Giustizia climatica: la Francia è pigra sui cambiamenti climatici
È “una vittoria storica per il clima”, quella di “l’Affaire du Siecle”. Infatti, il Tribunale amministrativo di Parigi riconosce lo Stato francese colpevole di inattività nella lotta al cambiamento climatico. E concede al governo due mesi per la replica, prima di pronunciarsi sul decreto ingiuntivo.
Il governo deve dimostrare che sta mettendo in atto mezzi sufficienti per raggiungere il suo obiettivo di ridurre le sue emissioni del 40% entro 2030.
La campagna di giustizia climatica di ”Affaire du siècle”
L’”Affaire du siècle” è una campagna di giustizia climatica avviata in Francia da quattro associazioni: Foundation for Nature and Humanity, Greenpeace France, Notre affaires à tous e Oxfam France.
Avviata il 17 dicembre 2018, L’”Affaire du siècle” si propone di consegnare lo Stato alla giustizia, per la sua inattività nella lotta al surriscaldamento globale. E lancia una petizione che in meno di un mese raccoglie 2,3milioni di firmatari, che diventa la più firmata in Francia.
Le risposte dell’Eliseo non convincono. Alla fine del 2018, il Comune di Grande-Synthe, sostenuto attivamente dal collettivo “Affaire du Siècle”, intenta un’azione legale contro lo Stato e si rivolge al Tribunale amministrativo di Parigi.
La sentenza del Tribunale amministrativo di Parigi
Oggi la sentenza. Il Tribunale amministrativo di Parigi riconosce la responsabilità dello Stato francese nella crisi climatica. Ritiene illegale il mancato rispetto dei suoi impegni di riduzione delle emissioni di gas serra e lo giudica responsabile dei danni ecologici.
“Questa decisione segna anche un importante passo avanti nel diritto francese e una vittoria per la verità”, afferma Greenpeace France. “Fino ad ora, lo Stato ha negato l’insufficienza delle sue politiche climatiche, nonostante l’accumulo di prove – superamento sistematico dei massimali di carbonio, relazioni dell’Alto Consiglio per il Clima, ecc. -. Questa negazione cieca, venata di malafede, non è più consentita oggi”.
Il Tribunale amministrativo di Parigi pone lo Stato davanti alle proprie responsabilità. Ritiene vincolanti gli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra fissati dalla legge.
L’Accordo di Parigi
Nell’ambito dell’”Accordo di Parigi”, la Francia si è impegnata a ridurre le proprie emissioni di gas a effetto serra del 40% entro il 2030, rispetto ai livelli del 1990.
Tuttavia, finora i mezzi stanziati dal governo d’oltralpe per raggiungere questo obiettivo si sono dimostrati insufficienti.
La campagna di “Giustizia climatica” non si ferma
Greenpeace France assicura che “nei prossimi tre mesi, raddoppieremo i nostri sforzi per dimostrare che le misure prese dal governo sono lungi dall’essere sufficienti per raggiungere questo obiettivo. Costringeremo lo Stato ad attenersi agli accordi presi”.
Una occasione per rimediare a questa situazione, aggiunge l’associazione ambientalista, sono proprio le soluzioni alla crisi sanitaria causata dalla pandemia di Covid-19.
“È necessario promuovere la transizione energetica ed ecologica e imporre vincoli climatici alle imprese che beneficiano degli aiuti. Greenpeace si è mobilitata dall’inizio di questa crisi per chiedere il cambiamento del modello di società cui tutti aspiriamo. Una società in cui la priorità è data alla salute del clima, del pianeta e dei suoi abitanti”.
In attesa della prossima udienza
Con questa sentenza, da oggi, le vittime dirette del cambiamento climatico in Francia potranno chiedere risarcimento al Paese. Una pressione senza precedenti che deve indurre il governo transalpino ad affrontare la lotta al cambiamento climatico secondo gli impegni presi.
Il processo, però, non finisce qui. Il Tribunale amministrativo di Parigi deve ora decidere se ordinare allo Stato di adottare ulteriori misure per ridurre le sue emissioni di gas serra e rispettare i suoi impegni sul clima. La Francia può anche presentare ricorso contro queste decisioni. La prossima udienza in primavera.