giovedì, Dicembre 12, 2024

La comunità del sale tra storia e paesaggi incontaminati, alle Saline Conti Vecchi

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A POCHI CHILOMETRI DA CAGLIARI, LE SALINE CONTI VECCHI RAPPRESENTANO UN LUOGO UNICO DOVE L’INGEGNO UMANO SI INTRECCIA CON LA RICCHEZZA NATURALE. GRAZIE ALL’IMPEGNO DEL FONDO AMBIENTE ITALIANO (FAI), QUESTO STRAORDINARIO ESEMPIO DI ARCHEOLOGIA INDUSTRIALE È STATO VALORIZZATO PER RACCONTARE LA STORIA DI UN’INTERA COMUNITÀ. 

Saline Conti Vecchi: storia di un’innovazione industriale

Immerse in un paesaggio dominato dallo stagno di Santa Gilla e popolato da fenicotteri e aironi, oggi le saline sono un simbolo di innovazione e sostenibilità, un luogo da scoprire tra passato e futuro.

Alla fine degli anni ’20, l’ingegnere Luigi Conti Vecchi concepì un interessante progetto per trasformare le paludi di Santa Gilla, nel sud della Sardegna, in un centro produttivo di rilevanza nazionale. Quella che allora era una zona incolta e focolaio di malaria, difficile da abitare e sfruttare, divenne una delle più grandi saline industriali dell’isola.

Grazie alla sua visione lungimirante, le terre bonificate furono convertite in un complesso produttivo che combinava efficienza, autosufficienza e innovazione, anticipando concetti moderni di sostenibilità e gestione integrata delle risorse.

L’infrastruttura delle saline, ideata per essere un modello all’avanguardia, non si limitava alla sola produzione dell’oro bianco. Accanto agli impianti nacque il villaggio di Macchiareddu, un insediamento pensato per accogliere operai e dirigenti in una comunità integrata e autosufficiente.

Dotato di alloggi, scuole e spazi ricreativi, il villaggio rappresentava un raro esempio di attenzione al benessere sociale dei lavoratori in un’epoca in cui queste tematiche erano ancora poco considerate. Qui non si viveva solo per lavorare: si costruiva un futuro condiviso, con una qualità di vita superiore agli standard dell’epoca.

Dalla SIR a Eni, passaggio cruciale per salvaguardare le saline

Negli anni successivi, il complesso attraversò fasi di trasformazione e nuovi scenari industriali. Negli anni ’70, le saline passarono sotto la gestione della Società Italiana Resine SIR Rumianca (una società italiana attiva nel settore della produzione e lavorazione di prodotti chimici).

In seguito, nel 1984, furono acquisite da Eni, che avviò progetti di recupero e riqualificazione attraverso la sua divisione Eni Rewind, specializzata nella bonifica e gestione sostenibile di aree industriali. Questo approccio non solo preservò la storica produzione di sale, ma contribuì anche alla salvaguardia dello stagno di Santa Gilla, un ecosistema fondamentale per la biodiversità e la stabilità ecologica del territorio.

Nel 2017, il passaggio della gestione al Fondo Ambiente Italiano ha segnato una svolta per le saline, trasformandole in un luogo dedicato alla memoria storica, alla divulgazione culturale e alla sostenibilità ambientale. Il FAI si è infatti impegnato a recuperare e rendere accessibili gli edifici storici del sito, preservandone l’integrità e il fascino originario.

Dal FAI restauro e valorizzazione

Grazie a un accurato e meticoloso lavoro di restauro, il Fondo Ambiente Italiano ha restituito al loro antico splendore edifici simbolici come la Direzione, il Laboratorio chimico e l’Officina.

Ogni dettaglio è stato preservato con cura: dai macchinari originali, che testimoniano l’ingegnosità delle tecnologie dell’epoca, agli arredi e attrezzature d’epoca che raccontano il quotidiano di chi lavorava in questo luogo.

Questi ambienti storici sono oggi trasformati in percorsi narrativi immersivi, capaci di proiettare i visitatori indietro nel tempo, agli anni ’30, per far comprendere appieno le dinamiche di un mondo fatto di innovazione, dedizione e sacrificio.

Per chi desidera vivere un’esperienza unica, le date del 24 novembre e del 1 e 15 dicembre rappresentano un’occasione straordinaria. In questi giorni, il pubblico potrà immergersi nella storia di questo sito eccezionale, esplorando spazi carichi di memoria e circondati da un paesaggio di rara bellezza. Iniziamo il viaggio.

La visita: tra archeologia industriale e bellezze naturalistiche 

Il tour guidato inizia a bordo di un suggestivo trenino, che attraversa le vasche salanti: distese geometriche di acqua e sale che riflettono il cielo, dando vita a giochi di luci e colori che mutano con il trascorrere della giornata. 

