ATTRAVERSO IL PROGETTO SPERIMENTALE DI MONITORAGGIO APPLICATO AI RIFIUTI DI PLASTICA NEL FIUME PO, EMERGONO DATI RIVELATORI SUL DESTINO DI QUESTI DURANTE IL LORO PERCORRERE LE ACQUE ITALIANE
Alla Ricerca del Plastic Litter
Rilevatori rilasciati due anni fa a Torino hanno confermato uno stallo prolungato del plastic litter (detriti di plastica), ma ciò che sorprende è che solo una piccola percentuale di esso, pari al 15%, giunge fino all’Adriatico.
I risultati di questa ricerca, delineano un quadro importante sulla gestione delle plastiche in uno dei fiumi più importanti d’Italia. In questo contesto, l’attenzione si estende anche al fiume Tevere, con particolare enfasi sulle iniziative dell’Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino Centrale
Analisi dei Rifiuti Plastici: il viaggio lungo il Fiume Po
Lo scorso 19 Aprile 2024, a Palazzo Naselli-Crispi a Ferrara, si è svolta una presentazione significativa dei risultati del Progetto MAPP (Monitoraggio Applicato alle Plastiche del Po), promosso dall’Autorità di bacino distrettuale del fiume Po e dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile.
Il progetto, avviato a giugno 2021 con il rilascio di tracker (sensori di rilevamento) a Torino, ha rappresentato un passo importante nella comprensione del fenomeno del plastic litter nel fiume più lungo d’Italia.
I dati emersi dalla ricerca hanno evidenziato una predominanza di rifiuti plastici di dimensioni inferiori ai 10 centimetri di lunghezza lungo la rete idrografica del fiume Po.
Tuttavia, ciò che ha attirato l’attenzione è stata la scoperta della precisa identificazione delle potenziali zone d’accumulo di questi rifiuti, sia per quantità sia per tempo di permanenza.
Nel comunicato della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile si legge che “la quantità di plastica che giunge sino al Mare Adriatico è stimata in poco meno del 15% del totale quantificato più a monte e che, inoltre, la tecnologia assiste il monitoraggio grazie alla positiva evoluzione dei dati satellitari, oggi più performanti e in grado di rilevare gli accumuli di plastica anche tra la fitta vegetazione del Grande Fiume“.
Questo dato, sebbene possa sembrare relativamente basso, fornisce un’importante comprensione della dinamica del trasporto dei rifiuti plastici attraverso il fiume. Cosa che ha aiutato a comprendere meglio il viaggio dei detriti.
Il ruolo della tecnologia
Inoltre, è stato evidenziato che la tecnologia ha giocato un ruolo fondamentale nel monitoraggio di questi rifiuti. Grazie al progresso nella lettura dei dati satellitari, oggi è possibile rilevare gli accumuli di plastica anche tra la densa vegetazione che caratterizza il Po.
I risultati, «hanno permesso all’Autorità di bacino di ottenere un primo quadro conoscitivo utile a supportare la definizione di futuri approfondimenti e di azioni concrete di prevenzione e gestione dell’inquinamento da “river litter”», ha evidenziato Alessandro Bratti, segretario generale dell’Autorità di bacino distrettuale del fiume Po.
«Gli esiti del progetto MAPP hanno costituito le basi per la progettazione del programma sperimentale triennale 2024-2026 per il recupero delle plastiche nel fiume Po, che sarà realizzato con i finanziamenti resi disponibili dal ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica attraverso la Legge SalvaMare».
«Dai dati raccolti col censimento visivo sembra che la quantità totale di plastic litter trasportata dal Po sia sensibilmente inferiore rispetto a quella attribuita in passato da stime modellistiche», sottolinea Giuseppe Dodaro, responsabile Area Capitale Naturale e Agroecologia di Fondazione per lo sviluppo sostenibile. «L’osservazione prevalente di oggetti di piccole dimensioni suggerisce che i rifiuti subiscono intensi processi di frammentazione prima di giungere a mare».
Contrastare l’inquinamento da plastica per tutelare la salute umana
Come mai? Il fenomeno si deve ai lunghi tempi di permanenza in alveo, come testimoniato dall’analisi degli spostamenti effettuata coi tracciatori.
Di conseguenza, si conferma come il contrasto all’inquinamento da plastica sia necessario per la tutela degli ecosistemi ma soprattutto della salute umana.
L’argomento è stato discusso nel corso della quarta sessione dell’International Negotiating Commette di UNEP, riunita dal 23 al 29 aprile scorso a Ottawa, in Canada, «per giungere finalmente alla ratifica di un accordo internazionale giuridicamente vincolante sull’inquinamento da plastica», prosegue Dodaro.
