domenica, Novembre 10, 2024

Le mani del Partito Comunista cinese sulla Sardegna. E l’Italia sta a guardare

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NUOVI PREDATORI ACQUISTANO I NOSTRI TERRITORI SENZA LIMITE DI PROPRIETÀ, LI DETURPANO E FANNO AFFARI MILIONARI. IN SARDEGNA UOMINI DEL PARTITO COMUNISTA CINESE, DEL GOVERNO ASIATICO, QUINDI, HANNO ACQUISTATO MILLE ETTARI DI TERRA PER IMPIANTARVI IL PIÙ GRANDE PARCO FOTOVOLTAICO D’EUROPA. CON IL BENESTARE DEL NOSTRO GOVERNO

“Il nostro Belpaese è sotto attacco di predatori che acquistano i nostri territori senza limite di proprietà, lo deturpano, fanno affari, senza poi pagare le tasse e magari ottenendo agevolazioni per i contratti dei lavoratori”. Lo afferma, in una nota, Gabriella Caramanica, segretario nazionale del Partito Politico Rivoluzione Ecologista Animalista, REA.

Questa volta è il caso della Sardegna che lascia sconcertati e crea non poco imbarazzo.

Infatti, una società che fa capo al Partito Comunista Cinese ha acquistato mille ettari di terra sarda per la realizzazione del più grande parco fotovoltaico d’Europa.

L’area svenduta e riciclata con la complicità di politici e amministratori sia del posto sia “romani”, pronti a incassare miliardi di euro di incentivi per disseminare “silicio” in lungo e in largo, comprende le colline verdeggianti, che si estendono dalla frazione di Palmadula, fino alle vicinanze della borgata di San Giorgio, in prossimità di Sassari.

La Spagna “Cavallo di Troia”

Usando la Spagna, interregno fotovoltaico nell’Occidente, come “Cavallo di Troia”, i vertici della multinazionale cinese hanno messo sotto pressione il governo italiano, quello sardo e persino quello europeo. E messo, così, le “mani sulla Sardegna” – come scrive l’Unione Sarda – e nella terra di Nurra, avamposto agricolo nel nord dell’isola.

Di certo, questo attacco al cuore della Nurra, pianificato con la collaborazione spagnola, è un autentico sacrilegio, con un piano di devastazione di terreni agricoli e siti nuragico-archeologici, già in emergenza, senza precedenti per estensione e rilevanza.

Il progetto è interessante – commentano gli attivisti di REA – e sicuramente in linea con le direttive legate alla transizione energetica. Oltre, ai 360 megawatt di pannelli fotovoltaici, sono previsti 40 megawatt di accumulatori alternati a coltivazioni e pascoli. Ma, si chiedono: a chi saranno date le concessioni? Quali accordi saranno considerati?

Considerando che l’impianto arriverà a generare 107 milioni di euro l’anno di ricavi, che in vent’anni arrivano a 2,15 miliardi di euro, si chiedono Caramanica e compagni: trattandosi di una multinazionale, quale sarà il regime fiscale applicato?

«Quello che non si capisce è perché lo Stato italiano è incapace di realizzare operazioni nazionali soprattutto per settori strategici come l’energia, lasciando in mano ai privati quello che è un bene essenziale – prosegue Caramanica -. Cosa vogliamo fare? Ritrovarci nella stessa situazione di dipendenza da realtà straniere come per il gas? La società che ha acquistato in Sardegna dipende dal Partito Comunista Cinese, ossia dallo Stato, che investe. L’Italia cosa sta facendo? È inaccettabile».

Preoccupazione riguardo alle strategie politiche del governo Meloni

Il segretario nazionale del Partito Politico Rivoluzione Ecologista Animalista esprime seria preoccupazione riguardo alle strategie politiche in via di definizione per raggiungere l’obiettivo del 50% di riduzione dei combustibili fossili entro il 2030.

L’accelerazione sollecitata dalla Banca Centrale Europea (BCE) e dalla Banca Europea per gli Investimenti (BEI) non ispira fiducia. Quali sono gli investimenti in discussione?

La transizione ecologica non deve compromettere il tessuto sociale e territoriale. Si chiede a chi saranno destinati i profitti generati dalla creazione di nuove infrastrutture. In questo contesto, si sottolinea l’importanza del ruolo del governo e della coesione dello Stato.

Non si percepisce una tutela adeguata del patrimonio paesaggistico e faunistico. Numerose aree protette sono minacciate da grandi progetti di costruzione che rischiano di compromettere la biodiversità e gli ecosistemi.

Si discute di espropri, concessioni di terreni protetti e installazioni offshore con un impatto significativo sulla fauna marina e sui fondali. Il patrimonio non può essere scambiato con il miglior offerente, afferma Gabriella Caramanica.

Numero verde ONA

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