DA UNA RICERCA DI ISPRA, IL NUMERO DEGLI ALBERI DI NATALE VENDUTI IN OCCASIONE DELLE FESTIVITÀ NATALIZIE AUMENTA ANNO DOPO ANNO. NEL 2017 NEL NOSTRO PAESE NE SONO STATI VENDUTI 3,8MILIONI. DI QUESTI, SETTE ITALIANI SU DIECI HANNO PREFERITO L’ALBERO DI NATALE ARTIFICIALE. CONVINTI, COSÌ, DI CONTRIBUIRE A SALVAGUARDARE LE FORESTE E AD AVERE PIÙ RISPETTO DELL’AMBIENTE
L’88% degli italiani ha un alberto di natale in casa
Naturale o artificiale che sia, dentro casa o in giardino, l’albero di Natale trova spazio nell’88 percento delle case italiane.
Secondo la Coldiretti, invece, se si guarda alla sostenibilità ambientale, l’albero di Natale naturale inquina dieci volte meno di quello artificiale.
Contrariamente a quanto si possa credere, gli alberi naturali non sono strappati alle foreste ma provengono da vivai specializzati, dove sono coltivati e trattati con prodotti fitosanitari (erbicidi, fungicidi, insetticidi, eccetera) ed estirpati, in prossimità del Natale, dopo 6-10 anni di coltivazione.
In Europa i principali Paesi produttori di alberi di Natale sono Danimarca, Germania, Finlandia e Ungheria. In Italia sono prodotti soprattutto in Toscana, nelle province di Arezzo e Pistoia e Veneto.
L’abete rosso (Picea abies) è il genere più comunemente usato come albero di Natale. In Europa sono usati anche l’abete bianco, i pini (soprattutto il pino silvestre e il pino cembro). Le specie cambiano In Nord America (douglasia, sequoie, cipressi) e nell’America Centrale e Sud America (ginepri, araucarie). Il pino d’Aleppo è usato nel Sud dell’Italia, anche per decorare e creare il fondo dei presepi.
Alberi di Natale artificiali uguale maggiore impronta di carbonio
Quanto agli alberi di Natale artificiali, a determinarne la maggior parte dell’impronta di carbonio è la lavorazione del petrolio per ottenere la plastica, cui si aggiungono le emissioni industriali relative alla produzione dell’albero e quelle dovute al trasporto con mezzi inquinanti; tenuto conto che la maggioranza ha origine in Cina a circa novemila chilometri di distanza dall’Italia.

Inoltre, questi in genere sono in PVC, una plastica difficile se non impossibile da riciclare perché richiede attrezzature speciali e impiegano oltre 200 anni prima di degradarsi nell’ambiente.
In termini di emissioni di gas serra, per esempio, un albero artificiale di 2 metri ha un’impronta di carbonio equivalente a circa 40 kg di emissioni di gas serra, più del doppio di un albero reale che finisce la sua vita in discarica e più di dieci volte quello di un vero albero che è utilizzato per produrre energia o sostanza organica come fertilizzante di terreni.
Gli alberi naturali, invece, durante il periodo di crescita in vivaio, assorbono anidride carbonica dall’atmosfera, contribuendo a mitigare l’effetto serra. Una volta estirpati, poi, sono in genere sostituiti da altre giovani piante, le quali continuano ad assorbire anidride carbonica dall’atmosfera. Nelle zone montane e collinari contribuiscono a migliorare l’assetto idrogeologico del territorio e a combattere l’erosione e gli incendi.
Da qualche anno è immessa sul mercato una notevole quantità di alberi di Natale italiani dotati di marchi di certificazione ambientale, tra cui il Forest Stewardship Council e il Pan European Forest Certification, che garantiscono il rispetto di norme e prescrizioni di coltivazioni ambientalmente sostenibili.
Quando poi decidete di disfarvi dell’albero, vero o artificiale che sia, fate in modo da mantenere l’impronta di carbonio verso il basso – suggerisce ISPRA -: assicuratevi che il rifiuto sia riutilizzato, per dare una seconda vita alla plastica o per produrre compost.