IL RAPIDO SCIOGLIMENTO DEL GHIACCIAIO DELL’ARTICO EMERGE COME UNO DEI FENOMENI PIÙ EVIDENTI E MINACCIOSI DEL CAMBIAMENTO CLIMATICO. NUOVI STUDI HANNO EVIDENZIATO COLLEGAMENTI SORPRENDENTI TRA IL SUO SCIOGLIMENTO E LE ESTREME CONDIZIONI METEOROLOGICHE ESTIVE CHE COLPISCONO L’EUROPA. MA QUALI IMPLICAZIONI HA IL FENOMENO PER IL NOSTRO PIANETA E PER GLI ESSERI UMANI?
Il ghiacciaio dell’Apocalisse
L’Oceano Glaciale Artico è una massa d’acqua circondata dalle fredde e silenziose terre dell’emisfero settentrionale di Europa, Asia e America. Tuttavia, al di là della sua apparente bellezza e tranquillità, si cela un segreto che potrebbe sconvolgere l’equilibrio climatico globale.
A est della Groenlandia, si estende una vasta distesa di mare aperto, in cui si riversa l’Oceano Glaciale l’Artico. I suoi flussi (un fenomeno relativamente nuovo nel complesso quadro meteorologico del Nord Atlantico), comprendono ondate di acqua dolce e fredda causate dallo scioglimento del ghiaccio.
Ebbene, un nuovo studio pubblicato sulla rivista Weather and Climate Dynamics ha esaminato come questo fenomeno possa innescare una reazione a catena che finisce per influenzare l’intero sistema climatico.
In che modo?
Occhio alla corrente e al ghiacciaio dell’Apocalisse
In pratica, i massicci flussi d’acqua dolce stanno alterando il sistema di correnti oceaniche noto come Circolazione Meridionale Atlantica (AMOC). Questa corrente, vitale per la regolazione del clima globale, devia l’acqua calda della superficie verso l’emisfero settentrionale e le acque fredde e profonde verso l’Antartide.
Ma cosa succede se questa corrente dovesse fermarsi?
Le conseguenze potrebbero essere catastrofiche. Un AMOC indebolito potrebbe causare un innalzamento repentino del livello del mare lungo la costa orientale del Nord America, poiché l’acqua calda si accumula in questa regione.
Ma il mistero non finisce qui. Secondo il ricercatore Xavier Fettweis, un indebolimento dell’AMOC potrebbe provocare ondate di caldo e siccità, causando ulteriori sconvolgimenti climatici.
Di recente, ad esempio, il fenomeno ha creato un’onda di calore oceanico di lunga durata nel Golfo del Maine (costa nord-orientale del Nord America), con conseguenze potenzialmente devastanti per la vita marina e la pesca. Per intenderci, nel corso degli ultimi 15 anni, la temperatura nella regione del Golfo del Maine è aumentata a un ritmo sette volte superiore alla media globale e più velocemente del 99% dell’intero oceano globale.
Ma non è tutto: un oceano più caldo al largo della costa orientale riscalda anche l’atmosfera sopra di esso, aumentando l’umidità nell’aria.
Questo significa che quando i sistemi meteorologici si spostano verso l’entroterra, possono portare con sé piogge torrenziali, come dimostrato dagli uragani Irene nel 2011 e Sandy nel 2012.
Nello specifico, l’uragano Irene sommerse il Vermont con piogge devastanti che causarono danni per 1miliardo di dollari e perdite umane. L‘uragano Sandy, il più grande uragano atlantico mai registrato, prima di colpire la costa orientale, lasciò dietro di sé una scia di distruzione e morte.
Lo studio conferma insomma la minaccia del “Ghiacciaio dell’Apocalisse”.
Ma qual è il nesso con l’ondata di caldo torrenziale paventato?
Un caldo record
Secondo le misurazioni degli esperti, l’ “anomalia dell’acqua dolce”, attualmente riscontrata, potrebbe scatenare un’ondata di caldo e siccità nell’Europa meridionale durante l’estate.
E non si tratterà di un fenomeno occasionale… Potrebbe protrarsi per i prossimi cinque anni.
Per intenderci, il clima poterebbe essere paragonato alle ondate di caldo dell’Artico del 2018 e del 2022, che portarono a picchi di temperatura senza precedenti in Scandinavia e Siberia, e a incendi devastanti nel nord della Svezia.
Tanto per non dimenticare: nell’estate del 2022, le ondate di caldo persistenti in tutta Europa causarono la morte di oltre 60mila persone. Nel Regno Unito, si registrò per la prima volta in assoluto una temperatura di 40 gradi Celsius, mentre l’Unione Europea affrontò la seconda peggiore stagione degli incendi mai registrata, con migliaia di ettari di territorio ridotti in cenere.
Ma non è tutto: il 2022 fu anche l’anno più secco mai registrato in Europa. Il 63% dei suoi fiumi mostrò portate inferiori alla media, con gravi conseguenze per la navigazione fluviale e la produzione di energia.
Ragion per cui, Marilena Oltmanns, oceanografa del National Oceanography Centre del Regno Unito e autrice principale dello studio, sottolinea l’importanza di comprendere e monitorare questi cambiamenti.
Grazie a queste ricerche, si potranno sviluppare metodi agricoli più resilienti, prevedere la domanda di carburante e adottare misure preventive contro gli incendi.
Peccato che i fondi per continuare lo studio su questo ghiacciaio stiano finendo e che gli attuali modelli climatici fatichino ancora a simulare con precisione questi futuri afflussi d’acqua dolce, rendendo difficile fare proiezioni sistematiche.
Sprazzi di ottimismo
Tuttavia, c’è speranza nel caos. Jennifer Francis, una scienziata senior del Woodwell Climate Research Center (Massachusset), vede questi risultati non solo come un’enorme sfida, ma anche come un’opportunità per migliorare le previsioni meteorologiche stagionali per l’Europa.
Secondo Daniela Domeisen, esperta di eventi meteorologici ed estremi, questo studio è un vero passo avanti nella comprensione di come il riscaldamento globale porti agli estremi, poiché mostra chiaramente la catena di eventi sia nelle osservazioni sia nei modelli. È come se avessimo finalmente trovato una chiave per aprire una porta che ci permette di vedere il futuro del clima con maggiore chiarezza.