venerdì, Marzo 21, 2025

Le tempeste di sabbia e la radioattività del passato. L’inquietante legame tra Sahara e Guerra Fredda

Ultime News

LE TEMPESTE DEL SAHARA CHE RAGGIUNGONO PERIODICAMENTE L’EUROPA, TRASPORTANO NON SOLO POLVERE E SABBIA MA ANCHE TRACCE DI ISOTOPI RADIOATTIVI RISALENTI AI TEST NUCLEARI DELLA GUERRA FREDDA. QUESTI RESIDUI PROVENGONO DAGLI ESPERIMENTI CONDOTTI DA STATI UNITI E URSS TRA GLI ANNI ’50 E ’70

Il retaggio nucleare del Sahara: tracce di test nucleari e la polvere che raggiunge l’Europa

Tra il 1950 e il 1970, la Guerra Fredda fu teatro di una serie di esperimenti nucleari che segnarono in maniera indelebile la storia del XX secolo. Le potenze nucleari dell’epoca, cercando di dimostrare la loro supremazia tecnologica, effettuarono le loro detonazioni in località isolate, lontane dalle principali aree urbane.

Gli Stati Uniti, per esempio, condussero la maggior parte dei test nel deserto del Nevada, mentre l’URSS optò per il vasto Kazakistan e l’Artico. La Francia, durante e subito dopo la decolonizzazione, scelse il deserto algerino come sito per testare il proprio arsenale nucleare, con le sue diciassette esplosioni tra il 1960 e il 1966.

Queste rilasciarono non solo energia termica e onde d’urto ma anche un’enorme quantità di residui radioattivi, che si liberarono nell’atmosfera e formarono una vera e propria nuvola di contaminazione globale.

I venti atmosferici, indifferenti ai confini nazionali, trasportarono queste particelle per centinaia e migliaia di chilometri, dove si depositarono sul suolo, sugli oceani e, in particolare, sui deserti, che divennero il luogo ideale per la conservazione di queste scorie radioattive.

Il Sahara: il serbatoio delle scorie nucleari

A causa della sua vastità, della scarsità di precipitazioni e della sua posizione geografica, il Sahara divenne il principale “deposito” di particelle di plutonio, cesio e stronzio. Queste, essendo particolarmente stabili e durevoli nel tempo, rimasero intrappolate nelle dune, pronte a essere sollevate di nuovo dalle tempeste di sabbia che regolarmente si verificano nell’area. 

Ebbene, studi recenti condotti su campioni di polvere (raccolti durante la tempesta di sabbia del marzo 2022), hanno confermato la presenza di isotopi radioattivi che provengono dai test nucleari condotti durante la Guerra Fredda. 

Utile precisare che, una delle dinamiche fondamentali che ha permesso alle particelle radioattive di viaggiare per il mondo è il nesso tra latitudine, altitudine e la forza delle correnti atmosferiche. Cerchiamo di capire meglio. 

Latitudine e altitudine: fattori determinanti 

La geografia dei test ha giocato un ruolo determinante nella loro dispersione: infatti, le correnti atmosferiche che si muovono a latitudini comprese tra i 20° e i 30°, favoriscono il trasporto delle particelle radioattive verso il deserto del Sahara.

Tuttavia, molte esplosioni nucleari della Guerra Fredda non avvenivano al suolo ma,in alcuni casi, anche ad altitudini molto elevate (anche oltre i 30 km). Il che, consentiva alle particelle radioattive di essere trasportate nella stratosfera e da lì diffondersi su vaste aree del pianeta.

Le esplosioni ad alta quota avevano un impatto significativo sulla dispersione della contaminazione, poiché questo materiale poteva viaggiare per lunghe distanze prima di ricadere al suolo.

Queste correnti, che si muovono in direzioni diverse a seconda della stagione e delle condizioni climatiche, spingevano i residui radioattivi lontano dai siti di esplosione, facendoli giungere a destinazioni remote, come il Sahara.

Un fenomeno globale: il legame tra la dispersione e la contaminazione

Le tempeste di sabbia, che sono eventi naturali frequenti nel Sahara, fungono da “trasportatori” delle particelle radioattive. Quando i venti sollevano la sabbia, portano con sé anche queste particelle radioattive intrappolate nel deserto. C’è da preoccuparsi?

Un’eredità che persiste

Secondo i ricercatori, sebbene il livello di radioattività sia generalmente basso e sotto le soglie di sicurezza, il fatto che questa eredità continui a viaggiare nel tempo e nello spazio ci ricorda che le implicazioni degli esperimenti nucleari non sono finite. La memoria di quel passato continua a influenzare il nostro presente e ci obbliga a monitorare costantemente l’ambiente per prevenire le future conseguenze a lungo termine.

Numero verde ONA

spot_img
spot_img
spot_img

Consulenza gratuita

    Articoli simili