martedì, Dicembre 10, 2024

Juan Carrito, l’orso ucciso che voleva vivere libero

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È STATO INVESTITO E UCCISO L’ORSO JUAN CARRITO, LA MASCOTTE DEL PARCO NAZIONALE D’ABRUZZO. SUL WEB, OLTRE AL DOLORE PER LA PERDITA, IN TANTI SI COMPLIMENTANO CON L’ABRUZZO, DOVE GLI ORSI SONO AMATI E RISPETTATI

La morte dell’orso marsicano Juan Carrito, simbolo del Parco Nazionale d’Abruzzo, ha rattristato tutta l’Italia. L’esemplare è stato investito da un’auto nei pressi del tunnel di Roccaraso, sulla statale 17, al bivio per il cimitero di Castel di Sangro.

L’orso, contrariamente alle abitudini, da alcuni giorni era stato segnalato nei paraggi dell’Altopiano delle Cinque Miglia e non in letargo. L’impatto con l’auto è stato fortissimo e non ha lasciato scampo al giovane animale, deceduto a seguito dell’investimento.

L’associazione Meta Parma interviene sull’uccisione di Juan Carrito

Immediate le reazioni dell’associazione Meta Parma, che definisce l’uccisione «una tragedia immane, ci auguriamo che vengano accertate eventuali responsabilità di chi era alla guida. Come hanno fatto a investire un orso? A che velocità andavano? C’era scarsa illuminazione? Sono domande che ci stiamo ponendo in tanti, per capire se questa tragedia si poteva evitare e se ci sono delle responsabilità. In tutto questo, però, quello che colpisce di più è l’amore e il rispetto dell’Abruzzo per gli orsi, perché Juan viveva libero. Non è morto in gabbia, come l’orsa F43 morta durante un tentativo di cattura in Trentino. Non ha conosciuto la prigionia, come accaduto invece all’orso M49 in Trentino. Purtroppo – continua l’associazione – su questo Pianeta abbiamo lasciato poco spazio agli animali, quasi zero, le nostre strade interrompono il percorso dei boschi e l’asfalto è ovunque».

Troppi gli animali uccisi sulle strade

Cani, gatti, cinghiali e tantissime altre specie purtroppo vengono investiti e uccisi dalle auto. E spesso gli animali sono anche colpevolizzati per questo, come nel caso dei cinghiali che stanno subendo una vera e propria persecuzione.

Ora è stato investito addirittura un orso, che non viveva in prigionia, ma da orso libero, come è giusto che sia. Nell’attuale momento storico si assiste malauguratamente all’approvazione di emendamenti in stile “Far West”. Nessuna specie animale, inoltre, sembra essere più al sicuro. Ma dall’Abruzzo, quasi in controtendenza, è giunto un grande insegnamento per tutti: Juan Carrito è stato amato e rispettato, voleva vivere libero.

Il cordoglio dei vertici del Parco

«La libertà è anche rischio e questo vale per tutti – conclude Meta Parma – anche per noi umani, ma nessuno vorrebbe vivere in una gabbia o sotto una campana di vetro. Fortunatamente, una luce di umanità brilla in Abruzzo, dove gli orsi vengono amati e rispettati».

E l’amore nutrito verso questi grandi animali traspare dalle parole del presidente del Parco Giovanni Cannata e del direttore Luciano Sammarone: «Juan Carrito era un orso problematico, ma al Parco abbiamo fatto di tutto, contro tutto e tutti per dargli una chance e farlo rimanere libero. Ora ci ha lasciato. Siamo tutti un po’ più poveri perché se ne è andato uno di famiglia».

Numero verde ONA

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