VISTE LE NUMEROSE SFIDE AMBIENTALI E SOCIALI CHE AFFRONTIAMO OGGI, EMERGE SEMPRE PIÙ CHIARAMENTE LA NECESSITÀ E L’URGENZA DI SOLUZIONI INNOVATIVE E SOSTENIBILE. IN QUESTO CONTESTO, LA PROGETTAZIONE RIGENERATIVA, CON IL SUO POTERE DI MIGLIORARE NON SOLO GLI ECOSISTEMI NATURALI, MA ANCHE LE COMUNITÀ E LE CITTÀ IN CUI VIVIAMO, RAPPRESENTA UNA SOLUZIONE GREEN
Attraverso la sua capacità di rinnovare e ripristinare le risorse, La progettazione rigenerativa offre un nuovo modello per creare spazi urbani che non solo sopravvivono, ma prosperano nel lungo termine
Origini della progettazione rigenerativa: il potere del cambiamento
La progettazione rigenerativa ha radici che affondano nel passato e trae ispirazione dai principi di rigenerazione noti in biologia, cioè alla capacità intrinseca degli organismi viventi di guarire, riparare e rigenerare i propri tessuti oppure organi danneggiati.
Uno degli antecedenti storici più rilevanti è rappresentato dalla permacultura o “permanent agricolture”. Il termine deriva da “agricoltura permanente” e “cultura permanente” un sistema di progettazione agricola sostenibile che trae ispirazione dai modelli naturali osservati negli ecosistemi selvatici.
Quest’ultima, è stata sviluppata negli anni ’70 in Australia da Bill Mollison e David Holmgren, i quali hanno introdotto concetti chiave come l’interconnessione tra elementi, l’uso efficiente delle risorse e la creazione di sistemi stabili e produttivi.
A partire dagli anni ’90, l’attenzione verso il concetto di rigenerazione ha investito vari campi, tra cui l’architettura, il design urbano e l’ecologia. Questo ha portato alla nascita del movimento della progettazione rigenerativa, una tecnica che cerca di andare oltre la sostenibilità.
Nata come risposta alle sfide ambientali e sociali del nostro tempo, abbraccia i cicli e i processi naturali degli ecosistemi come fonte di ispirazione e guida per il design umano. Invece di combattere contro la natura, cerca insomma di collaborare con essa, creando soluzioni che si integrino perfettamente nel tessuto vivente del nostro pianeta.
Ma c’è di più.

Abbracciare la bellezza del mondo
Come sottolinea Daniel Wahl, esperto di culture rigenerative, «si tratta anche di abbracciare la meraviglia e la bellezza del nostro mondo, di riconoscere il nostro ruolo come custodi della Terra».
Questa prospettiva ci sfida a pensare al di là della nostra breve esistenza individuale, a considerare l’impatto delle nostre azioni sul futuro del pianeta. Non si tratta solo di salvarlo, ma di costruire un futuro in cui l’umanità e la natura possano prosperare insieme, in equilibrio armonico. Ma quali sono i principi cardine della tecnica? La biomemetica e l’ecomimetica sono forse quelli più importanti.
Nello specifico, la biomimetica studia e imita i processi biologici e biomeccanici della natura e degli esseri viventi come fonte di ispirazione per il miglioramento delle attività e tecnologie umane.
L’ecomimetica è una tecnica che applica il mimetismo nell’edilizia e nell’urbanistica.
Un esempio emblematico di questo approccio è il Bosco Verticale di Milano, progettato dall’architetto Stefano Boeri.
Parliamo di un complesso di due palazzi residenziali nel cuore della città, che ospita migliaia di piante e alberi, così da contribuire a purificare l’aria, assorbire il carbonio e creare un ambiente naturale per chi vive o lavora all’interno dei due edifici.
Piccola curiosità, tra gli inquilini VIP dei Boschi verticali, gli stilisti Diego Dolcini e Gaia Trussardi, il dirigente di Allianz, Carsten Quitter, i calciatori Ivan Perisic e Felipe Melo e il rapper Lorenzo Carvalho.
