IL GENERALE ROBERTO VANNACCI, NELL’OCCHIO DEL CICLONE PER IL SUO PENSIERO IN MERITO ALLA SESSUALITÀ, NEL SUO LIBRO “IL MONDO AL CONTRARIO”. MA NON SARÀ CHE QUALCUNO SI VOGLIA TOGLIERE “IL SASSOLINO DALLA SCARPA” PER LA SUA DENUNCIA A PROPOSITO DEI MILITARI VITTIME DELL’URANIO IMPOVERITO? NEL SUO LIBRO, PERÒ, VANNACCI NE HA DA DIRE ANCHE SULL’AMBIENTALISMO
I contenuti omofobi e sessisti del libro “Il mondo al contrario”, scritto dal Generale Roberto Vannacci sta agitando la politica e facendo discutere il Paese intero. Ma l’art. 1472 il codice militare (D.lgs. 66/2010 vigente dal 27.03.2012) prevede la “Libertà di manifestazione del pensiero da parte dei militari in servizio”.
Per quanto riguarda la linea del nostro giornale, il generale ne ha pure per gli “ambientalisti della domenica”. Nel secondo capitolo del saggio “L’Ambientalismo”, infatti, Vannacci vi dedica una trentina di pagine, che abbiamo cercato di riassumere senza perdere la rilevanza delle tematiche affrontate: dal cambiamento climatico all’inquinamento, all’ambientalismo estremo etc.
Il generale è critico nei confronti dell’ambientalismo estremo e discute dell’importanza di trovare un equilibrio tra la protezione dell’ambiente e lo sviluppo umano.
Secondo il parere dell’autore, l’ambientalismo estremo trasforma il rispetto per la natura in una sorta di religione e crea divisioni ideologiche, piuttosto che concentrarsi su soluzioni pratiche.
E critica “l’ambientalismo alla moda – quello di Greta, degli attivisti e di Ultima Generazione – sventola lo spauracchio dell’estinzione della specie e dell’apocalisse globale per spingerci ad adottare provvedimenti discutibili circa gli effetti che avranno sull’evolvere del pianeta, ma che sicuramente porteranno ad un degrado del benessere attuale in nome di un futuro che non conosciamo”.
Vannacci sostiene che lo sviluppo umano e il benessere sono strettamente legati all’uso delle risorse naturali. Sottolinea che la lotta per la sopravvivenza ha portato l’umanità a cercare condizioni di vita migliori e le azioni umane, sebbene abbiano un impatto sull’ambiente, sono un riflesso della necessità di migliorare la qualità della vita.
Il Tempo dell’Apocalisse: Dubbi sull’Allarme Climatico
A proposito dei cambiamenti climatici, l’alto ufficiale dell’Esercito Italiano afferma, con tanto di documentazione, che il clima è sempre cambiato nel corso della storia del pianeta. L’autore suggerisce che l’umanità dovrebbe concentrarsi sulla sua adattabilità ai cambiamenti climatici anziché cercare di fermarli completamente. L’adattamento ai cambiamenti climatici e l’implementazione di soluzioni concrete e realistiche sono essenziali, secondo l’autore, per affrontare le sfide ambientali attuali.
Di recente, è scritto nel testo, è stato proposto un “contatore climatico” che indica una presunta data di punto di non ritorno, suggerendo che l’Apocalisse è inevitabile se non si agisce immediatamente.
Per il generale, il “climate clock”, sembra essere più un espediente allarmista che una previsione scientifica. La scienza non può prevedere con precisione il momento dell’Armageddon – afferma – e le ipotesi sul cambiamento climatico enfatizzano le conseguenze del riscaldamento piuttosto che una distruzione improvvisa. Il parere del “punto di non ritorno” – scrive – si basa su un rapporto del 2018 dell’Intergovernmental Panel on Climate Change, che è stato distorto e manipolato.
Eco-ansia: una tattica di manipolazione?
L’eco-ansia, diffusa attraverso video e discorsi emotivi, sembra giocare sulla paura della distruzione per promuovere determinate agende. Le prospettive apocalittiche potrebbero essere utilizzate per ottenere donazioni e partecipazioni, minando la capacità di una riflessione razionale e sensata.
Una strategia, questa, secondo Vannacci, di terrorizzare le persone con scenari catastrofici, utilizzata già nel passato, nelle religioni. “Ma io che sono un po’ malizioso credo che questa ossessiva mania di terrorizzarci con prospettive apocalittiche abbia ben altri fini connessi sempre al vile denaro”, chiosa l’ufficiale.
Sull’inquinamento atmosferico
Sull’inquinamento atmosferico, sottolinea che è legato a condizioni di vita diverse nel mondo. Nei Paesi ricchi, sono proprio le attività inquinanti, a finanziare la ricerca, l’innovazione tecnologica, la sanità, gli ospedali, l’istruzione, le strutture che consentono migliori condizioni di vita, “ma il saldo complessivo è decisamente positivo”.
