Uno studio rivela l’origine del cavallo moderno
Essenziale per le società umane del passato, il cavallo è diventato un animale ricreativo durante il ventesimo secolo, quando il mondo è diventato sempre più meccanizzato.
I cavalli hanno rivoluzionato non solo il nostro modo di viaggiare, ma anche il modo in cui i nostri geni, malattie, merci e lingue hanno iniziato a circolare in tutto il pianeta, globalizzando efficacemente il mondo per la prima volta.
Grazie ai destrieri e le fitte reti di stazioni postali, la comunicazione è diventata estremamente veloce. Ciò ha contribuito alla stabilità di vasti imperi.
Basti pensare alla dinastia cinese Tang (618-907 dell’era volgare, d.C.), o al Grande impero mongolo che Gengis Kahn unificò viaggiando a cavallo attraverso le steppe, nel XIII secolo d.C.
Da Alessandro Magno a Napoleone, vaste aree aperte, dalle steppe dell’Asia centrale alle grandi pianure dell’Ovest americano, non sono mai state raffigurate senza un cavallo.
I cavalli hanno svolto un ruolo chiave nei periodi di guerra: rendevano più efficaci le incursioni e i carri e le cariche di cavalleria potevano essere lanciate a tutta velocità per colpire le linee nemiche.
Le cose cambiarono con l’invenzione del motore a combustione e con l’ascesa dell’industria automobilistica all’inizio del XX secolo.
Così, dopo aver pagato il pesante tributo di milioni di vittime alla Prima Guerra mondiale e aver seguito un armamento sempre più meccanizzato, anche i cavalli abbandonarono progressivamente il campo di battaglia.
Da dove proviene l’odierno cavallo domestico?
Oggi, recenti studi sui genomi antichi hanno fatto luce sul suo addomesticamento, dalle primissime fasi agli sviluppi più moderni.
Si sono così scoperti diversi lignaggi estinti che vagavano ai confini dell’Eurasia circa 4mila anni fa.
Ciò ha dimostrato che il cavallo domestico è stato significativamente rimodellato durante l’ultimo millennio e ha registrato un netto declino della diversità genetica negli ultimi due secoli.
Le nuove scoperte sfatano vecchie credenze
Tuttavia, le moderne razze domestiche non discendono dalle stirpi del Botai, in Asia centrale (intorno al 3500 a.C.).
Anche le tesi secondo cui provenissero dall’Iberia o dall’Anatolia, sono state recentemente contestate.
A sostenerlo è uno studio condotto dall’archeologo molecolare Ludovic Orlando, dell’agenzia di ricerca nazionale francese CNRS e dall’Università di Tolosa III Paul Sabatier
Orlando, autore principale dello uno studio, ha analizzato 300 antichi genomi di cavalli da 121 siti archeologi in Eurasia, insieme con un team interdisciplinare di tutto rispetto. Lo studio ha svelato la patria del primo cavallo moderno.
Ha inoltre spiegato come ha fatto a sostituire i precedenti equidi per diventare l’antenato dei cavalli moderni, dai pony Shetland ai massicci Clydesdale e agli eleganti purosangue.
Il nuovo cavallo venuto dalla steppa
Le prime tracce del cavallo moderno ci portano indietro a 4200 anni fa.
I primi ad addomesticare la nuova razza furono alcuni pastori della steppa eurasiatica occidentale. Esperti nell’allevare cavalli selvaggi per il cibo, i pastori notarono che la nuova razza era più docile e aveva una schiena più forte. Caratteristica che li rendeva più facili da addestrare e cavalcare.
Da quel momento, il destriero iniziò a galoppare per tutta l’Eurasia, dominando la regione dall’Anatolia centrale alla Russia centrale.
“Una volta addomesticato, questo nuovo tipo di cavallo, improvvisamente si diffuse ovunque”, afferma Ludovic Orlando.
Qui, le persone della cultura Sintashta seppellivano i cavalli e i carri, con le prime ruote a raggi, in tumuli chiamati kurgan.
