sabato, Maggio 17, 2025

Le allergie al tempo del Covid-19

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ISPRA e il problema delle allergie: correlazione tra l’aumento dei pollini, l’inquinamento e i cambiamenti climatici.

Allergie e Covid-19: la vaccinazione protetta è possibile

Aumentano notevolmente i casi di allergie e, secondo l’ultimo rapporto stilato dall’ISPRA, c’è una correlazione tra l’aumento dei pollini, l’inquinamento e i cambiamenti climatici.
L’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale si occupa, con la collaborazione della rete POLLnet e il centro di Tor Vergata, di monitorare i pollini allergenici e la spora Alternaria in Italia. Grazie al rapporto che mette a confronto i dati effettuati nelle diverse regioni è possibile avere informazioni necessarie sulla qualità dell’aria. È possibile capire anche quanto l’inquinamento e i cambiamenti climatici hanno influito sull’aumento delle allergie da pollini e su malattie croniche come l’asma e la rinite.

Inquinamento può influire con gli allergeni aerodispersi?

Gli studi epidemiologici dimostrano l’interazione tra inquinamento chimico e allergeni aerodispersi e che questo fattore aumenti il rischio di dermatite atopica e peggiori i sintomi dei soggetti sensibilizzati. L’esposizione a inquinamento atmosferico e allergeni ha un effetto sinergico e additivo sulle malattie.

pollini - ape
L’ape è un insetto impollinatore

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità dal 10% al 20% della popolazione europea soffre di allergie indotte dal polline. La presenza e le concentrazioni dei pollini aerodispersi sono legate al cambiamento climatico che ne influenza l’inizio, la fine e la durata della stagione. Ma anche l’intensità e la distribuzione spaziale (EUROPEAN ENVIRONMENT AGENCY – EEA, 2019).

I dati sui pollini allergeni dell’OMS

Per la descrizione generale della presenza di pollini allergenici aerodispersi nelle aree urbane, sono stati identificati due indicatori: uno di concentrazione in numero (Integrale Pollinico Allergenico, IPA) e uno temporale (durata della Stagione Pollinica, SP). Grazie agli indicatori sono possibili alcune valutazioni sulla presenza e la persistenza di pollini allergenici in atmosfera.

Cos’è l’Integrale Pollinico Allergenico (IPA)

allergie da polline, Ambrosia
L’ambrosia può scatenare delle reazioni particolarmente intense a causa dell’enorme quantità di polline che diffonde nell’aria.

L’Integrale Pollinico Allergenico è la somma delle concentrazioni giornaliere dei pollini dispersi nell’aria di sette famiglie botaniche. Queste sono le famiglie botaniche che hanno i pollini più allergenici: Betulaceae(Betula, Alnus), Corylaceae (Corylus, Carpinus, Ostrya), Oleaceae (soprattutto Olea, Fraxinus spp.),Cupressaceae-Taxaceae, Graminaceae (o Poaceae), Compositae (o Asteraceae, soprattutto Artemisia e Ambrosia), Urticaceae (Parietaria, Urtica). Attraverso l’Integrale Pollinico Allergenico (parametro che dipende dalla quantità di pollini allergenici aerodispersi nella zona di monitoraggio) è possibile monitorare la quantità pollini. Le quantità di pollini aerodispersi annualmente sono maggiori se l’IPA è più grande.

Cambiamenti climatici e inquinamento

Iniziarono nel 1998 attraverso l’uso di tecniche molecolari su sequenze di DNA. Così nacque il gruppo di lavoro APG, Angiosperm Phylogeny Group (APG,mobot.org/MOBOT/research/APweb/). Oggi sono aumentati i ricercatori delle specie analizzate ed è possibile avere periodici aggiornamenti a riguardo.

L’impatto dei cambiamenti climatici sull’ambiente e sulle allergie da pollini sarà sempre più devastante con il passare degli anni. I risultati di una ricerca su Scopus, database per pubblicazioni scientifiche, condotta con i termini “allergia ai pollini” e “previsione sui pollini”, mostrano che il numero di tali articoli pubblicati è in costante aumento (Manzano et al., 2020).

L’aumento del traffico veicolare causa di allergie

Gli studi evidenziano anche l’aumento dell’asma e della rinite negli ultimi vent’anni, proprio nel periodo in cui le concentrazioni atmosferiche di inquinanti come ossido di azoto, ozono e polvere inalabile sono aumentate. In particolare, legati al traffico veicolare.

allergie, mimose
I ramoscelli di mimosa potrebbero contenere altri pollini, come quelli di betulla, di cipresso e di nocciolo

Secondo dati sperimentali le polveri respirabili possono aderire alla superficie del polline. Di conseguenza inquinanti quali diossido di zolfo, composti organici volatili, diossido di azoto vengono assorbiti dalle particelle e dall’agglomerato sulla superficie dei granuli di polline causando la pre-attivazione con rilascio dei loro allergeni.

