“LA NAVE HA RAGGIUNTO LA RIVA”. CON QUESTA METAFORA, RENA LEE, PRESIDENTE DELLA CONFERENZA INTERGOVERNATIVA SULLA BIODIVERSITÀ MARINA (ONU) HA ANNUNCIATO CHE L’ACCORDO INTERNAZIONALE SULLA PROTEZIONE DI BIODIVERSITÀ E HABITAT DEGLI OCEANI È STATO FIRMATO
“La nave ha raggiunto la riva”. Con questa metafora, Rena Lee, presidente della Conferenza intergovernativa sulla biodiversità marina delle aree al di là della giurisdizione nazionale, delle Nazioni Unite, ha annunciato che l’accordo internazionale sulla protezione dell’Alto Mare è stato raggiunto. Il Trattato è stato sottoscritto la notte scorsa a New York, dopo trattative durate oltre dieci anni.
L’annuncio del presidente della conferenza Rena Lee è giunto poco prima delle 21.30 di sabato ora locale (le 3.30 di domenica in Italia) tra gli applausi dei delegati.
Il documento prevede che entro il 2030 il 30% dei mari diventi un’area protetta. Obiettivo salvaguardare e recuperare la biodiversità e l’habitat degli oceani.
Per Alto Mare si intende tutta l’area che si trova oltre le 200 miglia nautiche dalla costa, cioè aldilà della cosiddetta Zona Economica Esclusiva (ZEE) nazionale. Ossia acque al di fuori delle giurisdizioni nazionali, che coprono circa due terzi di oceano, dove chiunque può pescare, navigare e fare ricerca.
Queste aree marine, non protette, quindi, dai singoli Paesi, sono fondamentali per la sopravvivenza della vita acquatica. Per anni, però, sono state sfruttate dall’uomo e il 10 – 15% di specie marine sono a rischio estinzione.
I negoziati hanno raggiunto l’obiettivo di istituire zone marine protette anche grazie all’intesa di Unione europea, Stati Uniti, Gran Bretagna e Cina. La firma prevede una periodica Conferenza delle parti (Cop) per discutere di biodiversità e governance.
Le congratulazioni di Ursula von der Leyen
«L’Oceano è cibo, energia, vita – si è congratulata su Twitter la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen -. Ci ha dato così tanto all’umanità: è tempo di restituire. Accolgo con favore l’accordo sull’Alto Mare; un trattato che proteggerà gli Oceani oltre la giurisdizione nazionale. Ce l’abbiamo fatta!».
Le norme sottoscritte alla Conferenza di New York fissano le nuove aree dove navigazione e attività di esplorazione mineraria saranno limitate. Ci vorrà ancora del tempo per adottare il testo approvato, per via delle traduzioni e delle verifiche legali, inoltre, il documento presenta punti critici. Adesso sta ai governi di ratificare al più presto il trattato e quindi metterlo in pratica in modo rapido, efficace ed equo, si legge nella nota.
La soddisfazione di Greenpeace
Tuttavia, Laura Meller di Greenpeace afferma che «questo è un momento storico per la protezione della natura e degli Oceani. Ed è anche un segnale che in un mondo sempre più diviso, la protezione della natura e delle persone può trionfare sui calcoli della geopolitica. Ci congratuliamo con tutti i Paesi – continua Meller – per aver raggiunto un compromesso mettendo da parte le diverse posizioni e producendo un trattato che ci permetterà di proteggere il mare, aumentare la nostra resistenza ai cambiamenti climatici e proteggere la vita e il benessere di miliardi di persone».