lunedì, Febbraio 10, 2025

Ispezioni dei Carabinieri nei canili e nei gattili: 27% irregolari

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ISPEZIONI DEI CARABINIERI DEL NAS IN CANILI E GATTILI: IL 27% DELLE STRUTTURE CONTROLLATE È RISULTATO IRREGOLARE. SEQUESTRI E MAXI MULTE PER I GESTORI

I Carabinieri del NAS hanno ispezionati 876 canili in tutta Italia. Ben 244 – il 27% delle strutture controllate – sono risultati irregolari sotto diversi aspetti.

Ventisei i siti sequestrati, con 871 amici a quattro zampe ricollocati e sempre in attesa di adozione.

L’attività di controllo ha riguardato l’intero territorio nazionale: 230 gli illeciti amministrativi contestati, tra cui molte violazioni nella microchippatura; ventinove le persone sanzionate dal punto di vista penale. A 180mila euro corrisponde l’ammontare delle sanzioni.

Le contestazioni dei NAS: box piccoli e abusivi

Le principali violazioni contestate ai gestori delle strutture, riguardavano carenze igienico-strutturali, ma anche di tipo autorizzativo. In diverse strutture infatti c’erano box abusivi e troppo piccoli per ospitare gli animali.

Contestati in alcuni casi anche lo smaltimento irregolare delle carcasse di animali, la mancata registrazione degli animali all’anagrafe canina, la gestione irregolare dei farmaci.

In un canile in provincia di Salerno, rinvenuti farmaci scaduti nel 2015 (denunciati la titolare e il direttore sanitario del canile).

Nella provincia di Parma, invece, una struttura procedeva al sotterramento delle carcasse degli animali d’affezione invece che procedere ad uno smaltimento secondo legge. A Milano invece trovate due carcasse di cani in sacchi dei rifiuti urbani, già in fase di decomposizione e abbandonate all’esterno della struttura.

Uno dei cani ospitati in un canile-lager

Taglio di orecchie e coda, reato di maltrattamenti

I reati contestati sono stati diversi e gravi: maltrattamento e abbandono di animali, principalmente. Sottolineano in una nota i carabinieri che nelle situazioni peggiori i cani erano mantenuti “in condizioni incompatibili con la loro natura“. E che il loro benessere non era rispettato per mancanza di igiene e sovraffollamento.

Scoperte, inoltre, strutture che effettuavano interventi chirurgici vietati a scopo estetico come la conchectomia (taglio delle orecchie) e la caudectomia (taglio della coda). Essi sono vietati in Italia dal 2010, anno in cui il nostro Paese ha recepito la Convenzione del Consiglio d’Europa per la protezione degli animali di compagnia.

Il Comitato nazionale per la Bioetica della Presidenza del Consiglio dei Ministri già nel 2006 aveva dichiarato “bioeticamente inammissibili” questi interventi a scopo non terapeutico. Essi infatti sono “da ritenersi un danno in senso proprio nei confronti dei cani“; sono inoltre definiti “pratiche che provocano sofferenze inutili e che sono per lo più determinate da mode e consuetudini non più tollerabili per chi sia attento al benessere animale“.

La complicità dei veterinari nelle pratiche illegali

In alcuni casi anche i veterinari sono stati complici di pratiche illegali. Tra queste, oltre agli interventi chirurgici vietati a scopo estetico, anche l’introduzione irregolare in Italia di particolari razze di cani.

Per esempio, a Torino un veterinario è stato denunciato dai NAS, insieme ai titolari di un allevamento. Il caso riguardava un cane di razza Maltipoo, fatto entrare in Italia senza passaporto per poi regolarizzarlo con un microchip attribuito a una ignara terza persona.

Anche in provincia di Terni un medico veterinario è stato denunciato, insieme ai due direttori (di cui uno non più in carica) di un canile comunale e alla presidente di un’associazione di volontariato. La contestazione dei Nas riguarda cani “confinati e rinchiusi, per intere giornate, in box angusti e poco illuminati della zona notte” e la somministrazione dei farmaci e delle terapie agli animali direttamente dalla volontaria, accusata di esercizio abusivo della professione veterinaria.

Nella zona di Perugia, invece, per un veterinario è scattato il deferimento all’autorità giudiziaria per aver certificato l’appartenenza di diciassette cuccioli a razze riconosciute benché sprovvisti di pedigree. I cani provenivano dalla Romania ed erano privi di vaccinazioni, certificazioni sanitarie e documenti identificativi, oltre a essere di età inferiore al minimo stabilito per legge (due mesi).

Numero verde ONA

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