Invece, dovunque il generale sia stato in missione in Africa, “ho sempre visto roghi di immondizia”.
Un equilibrio tra benessere umano e conservazione ambientale
Nella prima parte del capitolo, Vannacci prospetta che l’obiettivo dovrebbe essere un equilibrio tra benessere umano e conservazione ambientale, piuttosto che abbracciare estremismi ideologici.
L’autore è molto critico verso alcune politiche ambientali che, a suo parere, ostacolano lo sviluppo di infrastrutture idrauliche necessarie per gestire gli effetti dei cambiamenti climatici, come alluvioni e siccità.
Non si spiega perché da almeno un ventennio non siano stati realizzati invasi per trattenere l’acqua piovana e dighe per regolare il flusso dei fiumi e dei torrenti.
“L’acqua che ha spazzato via le auto e allagato i campi in Romagna è la stessa che avrebbe potuto salvare città, coltivazioni, allevamenti e agricoltori dal rischio siccità nei periodi caldi”.
Ma, afferma Vannacci, “ogni progetto viene ostacolato dai verdi, dagli ambientalisti, dagli amanti degli animali, dagli eco-ansiosi, dai progressisti, dai sostenitori delle trote e delle anguille, dai protettori delle lontre e dai fanatici della legge sulla restaurazione della Natura, tanto cara a Timmermans, che le dighe le vorrebbe distruggere per lasciar libero il passo a salmoni e lamprede”.
A proposito del rapporto tra sviluppo economico e ambiente, l’autore sottolinea che lo sviluppo economico sostenibile è compatibile con la conservazione dell’ambiente e che il progresso tecnologico può contribuire a ridurre l’impatto ambientale.
Impatto delle scelte ambientali
Secondo il generale, le scelte ambientali, come lo European Green Deal, hanno causato un impatto sull’economia e sulla società, numeri alla mano.
La Banca Mondiale – scrive – segnala che dal 2008 al 2022, il PIL dell’Unione Europea è cresciuto del 20% (da 14mila a 17mila miliardi di dollari), mentre quello degli Stati Uniti è quasi raddoppiato (da 14mila a 25.500 miliardi). La Cina, addirittura, lo ha quadruplicato (da 4500 a 18mila miliardi di dollari).
Visti questi dati, sorprende che i Paesi maggiormente inquinanti – vedi la Cina – hanno registrato incrementi di crescita nettamente superiori a quei Paesi che hanno, invece, seguito disposizioni sostenibili.
In altre parole, commenta Vannacci, “i provvedimenti green dell’Unione Europea hanno fortemente contribuito a trasformare il Vecchio Continente da produttore netto a consumatore netto di beni andando a distruggere la nostra capacità produttiva”.
Le posizioni degli attivisti mancano di fondamento scientifico
L’attivismo ambientale sembra spesso concentrarsi su obiettivi irrealizzabili – afferma l’autore -, creando un fronte dell’opposizione, piuttosto che presentare soluzioni pratiche. Per esempio, la lotta contro il nucleare ha portato i Paesi a una dipendenza maggiore dai combustibili fossili, aumentando le emissioni inquinanti.
Come pure l’opposizione agli organismi geneticamente modificati (OGM) ha ostacolato l’innovazione agricola. E ciò non ha fatto altro che portarci all’importazione di OGM per la produzione alimentare. Inoltre – secondo Vannacci – le posizioni degli attivisti spesso mancano di fondamento scientifico e questo contribuisce a paradossi e problemi reali.
Infatti, è riportato nel capitolo, l’American Association for the Advancement of Science, l’American Medical Association, la National Academies of Sciences e la Royal Society of Medicine hanno ribadito che gli OGM non comportano maggiori rischi rispetto ai cibi modificati attraverso le normali tecniche di incrocio. Le suddette associazioni e la stessa Commissione Europea – è scritto – hanno, quindi, sottolineato che non si riscontra in letteratura scientifica, o in altra fonte, alcuna notizia di effetti avversi sulla popolazione umana che possano essere collegati agli OGM.
Per quanto attiene l’Italia, il nostro Paese vieta la coltivazione degli OGM ma ne importa centinaia di tonnellate, per fornire “prodotti tipici italiani”. Ma questa politica “ha generato un deficit annuo del settore agricolo che, nel 2017, si stimava in 5miliardi di euro”.
Sottolinea, quindi, il Gen. Vannacci, che “le giustificazioni pseudoscientifiche addotte dagli estremisti dell’ambiente e dai ribaltatori della realtà si sono dimostrate prive di alcun fondamento e hanno condotto a scelte dimostratesi deleterie per l’ecosistema stesso”.
Dal canto loro, recita il testo, “Tutto un complotto – tuonano gli ambientalisti – che muniti di un sostegno ideologico piuttosto che scientifico ostacolano ogni ricorso agli organismi ingegnerizzati”.
“C’è chi dice no”
Vannacci scomoda anche Vasco Rossi per chiarire il suo pensiero. Secondo il generale, infatti, “c’è chi dice no è il refrain preferito dai verdi per entrare nelle menti degli italiani e per continuare politiche di veti e rifiuti del progresso e di qualsiasi infrastruttura che ci porti verso la modernità”.
