L’ITALIA È PRONTA PER L’IDROGENO. SARÀ LA CHIAVE PER UN CAMBIAMENTO STRUTTURALE DELLA SOCIETÀ. UNA OPPORTUNITÀ CHE APRIRÀ LE PORTE A NUOVI MODELLI DI INVESTIMENTO, NONOSTANTE I LIMITI RAPPRESENTATI DALLE MODALITÀ DI PRODUZIONE DI QUESTO ELEMENTO
In un contesto di crisi energetica internazionale, l’idrogeno potrebbe diventare una realtà sempre più importante per molti Paesi che hanno intrapreso questa strada.
Si sta concretizzando, infatti, l’idea di utilizzare questo gas come vettore energetico alla stregua dell’elettricità. In una futura realtà basata sull’economia dell’idrogeno, questo potrebbe essere utilizzato anche come combustibile.
In realtà, sono molti i progetti già lanciati da diverse case automobilistiche per la realizzazione di vetture alimentate a idrogeno. Dalla sua combustione, difatti, non vengono rilasciate emissioni nocive.
La grande rivoluzione dell’idrogeno
Esulta il prof. Marco Mele, economista dell’Università Unicusano di Roma, intervenuto in una nota emittente statunitense pochi giorni fa. «Sembrerebbe, finalmente, essere arrivata la grande rivoluzione dell’idrogeno per il nostro Paese. Questa è la più grande scommessa dei prossimi 15 anni, ed è la chiave per un cambiamento strutturale», ha detto Mele alla Tv americana.
Lo studioso considera una grande opportunità quella di puntare su questo elemento, poiché apre le porte a nuovi modelli di investimento basati su una forte e costante ricerca scientifica. Nonostante ciò, c’è un limite a tutto questo. L’idrogeno è praticamente inesistente nella sua forma elementare di molecola biatomica e deve, quindi, essere prodotto sinteticamente.
Il problema dei combustibili fossili per la produzione dell’idrogeno
Allo stato attuale, circa il 93% della produzione mondiale dell’idrogeno avviene attraverso l’utilizzo di combustibili fossili.
I processi più utilizzati per la sua produzione sono il reforming del metano con il vapore e l’ossidazione parziale degli idrocarburi pesanti. Oppure la pirolisi e la gassificazione del carbone.
Tuttavia, utilizzando combustibili fossili, questi processi producono una quantità significativa di anidride carbonica. Quello di cui parla il prof. Mele è la sfida del cosiddetto idrogeno verde, ossia prodotto da fonti rinnovabili come l’eolico o il solare.
La produzione, in questo caso avviene attraverso un processo noto come elettrolisi, dove un elettrolizzatore scinde l’acqua in molecole di ossigeno e di idrogeno. In questo modo, non si genera alcuna emissione di CO2 durante il processo di produzione.
Utilizzare i fondi del PNRR per lo sviluppo sostenibile
Oggi, le tecnologie per produrre l’idrogeno verde, nonostante siano presenti, risultano poco efficienti. La loro limitata applicazione, inoltre, non ha permesso di portare a sostanziali miglioramenti. «Utilizzando in maniera opportuna i circa 3miliardi del PNRR sarà possibile spingere l’economia italiana verso un cambiamento strutturale. Ciò farà dell’idrogeno l’anello di congiunzione tra sviluppo sostenibile e crescita economica», conclude il prof. Mele nella sua intervista.
Pertanto, utilizzando al meglio i fondi in ricerca e sviluppo, l’Italia potrebbe guidare l’Europa verso la svolta di una economia verde.