lunedì, Febbraio 10, 2025

Homo Sapiens: il Mediterraneo 2mila anni prima

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Una mandibola di cervo e resti di cozze patelle sono stati rinvenuti all’interno della Grotta del Tuono, di Marettimo, una delle isole Egadi, dell’arcipelago siciliano.

La storia della navigazione dell’Homo Sapiens nel Mar Mediterraneo

Si anticipa di 2mila anni…

Homo Sapiens
La mandibola di cervo

I resti di un pasto, ha svelato come l’Homo Sapiens navigava nel Mediterraneo alla ricerca di cibo e nuove terre già 8600 anni fa, cioè verso la fine del Mesolitico e non nel Neolitico, come si credeva finora.

Lo studio è stato condotto da un team di ricercatori di ENEA e dalle Università di Roma “Sapienza”, Palermo, Trieste e del Salento.

Le analisi geomorfologiche sul posto e al radio-carbonio sono state eseguite dal CEDAD, Centro di ricerca e servizio dell’Università del Salento.

Homo Sapiens
Grotta del Tuono, Marettimo, isole Egadi

Gli esami hanno svelato che l’Homo Sapiens avrebbe raggiunto l’isola di Marettimo in un momento paleogeografico, cioè storico, geologico e geografico, diverso.

«Secondo i rilievi – spiega Fabrizio Antonioli ricercatore del laboratorio ENEA di Modellistica Climatica e Impatti – durante l’ultima glaciazione, circa 20mila anni fa, la Sicilia era collegata alle isole di Favignana e Levanzo da una pianura lunga dai 10 ai 14 km, mentre uno stretto canale la separava da Marettimo, meta più ambita dai cacciatori perché ricca di selvaggina, a differenza delle altre due isole molto più basse e senza boschi».

Le analisi nella Grotta del Tuono

Le analisi nella Grotta del Tuono hanno svelato che la datazione dei resti di cervo è identica a quella delle patelle, ritrovati per di più nello stesso livello di sabbia.

Questo prova che «i cacciatori navigavano da Favignana a Marettimo alla ricerca di cibo. Successivamente l’innalzamento del livello del mare ha isolato l’arcipelago delle Egadi e con esso anche la Grotta del Tuono, luogo del ritrovamento, che oggi si trova a circa 30 metri sul livello del mare e circa 55 metri da quello di 8560 anni fa e il cui accesso è possibile solamente con tecniche alpinistiche», conclude Antonioli.

Oltre all’ENEA e alle Università, hanno contribuito allo studio scientifico l’Area Marina Protetta delle Egadi, il museo geologico “G.G. Gemmellaro” e la Soprintendenza del Mare.

Homo Sapiens
Antonioli e Merizzi in arrampicata per il campionamento del deposito fossile – vedi la freccia rossa

La scoperta della mandibola di cervo è stata possibile grazie alla guida alpina Jacopo Merizzi durante un monitoraggio del promontorio di Punta Troia a Marettimo.

Le analisi sono state integrate con precedenti studi di Sebastiano Tusa, archeologo di fama internazionale scomparso di recente in un incidente aereo in Etiopia.

In considerazione dei fenomeni erosivi e dell’innalzamento del mare, gli studiosi auspicano che i reperti siano salvaguardati e conservati adeguatamente, in attesa di svelare nuove pagine della storia del “Mare Nostrum”.

La ricerca è stata pubblicata sulla rivista “Earth Science Reviews” e ripresa dal “National Geographic”.

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