Il cavallo moderno portatore di cambiamenti epocali
La sostituzione genetica fu completata 3mila anni fa e innescò importanti cambiamenti nelle culture umane dell’età del bronzo nella regione del Volga-Don.
“Il nuovo cavallo è diventato un’icona dell’arte della tarda età del bronzo, scolpito nelle impugnature ossee dei pugnali e fuso in figurine di bronzo”, afferma l’archeologo Pavel Kuznetsov dell’Accademia delle Scienze Russa (RAS).
Il parere dei ricercatori
“Insieme, queste innovazioni hanno dato alle persone la possibilità di percorrere sentieri ben battuti, consentendo loro di trovare nuove fonti di stagno, oro e altri metalli”.
Ha contribuito inoltre a “creare reti commerciali a lunga distanza e portare altro bestiame più lontano verso nuovi pascoli”, dice Natalia Roslyakova della RAS.
Cavalcare il cavallo DOM2, cioè il cavallo di “seconda domesticazione”, è stato un “punto di svolta completo”, afferma l’archeologo dell’Università di Oxford Greger Larson, che non faceva parte di questo studio.
“Ha rappresentato un vantaggio su chiunque altro avesse voluto spostarsi rapidamente”. Questo documento mostra anche “che i dati sugli animali possono rivelare importanti cambiamenti culturali nel passato”.
Entusiasta anche l’archeologa molecolare Christina Warinner dell’Università di Harvard e del Max Planck Institute for the Science of Human History, che non faceva parte dello studio. “Hanno trovato la patria originale dei cavalli moderni”, afferma.
Tentativi di addomesticamento antecedenti
I primi a tentare di addomesticare i cavalli furono i pastori Botai del Kazakistan circa 5500 anni fa. Tra le varie cose, pare che radunassero le cavalle per la carne e forse per ottenere il latte.
Per anni i ricercatori hanno pensato, senza tuttavia poterlo dimostrare, che i cavalli Botai (i cui denti mostrano un’usura probabile a causa dei morsi), fossero antenati dei cavalli moderni.
Quando nel 2018 Orlando e colleghi testarono il DNA antico dei cavalli Botai, si resero conto che non potevano essere i precursori dei cavalli moderni.
Erano comunque gli antenati degli odierni cavalli di Przewalski, cavalli “selvaggi” in via di estinzione trovati solo in Mongolia.
Un enigma irrisolto: da dove viene DOM2?
La scoperta riportò i genetisti al punto di partenza e ricominciarono a cercare tracce dell’antenato dei cavalli moderni.
Per trovare DOM2, il cavallo di “seconda domesticazione”, si fecero ricerche in tutta l’Eurasia.
Orlando fece una richiesta per più ossa di cavallo dai siti archeologici che comprendono tutti i sospetti centri di addomesticamento, tra cui Iberia, Anatolia e le steppe dell’Eurasia occidentale e dell’Asia centrale.
Dopo un viaggio iniziato tra Kazakistan, Siberia e Mongolia, per raccogliere ogni campione di ossa di cavalli vissuti da 10mila a 2mila anni fa, fu possibile pertanto effettuare un sequenziamento shotgun sui genomi degli animali.
Orlando e il ricercatore Pablo Librado hanno catalogato i genomi dei cavalli antichi e moderni in un albero genealogico per vedere cosa avessero in comune.
I campioni di DNA ricevuti hanno risolto il mistero. Sebbene il team non abbia trovato il primissimo cavallo DOM2, ha identificato diversi antenati strettamente imparentati vissuti da 5400 a 4600 anni fa.
“Gli equidi vissuti più di 4200 anni fa mostravano una ricca diversità genetica. I cavalli che vivevano in Anatolia, Europa, Asia centrale e Siberia erano geneticamente abbastanza distinti”, afferma Orlando.
(fonte Ann Gibbons Science traduzione Simona Mazza Cerrtelli)