 2 km. L’iniziativa voleva unire le tematiche ambientali alle problematiche portuali.
Aderiscono al progetto, inoltre: 10ksteps4Future, FreeFuture, Let’s do it! Ukraine. E ancora, l’Associazione culturale internazionale difesa diritti artistici, School Recycling, Associazione i Colori per la pace. L’evento gode inoltre del patrocinio di AMSI (Associazione Medici Stranieri in Italia), Uniti per unire, CO-MAI (mondo arabo Italia), UMEM (Unione Medica Euro Mediterranea).
Nel pomeriggio ci sarà una mostra d’arte della modella, artista e influencer ucraina Laura Kauffman.
Moda e arte in che modo possono legarsi al concetto di sostenibilità?
Abbiamo cercato di legare il ragionamento della pulizia al mondo dell’arte, collegandolo alla moda e alla fashion week di settembre.
Durante l’ultima settimana della moda, le modelle hanno sfilato con materiali riciclati e, nel contempo, hanno ripulito un’area.
La loro partecipazione ha lanciato un messaggio potente, legato, non solo a quello che indossavano (abiti sostenibili) ma a quello che potevano fare materialmente, in termini di pulizia delle strade.
Vi siete spinti oltre la sfera dell’economia circolare: come mai avete deciso di coinvolgere attivamente il mondo della moda?
Beh, ci siamo detti, solitamente facciamo iniziative, parliamo di ambiente, allevamenti intensivi, sostenibilità e dell’approccio dei consumatori ma i discorsi rimangono spesso circoscritti alla rete degli attivisti.
Oggi, riteniamo di dover amplificare il messaggio.
Coinvolgere la moda, le influencer, significa raggiungere una fetta significativa di persone, soprattutto giovani.
Ecco perché abbiamo affidato loro i nostri messaggi di sostenibilità, attraverso un coinvolgimento partecipativo.
Ci aiuterà a pulire la zona dei Navigli anche una ex velina di “Striscia la notizia”, Vera Atyushkina.
Una sola giornata densa di appuntamenti. Quanto ha inciso il Covid?
Abbiamo cercato di condensare tutto in una giornata per via del Covid, nel rispetto di tutte le normative.
La pandemia ci ha sicuramente limitati a causa delle restrizioni, ma cercheremo di concentrare i nostri sforzi, a prescindere da tutto.
Quando è nata l’idea di creare un ponte fra moda e ambiente?
L’iniziativa è nata due anni fa quando, in occasione del fashion week di Milano, abbiamo organizzato una sfilata realizzata con abiti sostenibili.
Lo scorso anno, alla moda abbiamo aggiunto il tema dell’arte.
Del resto, anche i vestiti sono una forma d’arte.
La performance, incentrata sui mozziconi di sigaretta, si è svolta nella suggestiva cornice di Piazza Duomo.
Qui, un pittore si è lanciato in una mostra estemporanea, raccogliendo appunto cicche di sigaretta.
Da lì, abbiamo cercato di sensibilizzare sempre più persone sul problema dei rifiuti.
È stato un lavoro “step by step”, nato a seconda delle tematiche che avevamo a cuore.
Quest’anno abbiamo deciso di creare un ponte fra arte, moda e pulizia.
I grandi marchi possono garantire la moda sostenibile.
Per questo abbiamo proposto di istituire un tavolo di lavoro alla presidente di moda e design.
In sintesi, volevamo mettere insieme le case d’alta moda e le istituzioni.
Riteniamo infatti che i percorsi vadano condivisi.
Come mai avete scelto Milano?
Let’s do it! Italy è il ramo italiano della Let’s do it! world.
Alla conferenza di due anni fa, a Tallin, avevamo parlato dell’argomento moda a livello internazionale e da lì è nata l’idea di partire da Milano, capitale fashion. Per poi andare negli altri Paesi come ad esempio la Francia.
Allora Let’s do it!