Proseguendo a piedi, i visitatori possono percorrere un itinerario sterrato di circa due chilometri che conduce al villaggio di Macchiareddu, un tempo fulcro vitale della comunità del sale. Qui, abitazioni, scuole e strutture ricreative raccontano la quotidianità di operai e dirigenti che vivevano fianco a fianco, formando una società integrata e solidale. Ogni edificio conserva il fascino di un’epoca passata e offre uno spaccato autentico della vita lavorativa e sociale dell’epoca.

Racconti di innovazione e sacrificio

La visita si arricchisce ulteriormente con un coinvolgente video-racconto, proiettato nella monumentale Officina. Questo documentario ripercorre le tappe salienti della costruzione dell’impianto, illustrando le tecniche innovative impiegate nella produzione del prezioso minerale e l’importanza strategica di questa risorsa per l’economia e la cultura della Sardegna.

Le immagini, intrecciate a testimonianze e documenti storici, offrono un quadro vivido del ruolo fondamentale delle saline nel contesto industriale dell’epoca. Ma il fascino di questo luogo non finisce qui.

Un ambiente straordinario: l’oasi dei fenicotteri e la biodiversità di Santa Gilla

Oltre al loro inestimabile valore storico e industriale, le Saline Conti Vecchi si trovano immerse in uno dei contesti naturali più suggestivi della Sardegna. Situate nello stagno di Santa Gilla, una delle zone umide più rilevanti d’Europa, queste saline offrono un ecosistema unico.

Con una superficie di oltre 2.700 ettari rappresentano un habitat ideale per una sorprendente varietà di flora e fauna. Sono infatti un’oasi naturalistica che ospita circa 35mila uccelli acquatici, appartenenti a più di cinquanta specie diverse.

Tra questi, i protagonisti indiscussi sono i fenicotteri rosa, che con il loro piumaggio delicato e i movimenti eleganti conferiscono al paesaggio un fascino quasi onirico. Il loro volo al tramonto, quando il cielo si tinge di colori caldi che si riflettono sulle acque stagnanti, regala un’esperienza visiva di rara bellezza.

Accanto alla fauna, la vegetazione delle saline è altrettanto peculiare. Le piante alofile (dal greco “háls” (sale) e “phílos” (amico), “amiche del sale”), come la salicornia, che prosperano in ambienti salmastri, formano distese verdi che contrastano con il bianco brillante del sale e il rosa acceso dei fenicotteri.

Questa flora non solo contribuisce all’eccezionale biodiversità dell’area, ma gioca anche un ruolo importante nel mantenimento dell’ecosistema. Ma passiamo a qualche curiosità sul luogo.

Un patrimonio di storie e leggende

Le Saline Conti Vecchi, con le loro distese salanti e il fascino senza tempo, non sono solo un sito di produzione industriale, ma un luogo intriso di racconti e leggende. Secondo le narrazioni popolari, in tempi remoti queste terre erano abitate da spiriti della natura, entità magiche che proteggevano le acque e gli uccelli migratori.

I fenicotteri rosa, eleganti abitanti delle saline, erano spesso visti come custodi di questi segreti, simboli di purezza e armonia con il mondo naturale. Anche il sale, per gli antichi, aveva un valore sacro: considerato un dono della terra e del mare, veniva utilizzato non solo per conservare gli alimenti, ma anche in rituali e celebrazioni, come simbolo di prosperità e protezione.

In definitiva, quest’area rappresenta un ponte tra passato e presente, tra natura e cultura. È un esempio di come l’uomo possa sfruttare le risorse del territorio senza distruggerne l’equilibrio, preservando una bellezza autentica e rara.

Un tessuto di luoghi e storie nel sud della Sardegna

Le saline non sono un’entità isolata ma parte integrante di un ricco mosaico che caratterizza il sud della Sardegna. La vicina Cagliari, con il suo quartiere storico di Castello, i musei archeologici e le chiese antiche, offre uno spaccato culturale unico.

Poco distante si trova il Parco Naturale Molentargius, un altro habitat per fenicotteri e uccelli acquatici, che testimonia la capacità del territorio di coniugare biodiversità e attività umane.

Non lontano dalle saline si aprono anche le affascinanti miniere del Sulcis, che narrano la storia del lavoro e della fatica dell’uomo e i maestosi nuraghi, simboli della civiltà preistorica che rende l’isola un unicum nel Mediterraneo. Tra mare cristallino, monti selvaggi e tradizioni millenarie, la Sardegna meridionale si presenta come un territorio dove ogni angolo racconta una storia.

Numero verde ONA

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