mercoledì, Gennaio 22, 2025

Il danno ambientale della ex-Pertusola Sud di Crotone. La riflessione del dr. Montilla oncologo

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VALUTAZIONE E GESTIONE DEL RISCHIO SANITARIO E AMBIENTALE CAUSATO DALLA CONTAMINAZIONE INDUSTRIALE DEL SIN DI CROTONE, CON PARTICOLARE ATTENZIONE AGLI EFFETTI ONCOLOGICI LEGATI ALLA PATOGENESI AMBIENTALE E ALLE POSSIBILI STRATEGIE DI PREVENZIONE

Riceviamo e pubblichiamo una osservazione dell’oncologo dr. Pasquale Montilla, Consulente Scientifico dell’Osservatorio Nazionale Amianto ONA Roma, riferito al  Sito di Interesse Nazionale (SIN) di Crotone.

Il SIN di Crotone e i suoi veleni

Il SIN di Crotone con i suoi veleni doveva rappresentare una riflessione scientifica avanzata applicando modelli statistici predittivi molecolari e screening onco-tossicologici nella valutazione del danno subito su specie umana. Una rapida prevenzione primaria e secondaria con ricalibrazione dei dati sanitari acquisiti avrebbero garantito un maggiore controllo sulle malattie oncologiche correlabili a patogenesi ambientale. Le mancate strategie procedurali ed errori cognitivi non applicando il più semplice dei ragionamenti Bayesiani e la valutazione interattiva delle ipotesi hanno realizzato un grave salto di qualità della contaminazione persistente di contaminanti industriali in ambiente e su specie umana. In sintesi prodotta una drammatica area di alienazione.

Errori cognitivi e mancanza di strategie

Per ricalibrare interventi mirati sanitari e far luce sugli effetti a lungo termine sarebbe bastato uno studio tossicologico e analisi genetiche su campioni di popolazione residente esposta. In un ambiente potenzialmente contaminato e altamente mutagenico bisognava ipotizzare tassi di mutazioni genetiche ad indirizzo oncogeno. Si continuano paradossalmente a sollevare solo preoccupazioni sull’equilibrio alterato dell’ambiente e la reale probabile vulnerabilità genetica. Dal degrado di una industria metallifera come la ex-Pertusola di Crotone uno studio con mappatura genetica sulla popolazione esposta da contaminanti potrebbe fornire informazioni preziose su come gestire effetti da esposizione prolungata a radiazioni a basso e salvare vite umane.

Riassumendo l’argomento:

– Il SIN di Crotone rappresenta un caso emblematico di fallimento nella gestione scientifica e sanitaria del danno ambientale. 

– L’applicazione di modelli predittivi molecolari, screening tossicologici e analisi genetiche avrebbe potuto migliorare la prevenzione e il controllo delle malattie oncologiche. 

– Errori cognitivi, mancanza di strategie e il non utilizzo di approcci statistici, come il ragionamento Bayesiano, hanno aggravato l’impatto della contaminazione persistente. 

– È urgente avviare studi tossicologici e genetici sulla popolazione esposta per monitorare gli effetti a lungo termine e prevenire patologie oncogene causate da mutazioni genetiche indotte da agenti contaminanti. 

– Una mappatura genetica della popolazione colpita fornirebbe strumenti preziosi per gestire l’esposizione a radiazioni a basso dosaggio e mitigare i danni sanitari futuri. 

Il danno ambientale della ex-Pertusola Sud di Crotone

La ex-Pertusola Sud di Crotone, una delle maggiori industrie metallurgiche italiane, ha contaminato l’ambiente per decenni. Tonnellate di scarti tossici, contenenti arsenico, piombo e cadmio, sono state disperse senza alcuna regolamentazione ambientale adeguata né misure di contenimento efficaci. Questo inquinamento ha avvelenato l’intero territorio circostante, trasformando Crotone in uno dei luoghi più contaminati d’Italia. 

Il SIN di Crotone è stato istituito per bonificare l’area industriale, realizzata nei primi decenni del Novecento e le discariche marine ad essa collegate. Tuttavia, il progetto si è rivelato un simbolo di inefficienza e abbandono. Ritardi burocratici e mancanza di volontà politica hanno lasciato il territorio in uno stato di degrado prolungato. 

Una parte significativa dei fondi destinati alla bonifica è stata spesa per studi preliminari e consulenze, senza produrre interventi concreti. Lavv. Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto ha ripetutamente denunciato questa situazione in sede istituzionale, sollecitando una rapida accelerazione delle operazioni di risanamento e un maggiore coinvolgimento della popolazione locale. 

«Non è più accettabile – afferma Bonanni – che la popolazione di Crotone continui a vivere in un ambiente tossico mentre si perde tempo in studi che non portano a nulla di concreto».

Nel frattempo, le sostanze tossiche continuano a contaminare il suolo e le falde acquifere. Questo inquinamento rappresenta una minaccia persistente per la salute pubblica e l’ecosistema. L’inerzia nel risolvere questa emergenza non solo danneggia il paesaggio e le risorse naturali, ma sottopone quotidianamente la popolazione a gravi rischi sanitari. 

Numero verde ONA

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