Il WWF ha scelto il giorno dedicato a Charles Darwin, padre dell’evoluzionismo, per dare il via alla campagna Our Nature, sottolineando che l’umanità ha ancora la possibilità di influenzare il proprio destino evolutivo: estinguersi o coesistere armoniosamente e collaborare con la natura.
Rapporto del WWF e i servizi degli ecosistemi
Nel recente rapporto pubblicato in occasione del Darwin Day, il 12 febbraio, intitolato Effetto domino: preservare le specie per non estinguerci, emerge chiaramente il ruolo fondamentale dei cosiddetti “servizi degli ecosistemi” nel supportare lo sviluppo e la prosperità delle nostre società: il 35% della produzione agricola dipende dall’impollinazione degli insetti, tuttavia in Europa e Nord America quasi il 50% delle specie esistenti è in declino e un terzo è a rischio di estinzione. Anche organismi come le formiche e altri artropodi contribuiscono alla decomposizione della materia organica e alla mineralizzazione del suolo. La sicurezza alimentare è ulteriormente minacciata dal degrado della qualità del suolo, che ha colpito un terzo della superficie terrestre, causato principalmente dalla deforestazione, dall’agricoltura intensiva, dall’inquinamento e dalla crisi climatica.
Dal 1950, oltre il 35% dei terreni coltivabili è stato degradato, e si aggiunge la perdita di capacità del suolo di assorbire la CO2 quando impoverito o privato dei suoi organismi. Riguardo alle specie, ad esempio, i pipistrelli che si nutrono di frutta in alcune foreste tropicali contribuiscono alla rigenerazione naturale del loro ambiente diffondendo semi: senza di essi, le foreste diventano più vulnerabili e meno produttive, con conseguenze negative anche per le comunità umane locali.
Perdita biodiversità: gli impatti sulla salute
La perdita di biodiversità può avere impatti sulla salute umana, come dimostrato dalla diffusione della pandemia da COVID-19 e di altre malattie trasmesse da patogeni, spesso risultato della distruzione degli ecosistemi e di una gestione insostenibile delle specie. Nel rapporto si evidenzia anche il ruolo degli avvoltoi nel limitare la diffusione dei patogeni, come accaduto in Asia, dove la mancanza di avvoltoi ha favorito la propagazione di malattie come la rabbia e altre infezioni.
Se l’Africa perdesse tutti i suoi elefanti, sarebbe compromessa la capacità di stoccaggio di circa 3miliardi di tonnellate di carbonio, un fattore chiave nei cambiamenti climatici attuali. Questo perché i pachidermi delle foreste tropicali africane si cibano volentieri di piante e alberi più veloci, trascurando quelli con crescita più lenta che, avendo una maggiore densità di legno, contribuiscono maggiormente all’accumulo di carbonio.
Anche la presenza di lupi nei boschi è fondamentale per regolare la pressione sulla vegetazione esercitata dagli erbivori, come cervi, caprioli e cinghiali, che possono influenzare la biodiversità della vegetazione e la rigenerazione degli ambienti boschivi.
Un ecosistema forestale ben funzionante regola il flusso delle piogge, filtra l’acqua e fornisce acqua potabile. Quando le capacità ecologiche delle foreste si esauriscono, l’acqua può diventare un vettore di patogeni pericoloso. Molte specie di organismi filtratori, come le cozze d’acqua dolce, che contribuiscono alla qualità dell’acqua potabile, sono già estinte o sull’orlo dell’estinzione.
Gli abitanti dell’oceano e il contributo alla mitigazione dei cambiamenti climatici
Gli abitanti degli oceani svolgono un ruolo essenziale nella mitigazione dei cambiamenti climatici. Le balene, il fitoplancton e persino gli squali contribuiscono all’assorbimento di carbonio, aiutando a stabilizzare l’equilibrio ambientale.
Le balene, ad esempio, possono assorbire fino a 33 tonnellate di CO2 ciascuna, ma solo un quarto della loro popolazione originaria sopravvive oggi.
Il fitoplancton svolge un ruolo cruciale nell’ecosistema oceanico, fungendo da fondamenta per l’intera catena alimentare. Queste minuscole creature marine contribuiscono significativamente alla produzione di ossigeno, rappresentando almeno il 50% di tutto quello presente in atmosfera.
Ogni anno, il fitoplancton è in grado di catturare circa 37miliardi di metri cubi di CO2, equivalente al 40% delle emissioni totali. Questo quantitativo è paragonabile a quello assorbito da 1,7 trilioni di alberi, il che corrisponde approssimativamente a quattro foreste amazzoniche.
Anche squali e razze, sebbene spesso perseguitati, contribuiscono a trattenere, dopo la morte, in fondo all’oceano, fino a 5milioni di tonnellate di carbonio assorbito da vivi.
Inoltre, essi trasportano nutrienti essenziali per il fitoplancton e riducono la pressione degli erbivori marini. I tonni rossi mantengono l’equilibrio della catena alimentare e rilasciano azoto che funge da fertilizzante naturale per il fitoplancton.
Grazie a regole più rigorose sulla pesca, il destino di molte di queste specie è cambiato. Anche le lontre di mare giocano un ruolo importante, controllando le popolazioni di invertebrati erbivori marini che trovano rifugio nelle kelp, le foreste di alghe marine giganti e contribuendo così alla stabilità di questo fragile ecosistema e al suo potenziale di stoccaggio del carbonio.
WWF: la mostra fotografica “Il Panda Siamo Noi”
La campagna del WWF mira a raggiungere l’ambizioso obiettivo di zero perdita di specie e habitat entro il 2030, coinvolgendo cittadini, volontari, comunità locali e scienziati.
Attraverso attività come eventi, mostre, dibattiti e progetti di conservazione, inclusi il ripristino degli habitat e il sostegno alle popolazioni di specie chiave, come il cervo italico, il WWF si impegna a preservare il capitale naturale per garantire la nostra sopravvivenza.
La GenerAzioneMare scenderà in campo durante l’estate con iniziative per la ricerca sulla megafauna, ossia gli animali marini di grosse dimensioni, del Mediterraneo, il monitoraggio delle tartarughe, la salvaguardia degli squali e la pulizia dei fondali dagli inquinanti, promuovendo una pesca più sostenibile e la protezione delle aree marine nel Mare Nostrum.
Mostra Fotografica “Il Panda Siamo Noi”: dove e quando
La prima occasione pubblica avrà luogo a Roma al Complesso Monumentale dell’Acquario Romano, dove dal 12 al 17 marzo sarà allestita la mostra, gratuita e accessibile al pubblico, “Il Panda siamo noi” organizzata dal WWF. Durante l’evento, le opere dei fotografi Alessandro Dobici, Alberto Cambone e Roberto Isotti trasformeranno il cinema italiano in una rappresentazione della bellezza della natura.