IL CASTAGNETO DI GRANAGLIONE, IN EMILIA, È STATO RICONOSCIUTO PRIMO “CENTRO NAZIONALE PER LO STUDIO E LA CONSERVAZIONE DELLA BIODIVERSITÀ FORESTALE”. CI SONO ORA IN PROGRAMMA PROGETTI SCIENTIFICI E AZIONI PER PROMUOVERE LO SVILUPPO, LA SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE, ECONOMICA E SOCIALE DELL’APPENNINO. AL PROGRAMMA COLLABORANO CENTRI DI RICERCA NAZIONALI E ISTITUZIONI EUROPEE CHE OPERANO NEL CAMPO DELLA CONSERVAZIONE DELLE RISORSE GENETICHE E FORESTALI
Il Castagneto didattico-sperimentale di Granaglione (BO) è stato riconosciuto “Centro nazionale per lo studio e la conservazione della biodiversità forestale”. A darne l’annuncio l’Accademia Nazionale di Agricoltura e la Fondazione Cassa di Risparmio di Bologna.
In precedenza, i Centri nazionali per lo studio e la conservazione della biodiversità forestale erano solo tre. Riconosciuti nel 2002 e gestiti dai Carabinieri Forestali, i Centri sono quelli di Pieve S. Stefano in provincia di Arezzo, Bosco Fontana in provincia di Mantova e Peri in provincia di Verona.
Gli enti perseguono l’approvvigionamento e la conservazione di specie e provenienze forestali importanti per la salvaguardia della biodiversità di una zona ecologicamente omogenea. Curano anche specifiche attività di studio e modalità di conservazione del germoplasma del castagno, ovvero il suo corredo genetico.
Il Castagneto didattico-sperimentale di Granaglione
Di circa 10 ettari, il Castagneto si trova a Granaglione, in località Alto Reno Terme sull’Appennino Tosco-Emiliano. Al suo interno vanta l’eccezionale raccolta del germoplasma del castagno, rappresentata dalla varietà di quattordici tipi di castagno da frutto e quattro da legno.
Si tratta di un unicum a livello nazionale, al quale si aggiunge la parte monumentale. Il Castagneto garantisce la produzione di farina e castagne essiccate e trasformate in granulato per la produzione di birre. A quest’attività principale si aggiungono la produzione del miele di castagno e i prodotti del sottobosco che crescono in maniera spontanea.
È anche un luogo che trasmette valore e memoria attraverso la realizzazione di progetti, laboratori, eventi, visite scolastiche e turistiche. Da fare almeno una volta nella vita i suoi percorsi “Le ceppaie da frutto”, “La sorgiva”, “La via del legno”.
Le attività in corso
Tra le altre attività si aggiunge l’innovativo progetto di ricerca avanzata denominato “Castagni parlanti” o “Treetalker”, finanziato dalla Regione Emilia-Romagna.
I nuovi progetti sono principalmente rivolti alla promozione e alla valorizzazione della produzione castanicola da frutto e da legno in collaborazione con l’Università di Bologna. Queste attività indagheranno i numerosi aspetti delle castagne e dei marroni come la caratterizzazione dei genotipi per la conservazione della biodiversità genetica.
Focus sulle potenzialità dei sottoprodotti della castagna: dalla caratterizzazione fitochimica di foglie, rami e cupole spinose sono scaturiti profili interessanti di molecole. È emerso che le castagne sono dotate di proprietà anti-neuroinfiammatorie che possono preludere a un loro sfruttamento in ambito cosmetico.
Gli sfarinati ottenuti dalle cupole spinose potrebbero, invece, essere utilizzati come integratori alimentari nei mangimi per animali, avendo dimostrato proprietà antibatteriche.
Obiettivi da raggiungere
Le attività scientifico-culturali portate avanti a Granaglione vanno esattamente nella direzione di salvaguardare i boschi montani e le comunità che li abitano. L’obiettivo finale sarà quello di ricreare le favorevoli condizioni economiche e di lavoro prodromiche a ripopolare l’Appennino.
Un castagneto che si fa custode della biodiversità e della montagna è un vero e proprio alleato nella sfida al cambiamento climatico. Ma è anche un luogo di grande valore scientifico per gli studi sull’ambiente, sui suoli e per sviluppare la filiera del castagno.