INCREDIBILI IMMAGINI SATELLITARI, UNITE ALL’APPRENDIMENTO AUTOMATICO E ALLA CONOSCENZA DIRETTA DI ESPERTI DI TUTTO IL MONDO, HANNO SVELATO ALTRI 64.000 km² DI BARRIERE CORALLINE, UN’AREA VASTA QUANTO L’IRLANDA, DI CUI NON SI CONOSCEVA L’ESISTENZA
Viaggio tra le incredibili barriere coralline
Le incredibili barriere coralline, tra gli ecosistemi più ricchi di biodiversità, ospitano una vasta gamma di specie animali e vegetali. Tra queste, il corallo rosso, una volta abbondante anche in Italia, oggi sempre più raro nel Mediterraneo.
Ebbene, queste formazioni, tipiche dei mari e degli oceani tropicali, sono molto più grandi di quanto avessimo mai immaginato.
Sono stati scoperti altri 64.000 km² di barriere. Ciò porta la dimensione totale delle barriere coralline poco profonde del pianeta (0-20 metri di profondità) a 348.000 km² – la dimensione della Germania.
Ma c’è di più.
All’interno di questi 348.000 km² di corallo, 80.000 km² presentano un fondo roccioso anziché sabbioso. Un ecosistema perfetto per il corallo, dato che non può crescere sulla sabbia. I polipi devono infatti attaccarsi a una superficie dura come la roccia prima di poter iniziare ad espandere la barriera corallina dai loro corpi che secernono calcare.
Insomma una vera e propria attrazione per gli amanti dello snorkeling e per gli appassionati di pesca subacquea.
Ma come mai sono state scoperte solo oggi le vere dimensioni delle barriere?
Dall’occhio umano al trionfo della tecnologia
In passato, la raccolta di dati sulle barriere coralline richiedeva sforzi titanici.
Bisognava infatti combinare una serie di informazioni da fonti sparse in tutto il mondo.
Adesso, grazie alle moderne tecnologie satellitari ad alta risoluzione, all’apprendimento automatico e ai dati sul campo per produrre mappe bentoniche e geomorfiche (elaborati dal sistema Allen Coral Atlas), si è riusciti a cartografare le barriere coralline fino a 30 metri di profondità.
In precedenza non si era riusciti a scendere oltre i 25 metri.
Risultato?
Si è riusciti a ottenere la prima mappa completa al mondo dell’estensione delle barriere coralline e della loro composizione.
Il lavoro certosino si deve a oltre quattrocento studiosi e organizzazioni sparse in tutto il mondo, dalle Maldive a Cuba fino all’Australia.
Cerchiamo di capire come si è arrivati a elaborare le incredibili immagini.
Focus sulla mappatura del machine learning. Alla ricerca del corallo perduto
Le tecniche di apprendimento automatico hanno analizzato ben 100 trilioni di pixel provenienti dai satelliti Sentinel-2 e Planet Dove CubeSat. L’obbiettivo? Prevedere con precisione dove si trovasse il corallo. Un compito impegnativo reso possibile solo dall’impegno incrollabile del team composto da ricercatori e collaboratori provenienti da ogni angolo del mondo.
Il risultato è un’opera d’arte digitale che rivela i contorni intricati di questi ecosistemi sottomarini, offrendoci uno sguardo senza precedenti nell’affascinante mondo del corallo.
Le mappe dell’Allen Coral Atlas hanno infatti offerto una visione completa delle barriere coralline.
Tre incredibili mappature
Una prima mappatura ha mostrato l’intero ecosistema delle barriere coralline, con le sue zone chiare di corallo circondate da acque più oscure e profonde.
La seconda ha esaminato le caratteristiche geomorfiche (forme del suolo nella loro genesi ed evoluzione) che compongono le barriere coralline: dalle lagune sabbiose alle creste esposte durante la bassa marea.
Infine, la terza ha esplorato i substrati bentonici, composti cioè da quegli organismi acquatici, animali e vegetali, che durante un periodo continuato e importante della loro vita, si mantengono in relazione con il fondo.
Mozzafiato le immagini: hanno rivelato le zone in cui il corallo può crescere e prosperare, e quelle in cui l’oceano non riesce a ospitare queste spettacolari formazioni calcaree.
Un prezioso strumento di conservazione
Ma le mappe dell’Allen Coral Atlas non sono servite solo a mostrare la bellezza delle barriere.
Sono soprattutto uno strumento vitale per la conservazione del nostro prezioso patrimonio marino. Le agenzie di gestione delle barriere coralline di tutto il mondo le utilizzano per pianificare e valutare il lavoro di conservazione, nonché per affrontare le crescenti minacce che mettono a repentaglio la vita delle barriere coralline.
Dall’Indonesia a Panama, dal Belize all’Australia, le comunità si stanno unendo per proteggere queste meraviglie oceaniche.
Qualche curiosità
Nel 1842, il biologo e naturalista Charles Darwin propose una classificazione delle barriere coralline in tre categorie principali: le scogliere coralline che circondano le isole, le barriere coralline e gli atolli. Darwin osservò anche che nel corso del tempo un tipo di barriera corallina poteva evolversi in un altro.
Importanza delle barriere coralline
Le barriere coralline sono di fondamentale importanza e vanno difese per diversi motivi. In primo luogo, negli ultimi decenni, abbiamo assistito a un aumento significativo dello sbiancamento dei coralli, il cosiddetto “bleaching”.
A causarlo, la morte dei polipi, che può essere provocata da malattie o da cambiamenti nelle condizioni ambientali come temperatura e salinità, fenomeni spesso correlati ai mutamenti climatici in atto.
Inoltre, la diffusione eccessiva di predatori dei coralli, come la stella marina “corona di spine” Acanthaster planci (Linneo, 1758) minaccia l’ecosistema e le colonie di questi piccolissimi polpi.
Le barriere coralline non solo forniscono habitat vitali per una vasta gamma di specie marine, ma sono anche di grande valore per l’uomo. Ad esempio, il corallo rosso del Mediterraneo, una volta molto apprezzato da Greci, Romani e Persiani, non solo per scopi ornamentali ma anche per le sue proprietà medicinali, era utilizzato nella cura di coliche e calcoli renali.
A raccontarlo, Plinio il Vecchio (23 d.C.), nel suo Naturalis historia.
E fu proprio il naturalista romano il primo a identificare la presenza dei coralli anche nel nostro mare Mediterraneo, nei dintorni di Napoli, Trapani e lungo la Francia quasi due millenni fa .
Oggi, purtroppo la sovrapesca e altre attività umane hanno reso i coralli sempre più rari e difficili da trovare.
Pertanto, la protezione delle barriere coralline è essenziale non solo per preservare la biodiversità marina, ma anche per salvaguardare le risorse che esse forniscono per il benessere umano.
Fonte
Mitchell Lyons, ricercatore post-dottorato, Università del Queensland e Stuart Phinn, Professore di geografia, Direttore – Centro di ricerca sul telerilevamento, Presidente – Osservazione della Terra Australia, Università del Queensland
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