L’Atlante Appennino, opera prima di Elisa Veronesi, disponibile nelle librerie italiane dal 26 gennaio, si erge come un affascinante crocevia di narrazione, saggio, immagini e biografia, unendo le sfumature dell’ecobiografia con lo scopo di mappare il territorio appenninico.
Questo viaggio letterario si basa sull’interesse della scrittrice nei confronti dell’alterità ecologica, un concetto preso in prestito dal filosofo francese Jean-Philippe Pierron.
Iscrizione nel palinsesto appenninico
L’Appennino, cuore pulsante di questa narrazione, diviene un palinsesto mobile e un’alterità necessaria. Le scritture eterogenee, tra narrazioni composite e frammenti biografici, tracciano mappe e analisi poetiche dello spazio, sfidando l’approccio antropocentrico per esplorare nuovi territori dell’immaginario e ridefinire le relazioni umane con l’ambiente.
L’Ecobiografia come connessione vitale
Al centro dell’Atlante Appennino si trova l’ecobiografia, un’immersione nella multisensorialità infantile e un viaggio di conoscenza profonda di sé stessi. Questo “conosci te stesso” si estende oltre il sé individuale, rivelando le intricate interdipendenze tra gli esseri viventi e l’ambiente circostante. L’interazione del Sé con la Natura crea un ecosistema del Sé, dove l’ego e l’eco si intrecciano indissolubilmente.
Atlante Appennino: Riflessioni su un mondo in trasformazione
In un’epoca segnata dalla crisi climatica, l’Atlante Appennino diventa una guida per esplorare i nuovi legami tra umano e ambiente. Attraverso scritture composite e narrazioni, Veronesi propone una riflessione profonda sulla necessità di superare l’antropocentrismo, affrontando la ridefinizione dell’umano e ampliando la portata delle relazioni che definiscono la vita sulla Terra.
Cartografare l’Appennino
L’opera si articola come un esercizio di variazione dell’immaginario, una ricerca nelle torbiere della storia profonda dell’Appennino. In questo luogo sfuggente, l’autrice si avventura in esplorazioni letterarie, creando nuove identità narrative in movimento e sfidando la staticità di un paesaggio che si rivela come un phasma, un fantasma inafferrabile ma sempre presente.
L’Autrice dietro l’Atlante
Elisa Veronesi, nata e cresciuta nell’Appennino Reggiano, trasporta la sua affinità con questo territorio nella sua opera. Attualmente residente in Francia, la Veronesi svolge attività di lettrice di italiano all’Université Côte d’Azur, formatrice alla Società Dante Alighieri e traduttrice. I suoi progetti di ricerca si concentrano sulla letteratura e l’Antropocene, oltre che sulla letteratura del paesaggio. La sua penna ha dato vita a racconti e articoli che esplorano l’intreccio tra natura e cultura su riviste come «Ibridamenti», «Machina» (Derive e Approdi), «Metatron» e altre pubblicazioni online.
L’Atlante Appennino: conclusione
L’Atlante Appennino si configura come un invito a esplorare i legami profondi con il mondo naturale che plasmano le nostre storie di vita. Una sintesi unica di narrazione e riflessione filosofica che ci spinge a riconsiderare la nostra relazione con l’ambiente circostante, aprendo nuovi orizzonti di comprensione e connessione.