Ma conosciamo il progetto.
Il progetto MAPP
MAPP (Monitoraggio Applicato alle Plastiche nel Po) è un’iniziativa congiunta dell’Autorità di bacino distrettuale del fiume Po e della Fondazione per lo sviluppo sostenibile. Si propone di mappare la presenza e il tipo di rifiuti plastici di medie e grandi dimensioni che galleggiano lungo il fiume d’Italia e si dirigono verso il Mare Adriatico.
Attraverso un periodo di due anni, dal 2021 al 2023, il progetto ha adottato tecniche innovative di monitoraggio per comprendere la distribuzione spaziale di tali materiali, tracciare il viaggio e individuare le possibili aree di accumulo lungo il corso del fiume.
Il monitoraggio delle plastiche galleggianti è stato condotto per la prima volta lungo l’intera lunghezza di un grande fiume, utilizzando il protocollo RIMMEL sviluppato dal Joint Research Center (JRC). Questo protocollo prevede l’osservazione diretta dei rifiuti plastici galleggianti. Le osservazioni sono state effettuate in cinque località distribuite lungo tutto il corso del fiume, così come nelle aree golenali circostanti.
I risultati del progetto hanno rivelato una predominanza di rifiuti plastici di dimensioni inferiori a 10 cm, appartenenti principalmente alle prime tre classi dimensionali, ovvero quelle minori di 2,5 cm, comprese tra 2,5 e 5 cm e comprese tra 5 e 10 cm.
Viaggio delle plastiche: alla Scoperta dei Tracker GPS
Questi tracker, ossia dispositivi galleggianti, concepiti per simulare il tragitto dei rifiuti nel fiume, sono dotati di sofisticati localizzatori GPS. Rilasciati lungo il corso del fiume, essi hanno svelato un dato intrigante: solo meno del 15% ha completato il percorso fino al Mare Adriatico. Gli altri hanno intrapreso spostamenti misteriosi, da poche centinaia di metri a centinaia di chilometri.
Cosa ha impedito ad essi di raggiungere la destinazione finale? La vegetazione lungo le sponde, i piloni dei ponti e gli ormeggi per le imbarcazioni fluviali sono emersi come ostacoli lungo il percorso, dal momento che trattengono i tracker per lungo tempo.
Tuttavia, attraverso questa tecnologia innovativa, è stato possibile tracciare con precisione il percorso dei dispositivi, rivelando così le potenziali aree di accumulo lungo il corso del fiume.
Il potere dei satelliti: il viaggio della plastica visto dall’alto
Grazie alla collaborazione con il Dipartimento di Geoscienze dell’Università degli Studi di Padova, i ricercatori hanno sfruttato i dati del satellite Sentinel 2 dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) per monitorare le macroplastiche galleggianti. Il viaggio, rappresenta una prima assoluta nel campo del monitoraggio fluviale.
In una simulazione alla Cava Ronchetto di Motta Baluffi (CR), i ricercatori hanno testato la capacità del satellite di individuare e distinguere le masse di plastica dall’acqua circostante. Utilizzando due zattere, una con solo plastica e l’altra con plastica e vegetazione, hanno quindi verificato se il satellite fosse in grado di identificarle e distinguerle.
Il risultato è stato sorprendente: entrambe le zattere erano chiaramente visibili e distinguibili.
Questa tecnologia non solo permette di individuare le aree di accumulo, ma potrebbe anche fornire una stima accurata delle quantità di plastica sulle sponde del fiume Po.
Affrontare l’inquinamento: focus sul Tevere
L’inquinamento causato dalle plastiche nei mari e nei corsi d’acqua è una sfida urgente e complessa, con impatti significativi sulla salute pubblica e sull’ecosistema. Marco Casini, segretario generale dell’Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appennino Centrale, ha evidenziato l’impegno delle Autorità di Bacino nel comprendere e affrontare questa minaccia crescente.
Le Autorità di Bacino Distrettuale, nell’ambito delle loro attività istituzionali, si sono dedicate alla protezione e gestione delle risorse idriche, implementando progetti mirati per comprendere meglio il fenomeno e adottare strategie di prevenzione e mitigazione.
Ad esempio, avviando progetti come Life Blue Lakes e Plasticentro, focalizzati sulla ricerca di soluzioni efficaci per contrastare l’inquinamento da plastica.
Questi sforzi dimostrano un impegno concreto nel trovare soluzioni innovative per proteggere le acque e gli ecosistemi, garantendo un futuro sostenibile per le generazioni a venire.
I dati sono stati presentati dall’Autorità di bacino distrettuale del Fiume Po e dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile in collaborazione con ISPRA, CNR e l’Università di Cadice (Spagna).