NEGLI ULTIMI DECENNI IL BACINO LACUSTRE SI È RIDOTTO DEL 90% CAUSANDO DIVERSI PROBLEMI ALLE POPOLAZIONE DEI PAESI CHE SI AFFACCIANO SUL LAGO
Gli effetti della siccità stanno causando non pochi problemi alla nostra penisola. Ma quest’emergenza non è visibile solo in Italia. Da anni altre parti del mondo stanno combattendo contro le conseguenze del riscaldamento globale. Ne sono un chiaro esempio i Paesi che si affacciano sul lago Ciad, nella parte centro-settentrionale dell’Africa.
Il bacino del lago Ciad è uno dei più importanti siti del patrimonio agricolo del mondo. Garantisce la sopravvivenza a circa 30milioni di persone di quattro diversi Paesi: Ciad, Camerun, Niger e Nigeria. Purtroppo però, da anni, subisce gli effetti dei continui periodi di siccità.
Come testimonia l’ONU, negli ultimi decenni il lago Ciad si è ridotto di ben il 90%, passando da una superficie di 25mila km² nel 1963 a meno di 1.500 km² nel 2001. Dal 1910 la costante diminuzione delle precipitazioni ha progressivamente abbassato il livello del bacino d’acqua fino a 6-7 metri, compromettendone la sua stessa esistenza.
Questa tendenza testimonia come il lago stia subendo la progressiva desertificazione del Sahel. Esso, infatti, costituisce la prova più imponente e drammatica di questo fenomeno, ben noto a tutti i Paesi dell’Africa centrale. Ormai la parte Nord del lago, “Northern Pool”, non esiste più.
Si sono, infatti, ridotti al minimo gli afflussi provenienti dal fiume Yobe, a causa della riduzione delle piogge a Nord della Nigeria. Resiste ancora, invece la parte Sud, “Southern pool”, alimentata dal fiume Chari, che contribuisce al 70% degli apporti idrici lacustri.
Emergenza idrica e il progetto Transaqua
Se si giungerà a un definitivo prosciugamento del lago Ciad, ci saranno conseguenze disastrose per le economie agricole di suddetti Paesi, per la pastorizia e per la pesca. La carestia e i rischi per il bestiame costringeranno la popolazione a un esodo verso le zone a Sud e a Ovest del bacino idrico.
Ma anche il lago del Congo è un esempio del cambiamento climatico e delle situazioni ambientali estreme. Infatti, mentre a Nord la siccità sta colpendo tutto il Sahel, al Sud le forti precipitazioni formano vaste aree paludose di ostacolo allo sviluppo agricolo e a un adeguato sviluppo socio-economico.
Perciò, per cercare di far fronte all’emergenza del lago Chad, già dagli anni ‘70 l’ingegnere Marcello Vichi ha ideato il progetto Transaqua. Ha l’obiettivo di portare un approvvigionamento idrico costante dal fiume Congo al lago Ciad. Nello specifico l’idea è quella di ricostituire l’originale livello del lago Ciad “trasferendo” dal bacino del fiume Congo circa 100miliardi di metri cubi di acqua all’anno.
Inizialmente, per motivi politici ed economici, questo piano è stato abbandonato, ma sembra che nel 2018 sia arrivata l’approvazione. Tuttavia Transaqua continua a essere al centro di varie discussioni, a causa delle preoccupazioni ambientali, sociali e geopolitiche derivanti dalla realizzazione di un tale grande progetto.
Diplomazia dell’acqua e cultura della sostenibilità
L’emergenza del lago Ciad è stato anche uno dei temi affrontati dal ciclo di incontri organizzati dal Centro Piemontese di Studi Africani.
Il progetto “Diplomazia dell’acqua e cultura della sostenibilità” ha visto finora affrontare le problematiche delle grandi risorse idriche africane, il lago Ciad, il fiume Nilo e, recentemente, il fiume Niger.
Lo scopo è quello di aumentare la consapevolezza dell’importanza delle risorse d’acqua e sostenere anche il loro valore culturale.
In particolare la sezione dedicata al lago si è concentrata sulla gestione delle acque e sui risvolti regionali e internazionali. Infatti il tema della diplomazia dell’acqua nel Sahel si intreccia con altre problematiche. Tra queste ci sono lo sfruttamento delle risorse idriche, il cambiamento climatico, la governance, l’accesso ai servizi essenziali, la crescita demografica e le situazioni di conflitto.
I cambiamenti del lago Ciad si rispecchiano nella società
Inoltre l’iniziativa mira ad approfondire la connessione tra le caratteristiche fisiche del territorio e l’impatto che i livelli dell’acqua o i cambiamenti della composizione del suolo possono avere sulle comunità che vivono nella zona.
Infatti, come evidenzia Andrea Pase, geografo e docente all’Università degli Studi di Padova, intervenuto durante uno dei webinar previsti nel progetto, continuando a cambiare il profilo del lago Ciad, emergono nuove terre fertili. Proprio queste, però, sono oggetto di dispute confinarie e appropriazioni fondiarie.
Inoltre i cambiamenti fisici del lago Ciad si incrociano, negli anni, con le trasformazioni sociali. La fluidità delle caratteristiche fisiche del lago si rispecchia in quella dei confini nazionali e delle attività economiche.
Infine non bisogna dimenticare come la scarsità idrica della zona è associata a una crisi umanitaria. Si aggiunge poi un’instabilità politica e continui rischi di sicurezza internazionale, a causa delle migrazioni e della presenza di organizzazioni terroristiche.
«Questa popolazione, già al di sotto della soglia di povertà – dichiara durante il webinar Carlo Semita, veterinario e facente parte dell’ONG Africa ’70- continua a subire gli effetti degli shock termici, ambientali, della rarefazione delle risorse e del contesto geopolitico».