PERDITE, RESPONSABILITÀ E SPRECHI. MIGLIAIA DI ETTARI DISTRUTTI DAL FUOCO, PERSE VITE UMANE E BIODIVERSITÀ: IN FUMO MILIARDI DI EURO.
È un bilancio tragico quello dell’ultima estate in Italia, caratterizzata dalle alte temperature e dagli innumerevoli incendi che hanno mutato, in alcuni casi in modo irreversibile, l’aspetto di ampie porzioni della penisola.
La Calabria è stata una delle regioni più colpite dagli incendi, al punto che la Direzione scientifica dell’Arpacal ha richiesto al geologo Luigi Dattola (Centro Regionale Geologia e Amianto) di ricostruire l’evoluzione degli incendi nell’Aspromonte in un report fotografico.
L’elaborazione sarà inviata alla Regione e agli enti territoriali competenti per le pianificazioni territoriali future. La legislazione nazionale prevede, infatti, che i Comuni interessati dagli incendi, per riqualificare le aree colpite dal fuoco e per evitare speculazioni urbanistiche, dovranno impedire, per molti anni, qualsiasi attività urbanistica nei territori bruciati.
La funzione dei satelliti sull’Italia

Il geologo Dattola ha dichiarato che i satelliti «sono ormai ampiamente utilizzati per il monitoraggio del territorio. Tali capacità hanno reso possibile, in tempi molto rapidi anche se non in tempo reale, la visualizzazione dell’evoluzione che hanno avuto gli incendi in Aspromonte nella prima metà di agosto. Utilizzando i satelliti Sentinel 2, facenti parte del progetto Copernicus, programma ESA per l’osservazione della Terra, si è elaborata una sequenza di immagini che va dal 18 giugno al 12 agosto».
Renzi e la soppressione del Corpo forestale
Non mancano di certo i mezzi per prevenire gli incendi o per intervenire tempestivamente quando le fiamme cominciano a propagarsi. Mancano gli uomini, le capacità e l’onestà dei governanti, veri responsabili della devastazione del territorio.

Il professor Paolo Maddalena, vice presidente emerito della Corte Costituzionale e presidente dell’associazione “Attuare la Costituzione”, in una nota apparsa su Globalist.it attribuisce la responsabilità di quanto accaduto «al governo Renzi del 2017 e alla sua ministra Madia, che hanno soppresso il Corpo Forestale dello Stato, trasferendo soltanto ai Vigili del Fuoco l’onere dello spegnimento degli incendi, peraltro senza nulla prevedere per la loro prevenzione».
Canadair ai privati
Proprio in quel periodo, la gestione della flotta dei Canadair appartenenti allo Stato italiano fu affidata ad alcune società private. I bandi di appalto sollevano ancora oggi molti dubbi, soprattutto per gli altissimi costi «che già nel 2017 – continua il prof. Maddalena – prevedevano 15mila euro all’ora per l’utilizzo dei canadair, mentre il costo di mercato si aggirava sui 4/5mila euro all’ora, quindi tre volte tanto. A ciò è da aggiungere che è assolutamente illecito affidare una tanto delicata funzione pubblica a dei privati, che potrebbero anche essere in conflitto d’interesse con gli autori degli incendi. Ed è da aggiungere, per somma disgrazia, che i disastri ambientali, ad opera della riforma della giustizia Cartabia, sono divenuti praticamente non più perseguibili, in quanto non rientrano tra i reati il cui regime è sottratto a quello della improcedibilità dell’azione dopo il decorso di un breve lasso di tempo».
«Oltre a quelli di Alitalia, che da mesi sono a terra senza lavoro, i piloti – prosegue la nota – abbondano nell’aeronautica militare. E nulla impedisce di utilizzarli in casi di emergenza, come quello degli incendi, anziché tenerli impegnati nel pilotaggio degli F-35. Inutilmente acquistati dagli Stati Uniti per un costo di 105milioni ad aereo per un totale di 90 aerei con una spesa complessiva di 14miliardi di euro. Mentre un Canadair costerebbe solamente 37milioni di euro, circa un quarto e ne abbiamo in tutto 19».
Piloti impegnati negli F-35 e non nel corpo dei Vigili del fuoco
Un servizio messo a gara perché i Vigili del Fuoco non disporrebbero di piloti, nonostante l’Italia ne abbia un gran numero «oltre a quelli di Alitalia, che da mesi sono a terra senza lavoro, i piloti – prosegue la nota – abbondano nell’aeronautica militare e nulla impedisce di utilizzarli in casi di emergenza. Come quello degli incendi. Anziché tenerli impegnati nel pilotaggio degli F-35, inutilmente acquistati dagli Stati Uniti per un costo di 105milioni ad aereo per un totale di 90 aerei. Con una spesa complessiva di 14miliardi di euro. Mentre un canadair costerebbe solamente 37milioni di euro, circa un quarto e ne abbiamo in tutto 19». Un servizio messo a gara perché i Vigili del Fuoco non disporrebbero di piloti, nonostante l’Italia ne abbia un gran numero.

Il silenzio del governo Draghi e dei media
Una vergogna inaudita. E indigna il silenzio «dell’attuale governo Draghi – conclude il prof. Maddalena – e dei mezzi di comunicazione in ordine a questo disfacimento dell’organizzazione amministrativa e della quasi totale distruzione del territorio e del paesaggio italiani. Ed è per questo che, ancora una volta, invito a dare attuazione agli articoli 1, 2, 3, 4, 9, 11, 41, 42 e 43 della nostra Costituzione repubblicana e democratica».
Fondamentale aggiornare il catasto delle aree incendiate in Italia
È necessario ora scongiurare il rischio che il rimboschimento si trasformi in un affare ai danni dei cittadini e a vantaggio dei soliti noti. Per questi motivi, i Comuni d’Italia hanno l’obbligo di aggiornare annualmente il catasto delle aree incendiate, come previsto dalla legge 353/00.

La norma vieta che sulle predette aree possano realizzarsi strutture o infrastrutture civili, commerciali o industriali per 10 anni dal rogo.
In caso di trasgressione, i Comuni devono disporre l’immediata demolizione delle strutture a spese dei responsabili. È bene ricordare che le terre percorse dal fuoco non possono subire cambi di destinazione d’uso per 15 anni. Vincolo che deve essere menzionato nei contratti di disposizione di questi fondi, pena la nullità dell’atto.
Francesco Di Lieto, vicepresidente nazionale del Codacons, ricorda che «sulle predette aree sono vietate per 5 anni le attività di rimboschimento sostenute con risorse pubbliche e per 10 anni pascolo e caccia. Proprio per evitare che lo stesso rimboschimento si trasformi in un vero e proprio affare, pagato dai cittadini. In più tratti, le scarpate, ormai spoglie della vegetazione, si mostrano cedevoli, con piccoli massi che già si riversano nelle strade sottostanti, senza esserci stata alcuna precipitazione. Figuriamoci quando arriveranno le piogge autunnali o, peggio, le ormai non più rare “bombe d’acqua”».
Incendi e bandi europei
Non è da escludersi, infine, che, i numerosi incendi facciano parte di un disegno perverso messo in atto per ricevere incentivi economici. L’intreccio di interessi tra incendi boschivi e bandi europei potrebbe rappresentarne la prova.