Il potere del design rigenerativo come connubio tra persone e natura
Una delle caratteristiche chiave del design rigenerativo è la sua capacità di adattarsi nel tempo. Utilizzando risorse rinnovabili e fonti energetiche sostenibili, mira a garantire che le sue creazioni non esauriscano le risorse del pianeta. Pertanto, viene comunemente definito “socialmente, economicamente ed esteticamente compatibile con l’ambiente circostante”.
Quali strumenti possono affiancare la tecnica?
Innovazione nel design rigenerativo
L’intelligenza artificiale e l’apprendimento automatico emergono come strumenti importanti per garantire che le soluzioni create possano adattarsi e evolversi nel tempo.
Un altro pilastro fondamentale è la “selezione circolare dei materiali”, che mira a mantenere il valore delle risorse durante tutto il ciclo di vita, riducendo gli sprechi e ottimizzando l’utilizzo delle risorse disponibili.
Insomma, se vogliamo raggiungere l’obiettivo di rifiuti zero, è essenziale adottare metodi di progettazione e costruzione che prevedano la prevenzione della produzione di rifiuti e la trasformazione di quelli esistenti in risorse utili.
Ogni fase del processo, dalla scelta dei materiali alla metodologia costruttiva, richiede pertanto una pianificazione attenta e mirata. Ma esploriamo altri esempi di architettura rigenerativa e il potere green che ne deriva.
Aguahoja di Neri Oxman
L’Architettura Aguahoja, concepita da Neri Oxman e dal suo gruppo di ricerca The Mediated Matter, rappresenta un’innovativa svolta nel campo della progettazione sostenibile e della bioarchitettura. Questo progetto si inserisce nell’ambito della Material Ecology, un approccio che mira a sviluppare nuovi materiali ispirandosi ai principi della natura stessa.
Invece di continuare a produrre materiali sintetici non biodegradabili, Aguahoja si basa sull’idea di creare composti organici che possano essere riassorbiti dalla natura senza lasciare un impatto negativo sull’ambiente.
Il concetto chiave è “l’economia circolare”, che si propone di ridurre al minimo gli scarti e massimizzare il riutilizzo delle risorse. Uno strumento essenziale per raggiungere questo obiettivo è l’approccio “cradle to cradle” (dalla culla alla culla), che si contrappone al tradizionale modello “cradle to grave” (dalla culla alla tomba).
Nel modello “cradle to cradle”, i materiali utilizzati per la produzione sono pensati in modo da poter essere completamente riutilizzati, riciclati o decomposti senza generare rifiuti. Questo richiede una progettazione intelligente e fin dalla fase iniziale, in modo che i prodotti possano essere smontati e i materiali separati facilmente al termine della loro vita utile.
Ma veniamo al progetto.
Due padiglioni futuristi e rispettosi dell’ambiente
Il progetto prevede la realizzazione di due padiglioni, dove vengono esposte strutture e oggetti stampati in 3D utilizzando materiali biocompatibili come gusci di gamberetti, esoscheletri di insetti e foglie morte. Questi materiali, modellati dall’acqua e colorati con pigmenti naturali, costituiscono una materia-organismo ricavata da composti biopolimerici.
Ma c’è di più. Ciò che rende Aguahoja un’opera straordinaria è la sua capacità di scomporre l’anidride carbonica, migliorare l’impollinazione, incrementare i microrganismi del suolo e fornire sostanze nutritive.
La combinazione di cellulosa, chitosano, pectina e carbonato di calcio consente la produzione di composti biodegradabili di diverse dimensioni, senza la necessità di assemblaggio. In definitiva, al termine del suo ciclo di vita, quando non è più necessario, il materiale può essere “programmato” per trasformarsi in acqua, restituendo così tutti i suoi componenti al loro ambiente naturale.
Questo processo di decomposizione controllata non solo riduce l’impatto ambientale dei rifiuti, ma consente anche il completo reintegro dei materiali nel ciclo naturale, contribuendo così alla sostenibilità dell’ecosistema.
