mercoledì, Marzo 19, 2025

La strage dei pini nelle città italiane

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Pini italiani distrutti da Nord a Sud

taglio pini - Roma
Roma, la strage dei pini italiani nella capitale

Roma, Napoli, Vieste, Firenze, Andora (SV), Montegiordano (CS), Perugia e centinaia di altre città hanno perso nell’anno appena passato numerosissimi esemplari di pini italiani.

Una strage che ha fatto molto rumore grazie alle associazioni ambientaliste, ai social e anche ai giornali che molto spesso hanno pubblicato foto e articoli sulla distruzione di un incommensurabile patrimonio della nostra penisola.

Indignazione e proteste sono puntualmente seguite ad ogni abbattimento di filari, di sovente precedute da manifestazioni civiche dai risultati, purtroppo, fallimentari. Impossibile fermare motoseghe e tagliatori, amministratori comunali o regionali insensibili al verde e ignoranti della funzione che svolgono gli alberi.

Il Quotidiano del Sud, edizione di Cosenza

Gli amministratori sono protesi al taglio a tutti i costi e sono incuranti dei danni che essi provocano alla salute e agli ecosistemi. Politici e amministratori non hanno a cuore i territori e nemmeno il benessere delle persone che li hanno votati, che pagano le tasse, che hanno diritto a vivere in ambienti sani.

Pini sui cigli delle strade nelle città europee
Città europee mantengono i pini anche sui bordi delle strade

Lo stesso diritto che hanno tutti gli animali e tutte le piante del pianeta. E mentre in altre città europee il Pinus Pinea viene mantenuto anche sui bordi delle strade, in Italia vengono abbattuti senza appello.

Il pino killer, una falsa rappresentazione della realtà

“Le radici sollevano l’asfalto, i pini sono attaccati dalla processionaria, non sono adatti per i contesti urbani, sono pericolosi, cadono facilmente”. Sono solo alcuni dei pretesti addotti per giustificare i tagli ed evitare di curarli o metterli in sicurezza quando ciò è richiesto.

Il pino italiano, l’albero italico per antonomasia, è visto oggi, erroneamente, come una specie killer, perché può crollare e uccidere. Non si dichiarano, tuttavia, i reali motivi delle loro possibili cadute.

Montegiordano (Cosenza), il sindaco ha fatto abbattere 115 pini sewcolari

Esse sono dovute a compromettenti lavori stradali, al cemento e all’asfalto che soffocano le radici, alla mancanza di giardinieri comunali, agronomi, arboricoltori competenti e specializzati nella cura degli alberi in grado di controllarli.

L’opinione dell’agronomo e arboricoltore

Vieste: tutti i pini di questa foto sono stati abbattuti
Vieste: tutti i pini di questa foto sono stati abbattuti

«Sappiamo, ad esempio, che la chiave del loro autosostentamento risiede nell’intangibilità della chioma e delle radici», spiega l’agronomo e arboricoltore Giovanni Morelli, esperto di valutazione di stabilità degli alberi, tra i massimi esperti di gestione di pini. «Radici che, a dispetto dei più lisi luoghi comuni, sono (potenzialmente) tra le più profonde che si conoscano. Sappiamo che producono noduli radicali come reazione alla convivenza con le pavimentazioni. Conosciamo i meccanismi con cui queste strutture si formano e quale fondamentale contributo diano alla radicazione dell’albero.

Le chiome non possono essere svuotate

pini italiani tagliati - Andora (Savona)
Andora (Savona), decine di Pini italiani sacrificati

Sappiamo che le chiome di questa specie non possono essere “svuotate”, pena il deperimento dell’esemplare trattato e l’impossibilità di concludere il suo percorso morfogenetico. Ma neanche “cimate”, perché ogni taglio sarebbe tecnicamente un “capitozzo”. Sappiamo che i Pini devono essere piantati da “piccoli”, in terreni sciolti, profondi e areati, che hanno bisogno di mantenere la lettiera di aghi ai loro piedi, che non sopportano la competizione con le specie prative. Sappiamo anche che i più comuni canoni della valutazione di stabilità, su di loro, sono inefficaci, perché la loro architettura, la loro morfologia e la loro anatomia sono peculiari. Come se non lo fossero per ogni specie e per ogni fase diversa della vita arborea… Sono cose note, pubblicate, disponibili, condivise. Sappiamo poco, certo, ma abbastanza per evitare che molti dei Pini delle cronache ci cadano in testa» (post tratto dalla pagina facebook Stop Taglio Alberi Italia).

Pini italiani: una specie identitaria sacrificata

Il pino si rivela, dunque, adatto alle città visto che da secoli si trovano al loro interno e la loro eliminazione può essere causa di fenomeni quali isole di calore o bombe d’acqua. Resistenza e bellezza li connotano e sono parte integrante del nostro paesaggio, della nostra identità. Gli alberi, come l’acqua e la terra, non sono assassini, possono, però, diventare occasionalmente il mezzo con cui la natura esprime la sua violenza.

censimento pini neri Monte Faito Campania - WWF Terre del Tirreno
I Pini italiani sono parte integrante del nostro paesaggio, della nostra identità. Volontari del WWF effettuano un censimento di pini neri sul Monte Faito in Campania

È bene ribadire che il pericolo reale proviene dall’incompetenza, dal rifiuto a investire risorse e professionalità, dalla volontà di mantenere in vita le centrali a biomasse. E foraggiare gli amici florovivaisti del politico di turno, pronti a rimpiazzare gli alti e vetusti pini con alberelli giovani e bassi a scopo di lucro. Il solito “business is business” sulla pelle e sulle tasche dei cittadini.

Proteggiamo i pini italiani, salviamoli dalla scure dei tagliatori per il benessere di tutti e per consegnare ai nostri figli un mondo più salubre.

(Le foto sono tratte dal gruppo facebook STAI, Stop Taglio Alberi Italia)

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