giovedì, Ottobre 3, 2024

Laboratorio sottomarino: monitorare il mare per la ricerca

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Un innovativo osservatorio sottomarino è stato installato nel Golfo dei Poeti (La Spezia)

In Liguria: laboratorio hi-tech per salvaguardare l’inquinamento

È stato collocato a 10 metri sotto il livello del mare del Golfo dei Poeti (La Spezia).  Il nuovo laboratorio sottomarino è dotato di telecamera digitale, sensori per il monitoraggio dei parametri ambientali (temperatura, salinità e velocità delle correnti) e speciali gabbie per lo studio della degradazione delle plastiche e l’assorbimento di sostanze inquinanti in ambiente marino.

Questo è l’identikit dell’innovativo osservatorio sottomarino installato dal Distretto Ligure delle Tecnologie Marine (DLTM), in collaborazione con ENEA, CNR, INGV, Istituto Idrografico della Marina, Comune di Lerici e Cooperativa Mitilicoltori Associati, nell’ambito del progetto LabMare finanziato dalla Regione Liguria.

Oltre al monitoraggio ambientale è finalizzato anche allo studio degli effetti del cambiamento climatico.

Sperimentazione e ricerca. Immagini marine in tempo reale e dati

L’infrastruttura potrà essere utilizzata da parte di enti di ricerca e imprese come un vero e proprio laboratorio di sperimentazione per testare tecnologie all’avanguardia e sensori subacquei innovativi.

Il collegamento cablato dell’infrastruttura permetterà inoltre la fruizione in tempo reale delle immagini e dei dati geofisici ed oceanografici acquisiti.

Realizzato grazie alla condivisione di risorse umane, infrastrutture e attrezzature di tutti gli enti di ricerca coinvolti, il laboratorio è posizionato nella baia di Santa Teresa davanti all’omonimo Centro ENEA.

Fa parte dello stesso progetto scientifico dell’osservatorio sottomarino profondo installato lo scorso anno a circa 600 m di profondità al largo dell’Area Marina Protetta delle Cinque Terre.

Il primo osservatorio sottomarino in Liguria vicino il “Pelagos”

Lo scorso anno, per studiare gli effetti dei cambiamenti climatici, mitigare i rischi naturali e proteggere gli ecosistemi marini dall’acidificazione delle acque e dalla pesca a strascico, è stato creato il primo osservatorio sottomarino nel Mar Ligure Orientale.

Installato in corrispondenza del Santuario dei cetacei “Pelagos” e di un canyon sottomarino, questo speciale laboratorio costituisce un punto di osservazione esclusivo, fino a due anni fa assente nel Mar Ligure Orientale.

Tra i compiti del laboratorio  il monitoraggio geofisico e oceanografico dei fondali e della colonna d’acqua e per la rilevazione di parametri quali salinità, temperatura, torbidità e velocità della corrente.

Le forti correnti di fondo e il conseguente apporto di sedimenti e sostanze organiche creano infatti un ambiente favorevole allo sviluppo di ecosistemi di pregio. Come confermato anche dallo studio ENEA che ha evidenziato la presenza di coralli bianchi vivi alla profondità di circa 570 metri.

Una scoperta di notevole interesse scientifico e ambientale, anche perché messi a rischio dalla pesca a strascico.

Il santuario dei cetacei “Pelagos”: biodiversità e storia

Il Santuario è una zona marina di 87.500 km² che nasce da un accordo tra l’Italia, il Principato di Monaco e la Francia per la protezione dei mammiferi marini che lo frequentano.
L’originalità del Santuario “Pelagos” per i mammiferi marini del Mediterraneo è insita nel fatto che esso costituisce un’area gestita da tre Paesi in un territorio costiero.


È un “ecosistema di grandi dimensioni” che presenta un notevole interesse scientifico, socio-economico, culturale ed educativo.

In termini molto generali, l’insieme del Santuario può essere considerato come una subunità biogeografica distinta del Grande Ecosistema Marino (LME – Large Marine Ecosystem) del Mediterraneo.
Approssimativamente ci sono più di 8.500 specie di animali microscopici che rappresentano tra il 4% e il 18% delle specie marine mondiali.

Un vero santuario di biodiversità, in particolare per quanto riguarda il numero dei predatori al vertice della catena trofica, come i mammiferi marini. Perché il Mediterraneo rappresenta solo 0,82% della superficie e il 0,32% del volume degli oceani del mondo.

Numero verde ONA

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