“stagione delle allergie” lunga per riscaldamento globale

A causa dell’inquinamento e del clima il periodo dei pollini e delle allergie si è esteso. È stato dimostrato da uno studio effettuato negli Stati Uniti e in Canada. Dopo aver analizzato le stagioni dei pollini negli ultimi trent’anni i risultati hanno dimostrato che il riscaldamento globale sta modificando la pollinazione.

Nel 1990 la stagione allergica durava venti giorni in meno rispetto a oggi ed era minore la quantità di pollini presenti nell’aria. I dati evidenziano che anche solo il riscaldamento globale è responsabile di circa la metà del prolungamento della stagione allergica e dell’8% dell’aumento della produzione di pollini.

Secondo alcuni studi anche l’inquinamento atmosferico potrebbe aumentare la sensibilità delle vie aeree rendendole più permeabili ed esposte alle allergie. Lo smog aumenta il rischio allergie perché le particelle incombuste dei carburanti si legano ai pollini e li rendono più allergizzanti.

Allergie e Covid-19: la vaccinazione è possibile?

Gli allergologi dicono sì alla vaccinazione anti Covid-19 ma in ambiente protetto

Dopo alcuni casi di reazioni anafilattiche avvenute in seguito alla somministrazione del vaccino negli Stati Uniti e nel Regno Unito, il timore delle persone affette da allergie di sottoporsi a vaccinazione cresce notevolmente.
Per questo l’Associazione Immunologi Italiani Territoriali e Ospedalieri (AIITO ) e la Società Italiana di Allergologia, Asma e Immunologia clinica (SIAAIC) hanno raccolto dati clinici per capire se il rischio di vaccinazione per Covid-19 nelle persone affette da allergie è più alto.

Il rischio reazioni gravi molto basso

Il presidente dell’AIITO, Riccardo Asero, intervistato dal Corriere Salute, ha dichiarato che, secondo i dati analizzati, non è stato possibile trovare un denominatore comune e quindi un elemento di rischio certo. Ma ha aggiunto che il rischio di reazioni gravi è molto basso, pur essendo superiore a quello del vaccino antinfluenzale. Secondo i dati raccolti dagli esperti si ritiene che nell’anafilassi possa avere un ruolo il polietilenglicole (PEG).

Questo è un eccipiente presente nei vaccini ma anche in altri farmaci. Il composto, a seconda della grandezza delle molecole presenti all’interno, può avere capacità allergizzanti differenti.  Si possono eseguire test cutanei preliminari con PEG a diversi pesi molecolari a chi è allergico ma non sono in grado di anticipare gli effetti postumi del vaccino.

La vaccinazione protetta per gli allergici

Gli allergici, prima di vaccinarsi, devono sottoporsi a un questionario di valutazione allergologica più approfondito. Questo per capire se ci potrebbe essere, in seguito alla vaccinazione, il rischio di anafilassi.
Ma quali sono le categorie di pazienti che possono essere vaccinati ma devono sottoporsi a precauzioni?
Secondo il presidente della SIAAIC

  • chi ha avuto reazioni precedenti alla prima somministrazione del vaccino per Covid-19
  • chi soffre di mastocitosi (che ha tante cellule ricche di istamina e di conseguenza aumenta la frequenza di anafilassi)
  • i soggetti che hanno avuto in passato reazioni anafilattiche
  • soggetti affetti da asma grave non controllata

 Queste persone devono effettuare la vaccinazione protetta.

In che consiste la vaccinazione protetta?

La vaccinazione per il Covid-19 deve essere effettuata in ambiente protetto cioè in ospedale. Avviene in presenza di un anestesista disponibile alla rianimazione rapida. In questo modo il personale può intervenire rapidamente in caso di anafilassi. Inoltre, è necessario che ci siano tutte le precauzioni: adrenalina, fluidi, defibrillatore (ha dichiarato Maria Antonella Muraro, responsabile del centro per lo studio e la cura delle allergie della Regione Veneto).

Sì alla vaccinazione ma in ambiente protetto

La procedura prevede un’osservazione prolungata dato che le reazioni anafilattiche di solito si presentano entro i primi 15 minuti.

Tuttavia, nei pazienti con asma e allergie gravi è opportuno rimanere in ospedale sotto osservazione fino a un’ora dopo la somministrazione del vaccino.

Se in seguito alla vaccinazione dovessero presentarsi anche lievi reazioni allergiche si dovrebbe somministrare subito adrenalina, secondo Muraro. I rischi per la somministrazione di adrenalina sono minimi – dice l’esperta – rispetto al pericolo di non effettuare la dose in tempo. Questi comporterebbero solo tachicardia ed eccitabilità.
Quindi gli allergologi dicono sì alla vaccinazione ma in ambiente protetto e con le necessarie precauzioni.

Numero verde ONA

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