E, a sostegno delle sue tesi, l’autore va avanti con esempi comprovati dai fatti, come di seguito descritti. La retorica dei “no” ha ostacolato sviluppi cruciali come il Gasdotto dall’Azerbaijan, che ha ridotto le importazioni russe di gas e preservato la spiaggia di San Foca nel Salento. Secondo il movimento “NO TAP”, il gasdotto avrebbe aumentato l’inquinamento e i costi energetici.
L’opposizione alle trivelle ha impedito l’estrazione di gas dalla Zona Economica Esclusiva (ZEE) in Adriatico. Mentre i croati hanno sfruttato il potenziale, generando energia e lavoro. “Fortunatamente – scrive Vannacci – il governo ha recentemente sbloccato i permessi per estrarre gas e autorizzato nuove trivellazioni alla ricerca di possibili nuovi giacimenti”.
Oppure l’opposizione alla TAV. Il Treno ad Alta Velocità è necessario per l’economia italiana e l’Europa. Migliorerebbe l’ambiente e ridurrebbe i costi di trasporto, consentendo anche viaggi sostenibili.
Invece, i facinorosi e violenti dimostranti continuano a sabotare la TAV. “Rigorosamente incappucciati hanno tentato di divellere cancelli e recinzioni e hanno ingaggiato le forze dell’ordine con lanci di pietre, sassi, petardi e bombe carta. L’ennesima conferma della nauseabonda e disgustosa logica del Mondo al Contrario”.
L’opposizione ai motori termici è guidata dall’ideologia
Le politiche ecologiste bloccano infrastrutture vitali, aumentano i costi e non migliorano l’ecosistema. L’opposizione ai motori termici è guidata dall’ideologia. Ma le auto elettriche presentano problemi, dall’impatto del ciclo di vita alle sfide di ricarica e produzione energetica.
La conversione all’elettrico richiederebbe enormi investimenti per auto e infrastrutture, influenzando l’economia e la vita delle persone. Sergio Marchionne – aggiungiamo noi – AD di FCA aveva sottolineato, in occasione della laurea ad honorem in Ingegneria industriale a lui tributata dall’Università di Trento, che l’aspetto fondamentale di questo argomento riguarda come viene generata l’energia.
«Prima di pensare che i veicoli elettrici siano la soluzione – ha detto Marchionne -, dobbiamo considerare tutto il ciclo di vita di queste vetture, infatti le emissioni di un’auto elettrica, quando l’energia è prodotta da combustibili fossili, sono equivalenti a quelli di un altro tipo di auto». In questo senso, le auto elettriche sono «un’arma a doppio taglio» (fonte Il sole24ore).
L’influenza dell’Europa sulle emissioni globali è minima e altre nazioni stanno incrementando l’uso del carbone. “Pechino aumenta la produzione da centrali a carbone utilizzando tale energia super-inquinante per realizzare la componentistica necessaria per le rinnovabili esportate in Occidente”.
Vannacci mette in discussione l’efficienza e l’efficacia dell’auto elettrica. “Inefficace perché non raggiunge l’obiettivo valendo notevolmente meno dell’un percento delle emissioni globali di anidride carbonica. Inefficiente perché quell’infinitesimo di guadagno in termini di esalazioni ci costerà enormemente”.
Studi sul life cycle delle vetture elettriche dimostrano che tra ciclo produttivo, impiego e smaltimento delle auto elettriche, le emissioni di CO2 sono uguali, se non maggiori, a quelle necessarie per le auto a motore termico.
La stessa TOYOTA ha di recente dimostrato a Davos, numeri e grafici alla mano, “l’inconvenienza green dei motori full electric, se paragonati agli ibridi che mantengono in vita il propulsore termico”. “La Svizzera ha fatto marcia indietro poiché le ricariche consumano troppa energia”. E sono proprio i partiti ecologisti a chiederlo.
Ai miliardi di Euro, da qui al 2030, per la produzione delle elettriche, si aggiungano, poi, i costi di adeguamento della rete, delle infrastrutture e l’installazione di milioni di colonnine di ricarica.
E le tasse sui motori elettrici potrebbero aumentare a causa della perdita di entrate dalle accise sui combustibili fossili, fa notare il generale.
“Potrei continuare a citare decine di situazioni paradossali che coinvolgono l’ambientalismo da strapazzo – scrive l’ufficiale – ma per pietà del lettore…” si è limitato a qualche esempio.
“Alla fine – conclude il Generale Roberto Vannacci – considerando l’assurdità delle pretese ecologiste, le strategie dei no e l’assenza pratica di proposte alternative viene un legittimo dubbio: ma non è che l’ambientalismo e l’ecologia ideologizzata siano solo un paravento e una maschera per nascondere il desiderio di sovvertimento totale del sistema che sino ad oggi ha consentito benessere, progresso, sviluppo e prosperità?”.