Un summit completamente incentrato sui problemi dell’Ilva di Taranto
Summit sull’ILVA oggi al Ministero dello Sviluppo Economico, a Roma, cui sono intervenuti i vertici di ArcelorMittal, compratore designato dell’acciaieria tarantina e una sessantina di rappresentanti di sigle e associazioni del territorio.
Nel corso dell’incontro il colosso siderurgico secondo al mondo, aggiudicatario della gara per l’ILVA, ha presentato proposte aggiuntive in attesa delle verifiche del MISE dopo i controlli dell’Autorità Nazionale Anti Corruzione, ANAC sulla procedura di acquisto.
Durante la conferenza, ha fatto sapere il ministro Di Maio, si è parlato soprattutto del piano ambientale di ArcelorMittal, i quali hanno indicato come obiettivo primario il benessere delle comunità locali in supporto alla crescita; gli acquirenti dell’ILVA hanno preannunciato una riduzione delle emissioni di CO2 per tonnellata di acciaio liquido, entro il 2023, pari al 15% rispetto ai dati del 2017; l’azzeramento delle polveri al 2020 con diciotto mesi in anticipo rispetto a quanto previsto dal Dpcm del dicembre 2017; l’anticipazione della fine dei lavori per la copertura dei parchi, per il carbone entro giugno 2020 e del minerale ferroso a gennaio 2020.
Sul tema occupazione all’ILVA, il titolare del MISE ha riferito che nelle prossime ore ArcelorMittal e incontrerà i sindacati per discuterne direttamente.
All’incontro è intervenuto anche il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano. Il governatore pugliese ha riferito ai giornalisti in conferenza stampa che nel corso di un incontro avuto con il ministro degli Esteri dell’Azerbaijan e il suo predecessore e il vicepresidente della State Oil Company of Azerbaijan Republic, SOCAR, ha discusso dell’ipotesi di ottenere sul gasdotto TAP uno slot di 700milioni di metri cubi per alimentare l’ILVA, a un prezzo coerente con il valore energetico del carbone.

«Sono soddisfatto – ha affermato Emiliano – perché oggi il principale dirigente di Mittal ha detto che si può decarbonizzare, si può fare acciaio col gas purché si abbia a disposizione il gas ad un prezzo compatibile con quello del carbone, come avviene negli Stati Uniti. È quindi solo un problema di costi. Ovviamente mi permetterete di dire che è un problema di costi perché quelli che utilizzano il carbone non pagano i bambini alle famiglie cui i bambini muoiono e non pagano le spese sanitarie delle cure di tutta la gente che si ammala, perché se dovessero pagare la ripulitura della città, tutte le spese sanitarie e tutti i morti che fanno quelli che vogliono alimentare l’ILVA a carbone, credo che non sarebbe poi così conveniente».
Se si decide di far sopravvivere la fabbrica, bisogna cambiare la tecnologia, non c’è alternativa, sostiene il presidente della Regione Puglia. ma la decisione appartiene al ministro Di Maio.
«Il ministro deve decidere se vuole chiudere o se vuole tenere aperto l’impianto. Noi in ogni caso collaboreremo – ha affermato Emiliano -. Se decide di chiudere ovviamente deve presentare un piano di reindustrializzazione, da 15-20 miliardi circa, per reindustrializzare in maniera diversa e noi siamo pronti anche in quella direzione. Se decide di tenere aperto abbiamo una proposta della Regione Puglia, che abbiamo presentato alla Cop21 di Parigi e di recente anche al Parlamento europeo, sulla decarbonizzazione della fabbrica. La decisione strategica non spetta a noi, però qualunque essa sia la Puglia ha un piano da proporre al governo. Non dice semplicemente no – conclude il governatore -, propone soluzioni assolutamente razionali e realizzabili».
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