Intreccio di interessi tra incendi e bandi europei
La Sardegna è stata devastata dal fuoco. Ventimila ettari in fumo, migliaia di persone sfollate, numerosi animali morti, è il primo bilancio di giorni e giorni di roghi. E il sospetto che dietro agli incendi vi siano comportamenti dolosi non si è fatto attendere. La vastità delle aree coinvolte, infatti, lascia pensare che i responsabili non siano “solo” dei folli piromani. Il dubbio che si tratti di un problema di incentivi economici si è fatto strada in questi ultimi giorni e ha acceso i riflettori sull’intreccio di interessi tra incendi boschivi e bandi europei. Un argomento scottante che abbiamo voluto approfondire con l’economista cosentino Matteo Olivieri.
Nel 2017 lei ha portato all’attenzione pubblica l’esistenza di un identico problema sui bandi europei, vero?
«Sì, anche in quel caso si trattava del Psr Misura 8 della Regione Calabria volta a finanziare interventi di sostegno alla prevenzione dei danni arrecati alle foreste da incendi, calamità naturali ed eventi catastrofici.
E, invece, a causa del mancato aggiornamento obbligatorio del Catasto delle aree percorse dal fuoco ex L. 353/00, i bandi rischiavano di finanziare chi appiccava incendi per usufruire fondi del successivo imboschimento o di opere idraulico-forestali. Un problema che è stato successivamente confermato da numerose indagini della magistratura calabrese.
Culminate in denunce, arresti e nella rettifica dei bandi incriminati, al fine di estromettere dalla graduatoria quei beneficiari i cui terreni presentavano anomalie con riferimento al Catasto delle aree percorse dal fuoco. Come ad esempio il mancato aggiornamento di legge a carico delle amministrazioni comunali»
Gli incendi in Sardegna sono un altro problema di “azzardo morale”?
«Con una impressionante coincidenza, si deve constatare come anche nel caso della Sardegna vi sia una strana sovrapposizione tra incendi boschivi e bandi europei del Piano di Sviluppo Rurale per il “sostegno alla prevenzione dei danni arrecati alle foreste da incendi, calamità naturali ed eventi catastrofici” (Misura 8, sottomisura 8.3)»
Spieghiamo meglio fondi e bandi europei
«Il bando, a valere sui fondi europei 2014/20, è stato prorogato più volte e attualmente la scadenza è fissata al prossimo 31 ottobre 2021. Da un veloce confronto, reso possibile tramite notizie di stampa, risulta che alcuni dei comuni più colpiti rientrano tra le zone eleggibili del bando».
Cosa comporterebbe tutta questa situazione?
«Le risorse finanziarie della sottomisura 8.3 ammontano a 13milioni di €. Per il presente bando risultano disponibili 10.357.998 €. Eventualmente incrementati dalle economie risultanti a seguito del pagamento di tutte le domande della Misura 226 del PSR 2007/2013. Il volume massimo di investimento ammissibile per singolo progetto è fissato in 200mila €.
Non è consentita la presentazione di domande di sostegno per un volume d’investimenti inferiore a € 15mila. Gli investimenti forestali finanziabili devono essere finalizzati alla prevenzione da rischio di incendio o alla riduzione del rischio idrogeologico. Le aree sulle quali è possibile richiedere fondi devono essere classificate a “bosco” nonché essere individuate ad “Alto” e/o “Medio” rischio di incendio.
Nessuna menzione viene fatta del Catasto delle aree percorse dal fuoco a norma della legge 353/2000, pertanto è teoricamente possibile che se i Comuni non tengono aggiornato il Catasto, qualcuno possa fraudolentemente dichiarare il falso per ottenere i soldi».
Quali sono i rischi che si corrono?
«Il pericolo è che un interesse monetario possa armare la mano di piromani. Insomma, una situazione di “azzardo morale”. Cioè una situazione connessa all’assunzione irresponsabile di comportamenti rischiosi motivati dalla certezza di un guadagno, molto simile a quella vissuta in Calabria nell’estate del 2017.
Rimane il dubbio se questi bandi siano davvero in grado di promuovere lo “sviluppo delle aree forestali” o se consentano il “miglioramento della redditività delle foreste”».
Quali provvedimenti mettere in atto?
«È legittimo chiedere che vengano eliminati i rischi di forme di vantaggio indebito, per impedire sul nascere la possibilità di comportamenti opportunistici dei proprietari di terreni.
Bisognerebbe passare dalla logica del danno a quella della premialità. Punendo chi distrugge l’ambiente e premiando chi contribuisce alla rigenerazione delle risorse naturali (aria, acqua, humus). Ciò in accordo con quanto previsto non solo dal Protocollo di Kyoto, ma anche con la sensibilità moderna in tema di transizione ecologica.
Sarebbe fondamentale, infine, ipotizzare nuovi schemi di gestione partecipata dei beni comuni, come le foreste. Poiché sulla scorta di esempi notevoli (vedi Parco Nazionale dell’Aspromonte) si è visto che dove esistono forme di gestione partecipata con gli attori locali, il rischio di comportamenti opportunistici scompare».