ULTIMAMENTE SIAMO DI FRONTE A UN PARADOSSO CLIMATICO SENZA PRECEDENTI: MENTRE IL RISCALDAMENTO GLOBALE E LE ONDATE DI SICCITÀ PREOCCUPANO IL PIANETA, MOLTE CITTÀ STANNO DIVENTANDO SEMPRE PIÙ VITTIME DI PRECIPITAZIONI INTENSE ALLUVIONI. VEDI VALENCIA IN SPAGNA A INIZIO MESE E IN SICILIA, NEL CATANESE, MERCOLEDÌ 13 NOVEMBRE 2024. È UNA CONTRADDIZIONE SOLO APPARENTE, POICHÉ QUESTI FENOMENI SONO LEGATI DA UN COMPLESSO MECCANISMO CLIMATICO CHE RENDE LE AREE URBANE PIÙ VULNERABILI ALLE PIOGGE TORRENZIALI
Riscaldamento globale e piovosità urbana: il paradosso climatico
Cosa rende le città così soggette a questi eventi estremi? E come possiamo adeguare le infrastrutture urbane per resistere a questa nuova normalità climatica? Vediamo.
L’aumento delle temperature globali, provocato dal cambiamento climatico, sta intensificando il ciclo di evaporazione e condensazione atmosferica. L’aria più calda ha una capacità maggiore di trattenere umidità, il che crea le condizioni per precipitazioni improvvise e spesso violente.
Questo fenomeno si manifesta soprattutto quando la massa d’aria satura di vapore acqueo si raffredda rapidamente, causando il rilascio improvviso di grandi quantità di pioggia.
Oltre all’innalzamento delle temperature, anche la crescente urbanizzazione contribuisce a modificare il clima locale. Le superfici artificiali e impermeabili come asfalto e cemento, infatti, accumulano e rilasciano calore in modo diverso rispetto al suolo naturale, trattenendo l’energia solare e creando microclimi.
Questo processo, noto come effetto isola di calore, incrementa ulteriormente il riscaldamento locale, favorendo la condensazione e aumentando così l’intensità delle precipitazioni.
Inquinamento e cementificazione selvaggia
L’inquinamento atmosferico causato dal traffico automobilistico gioca un ruolo significativo nell’intensificare le piogge estreme. Le auto, insieme a camion e altri veicoli, rilasciano nell’aria grandi quantità di sostanze inquinanti, come anidride carbonica, ossidi di azoto e particolato.
Le particelle sospese, note anche come aerosol, agiscono come nuclei di condensazione attorno ai quali si accumula il vapore acqueo, facilitando la formazione di nuvole dense e pronte a scaricare grandi volumi d’acqua.
Questo accumulo di umidità e la concentrazione di nuclei di condensazione amplificano la frequenza e la violenza degli eventi meteorologici, rendendo le precipitazioni intense un fenomeno sempre più comune e preoccupante in molte aree del pianeta.
Oltre alla cementificazione e all’inquinamento, anche la conformazione fisica delle città moderne, caratterizzate da grattacieli e superfici riflettenti, altera i flussi d’aria, contribuendo alla creazione di microclimi che intrappolano umidità e calore.
Questa fragilità urbana mette in luce quello che viene chiamato paradosso climatico: mentre le città sono tra le maggiori responsabili del cambiamento climatico – con elevati livelli di emissioni e inquinamento – risultano anche tra le più vulnerabili agli impatti estremi di tale fenomeno globale.
Il paradosso documentato da uno studio
Uno studio condotto dall’Università della Georgia (con sede ad Athens, Stati Uniti), nota per la sua ricerca innovativa nel campo ambientale — ha recentemente documentato questo effetto, pubblicandone i risultati sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS), un’importante fonte di pubblicazioni scientifiche a livello mondiale.
L’analisi, che ha considerato 1.056 città in tutto il mondo dal 2001 al 2020, ha rivelato che il 63% di queste aree urbane registra livelli di piovosità superiori rispetto alle zone rurali circostanti. Questo incremento è stato significativo: le precipitazioni annuali medie sono infatti aumentate da 3,8 cm nel 2001, a 6,4 cm nel 2020.
Questo incremento delle precipitazioni non solo minaccia la sicurezza delle infrastrutture urbane, ma espone le città anche a frequenti alluvioni.
La situazione in Italia: l’alluvione a Siena e Catania
Il nostro Paese, particolarmente vulnerabile ai cambiamenti climatici, è stato di recente teatro di eventi meteorologici estremi, come l’alluvione che ha colpito Siena il 2 ottobre e il catanese, oggi, 13 novembre 2024, mentre scriviamo l’articolo.
In poche ore, piogge torrenziali hanno inondato i centri, trasformando le strade in fiumi e le piazze in laghi e causato danni ingenti a edifici, negozi e abitazioni.
La rapidità e l’intensità delle piogge hanno colto di sorpresa diversi centri urbani, mettendo in crisi il sistema di drenaggio e le infrastrutture.
Questo evento drammatico ha evidenziato come le città italiane, soprattutto quelle con un patrimonio storico, siano particolarmente vulnerabili a fenomeni climatici di questa portata. La struttura medievale di Siena, con strade strette e sistemi di drenaggio non adatti a gestire volumi così elevati d’acqua, ha reso infatti l’evento ancora più devastante.
La devastazione di Valencia
Fenomeni simili si sono verificati in Spagna, dove Valencia ha subito una delle inondazioni più intense degli ultimi anni. IL 29 ottobre, una serie di tempeste ha colpito il centro urbano e le aree limitrofe, con piogge che hanno superato i 200 mm in appena otto ore, ossia l’equivalente della piovosità annuale della regione.
L’acqua ha sommerso le strade, bloccato i trasporti e causato gravi danni a edifici e infrastrutture. Purtroppo, l’alluvione ha provocato oltre duecento morti e numerosi dispersi.
I due esempi sopracitati non rappresentano un caso isolato, ma si inseriscono in un fenomeno globale che espone le città moderne a eventi climatici sempre più estremi e distruttivi.
Città come Pechino, Houston e molte altre in diverse aree del globo hanno sperimentato un significativo incremento delle precipitazioni dovuto a questo effetto urbano. Che fare?
Il futuro delle città in un mondo surriscaldato
Il “paradosso della piovosità urbana” rende chiara la necessità di ripensare la progettazione e la gestione degli spazi urbani.
Adattare le infrastrutture urbane alla nuova realtà climatica significa ridisegnare i sistemi di drenaggio, creare aree verdi e investire in materiali permeabili, capaci di assorbire e regolare il deflusso delle acque piovane.
Ovviamente, la resilienza urbana passa anche attraverso politiche di riduzione dell’inquinamento e strategie energetiche più efficienti, volte a contenere l’effetto “isola di calore” e a migliorare la qualità della vita urbana.
Interventi come tetti e facciate verdi, parchi urbani e progetti di gestione delle acque, già adottati in città come Rotterdam e Copenaghen, dimostrano come infrastrutture “blu” e “verdi” possano mitigare efficacemente il rischio di allagamenti.
In questo contesto di trasformazione climatica globale, è urgente che le città sviluppino una visione sostenibile e lungimirante, in grado di adattarsi e resistere alle sfide sempre più frequenti. Il cambiamento climatico, infatti, non è solo una questione di riscaldamento e siccità; rappresenta una complessa realtà che influisce sul modo in cui viviamo e progettiamo i nostri spazi urbani.