Le Torri Al Bahar ad Abu Dhabi: il potere e la potenzialità dell’architettura adattativa e della progettazione rigenerativa
Le Torri Al Bahar ad Abu Dhabi (Emirati Arabi), illustrano l’integrazione sinergica tra l’Architettura adattativa e il design rinnovabile. Incarnano la flessibilità attraverso una facciata innovativa, composta da pannelli triangolari che si adattano alla luce solare, sposando così l’edilizia adattiva con idee di design sostenibile.
Utile precisare che per Architettura adattativa si intende un approccio progettuale che si concentra sulla creazione di edifici e strutture in grado di adattarsi in modo dinamico e flessibile alle mutevoli esigenze degli utenti, dell’ambiente circostante e delle tecnologie emergenti.
Il Pixel Building di Melbourne
Il Pixel Building di Melbourne (Australia), con i suoi tetti verdi e i pannelli fotovoltaici, si distingue come esempio di progettazione rigenerativa, puntando a zero emissioni di carbonio.
Il progresso verso città più sostenibili continua con l’urbanistica rigenerativa, un approccio che mira a mitigare gli impatti negativi della rapida urbanizzazione.
Attraverso l’uso di fonti di energia rinnovabile, la creazione di spazi verdi e il riciclo dei rifiuti, l’urbanistica rigenerativa si propone di trasformare le città in luoghi più accoglienti e rispettosi dell’ambiente.
L’obiettivo ultimo è quello di rendere le città dei veri e propri santuari per l’uomo e per la natura, promuovendo uno sviluppo urbano che sia in armonia con il pianeta.
L’oasi urbana del Gardens by the Bay: un modello di resilienza ambientale
Gardens by the Bay, uno dei gioielli di Singapore (Malesia), rappresenta un esempio straordinario di architettura resiliente e sostenibile. La struttura principale del giardino è caratterizzata da due imponenti serre che non solo svolgono la funzione tradizionale di proteggere la vegetazione, ma agiscono anche come un sistema ecologico integrato per l’intero giardino.
Le serre raccolgono l’acqua piovana e la utilizzano nel sistema di raffreddamento, regolando così sia la temperatura sia l’umidità all’interno dell’ambiente. Questo approccio intelligente non solo ottimizza le condizioni per la crescita delle piante, ma riduce anche il consumo di energia.
Tuttavia, il vero punto di forza del Gardens by the Bay sono i super alberi, conosciuti come Super Trees. Questi alberi artificiali, in tutto diciotto, sono veri e propri giganti che imitano le funzioni vitali degli alberi naturali. Alti tra i 25 e i 50 metri, essi sono sono in grado di raccogliere acqua e luce solare e trasformarli in energia utilizzabile. Questa capacità di generare energia sfruttando le risorse naturali li rende eccezionali strumenti di sostenibilità.
Il potere dei super alberi: non solo un’opera d’arte
I super alberi sono anche abitati da una vasta gamma di piante esotiche, tra cui oltre duecento specie di orchidee e bromelie. Oltre a fornire un ambiente ideale per la crescita di queste piante, i super alberi offrono anche un’esperienza unica ai visitatori. Una passerella permette di ammirare dall’alto la struttura e di godere di viste panoramiche mozzafiato sui giardini circostanti.
Non solo belli da vedere durante il giorno, i super alberi si trasformano in suggestive opere d’arte durante la notte, con spettacoli di luce e musica che li rendono una delle attrazioni più affascinanti del Gardens by the Bay, visibili anche da lontano.
Gli alberi insomma, non solo servono come elemento estetico, ma rappresentano anche un simbolo di innovazione ecologica e sostenibilità.
In definitiva, la progettazione rigenerativa ha il potere di migliorare la salute dei sistemi naturali, sociali ed economici. Non solo crea ambienti urbani più verdi e accoglienti, ma ispira un cambiamento positivo a livello globale, attraverso la promozione di uno stile di vita più sostenibile per le generazioni future.
Fonti
Grant Associates, Atelier One, Atelier Ten. (n.d.). Gardens by the Bay.