GIANT TREES FONDATION HA ORGANIZZATO UNA SPEDIZIONE NELLA FORESTA AMAZZONICA ALLA RICERCA DEI GRANDI ALBERI DELLE FORESTE PLUVIALI
Il 22 giugno è la giornata mondiale dedicata alle foreste pluviali, che sono fondamentali per la sopravvivenza della vita sulla Terra. Producono il 20% dell’ossigeno, assorbono biossido di carbonio, stabilizzano i modelli climatici e ospitano metà delle specie animali e vegetali del mondo. Eppure molte foreste pluviali sono minacciate dal disboscamento incontrollato, a causa del quale continua ad accelerare il cambiamento climatico.
La foresta amazzonica è la più estesa foresta pluviale al mondo, con i suoi oltre sette milioni di chilometri quadrati. Comprende ben otto Paesi del Sud America: Brasile, Bolivia, Colombia, Guyana Francese, Suriname, Perù, Ecuador e Venezuela. È conosciuta anche come il “polmone della Terra” e l’habitat che ospita ha un valore biologico inestimabile. Infatti, nel 1989, è stata designata dall’UNESCO come riserva della biosfera, dato che comprende più di 4mila differenti specie vegetali. Purtroppo, però, circa 2,71 milioni di ettari della foresta pluviale vengono distrutti ogni anno in America Latina, in particolare in Brasile, distruggendo anche gran parte del suo ecosistema unico.
Proprio per conoscere la biodiversità di quei luoghi, in particolare quella custodita dai “Patriarchi del pianeta”, i grandi alberi, l’esploratore Andrea Maroè ha organizzato la “Spedizione Sud America 2022”.
Gli obiettivi della Spedizione Sud America 2022
Il Dott. Andrea Maroè è un agronomo e arboricoltore, specializzato nella valutazione della stabilità e vitalità delle piante arboree. Ha scalato e misurato alcuni degli alberi più vecchi e maestosi del mondo. Attualmente, è il direttore scientifico della “Giant Trees Foundation”, fondazione senza scopo di lucro nata per conoscere, difendere e tutelare i grandi alberi.
Da marzo fino al 30 luglio il suo team, insieme a biologi, entomologi e guide locali, svolgerà una spedizione nella foresta amazzonica per scoprire e arrampicarsi sugli alberi più alti, nascosti tra la fitta vegetazione. Con l’aiuto di telecamere, go-pro e droni si scatteranno immagini che permettano di ricostruire l’architettura degli alberi e le loro caratteristiche geomorfologiche. Si raccoglieranno anche tutte le informazioni utili a stabilire l’età delle piante e la relativa velocità di accrescimento. Inoltre biologi ed entomologi studieranno la vita presente sui rami più alti alla ricerca di nuove specie, così da valutare il grado di biodiversità presente e le differenze con gli habitat che si trovano, invece, alla base dell’albero.
Infine, durante la spedizione sarà girato un documentario allo scopo di divulgare agli spettatori l’importanza del preservare i grandi alberi. I risultati ottenuti saranno utili anche ai tecnici locali, come forestali o coloro che sono incaricati della salvaguardia e della cura di questo patrimonio forestale.
Le foreste pluviali in Perù, Ecuador e Brasile
Questo progetto coinvolgerà tre Stati del Sud America, che comprendono, nei loro confini, zone della foresta amazzonica. Si è partiti dal Perù, uno dei Paesi più ricchi di biodiversità del pianeta. La foresta pluviale peruviana si trova a nord est, nelle regioni di San Martín e Madre de Dios. Purtroppo anche qui l’inquinamento ambientale, l’abbattimento illegale degli alberi, la predazione della fauna, la biopirateria e la desertificazione, oltre alle attività di estrazione del petrolio, non solo devastano la foresta ma contaminano anche le risorse naturali disponibili, peggiorando le condizioni di vita degli abitanti. In Perù le aree di indagine saranno prevalentemente:
- Area de Consevacìon Regional Imirìa;
- Parque Nacional Sierra del Divisor;
- Area de Conservacion regional Cordillera Escalera;
- Reserva Nacional Pacaya Samiria.
Poi la spedizione proseguirà verso l’Ecuador. La regione amazzonica ecuadoriana comprende il 2% del bacino del Rio delle Amazzoni. Le aree di ricerca qui si concentreranno al Tiputini Biodiversity Station nel Parque Nacional Yasunì e al Parque National Sumaco Napo-Galeras. Tuttavia, dopo aver raggiunto la foresta amazzonica dello Yasunì, la spedizione proseguirà alle Galápagos per salvare, su richiesta delle istituzioni locali, l’albero gigante dell’Ecuador.
L’ultima tappa sarà in Brasile. La foresta amazzonica in questo Stato occupa il 42% della superficie. Ma è ben noto il dramma della deforestazione in questa zona. Tra agosto 2020 e luglio 2021 i disboscamenti sono cresciuti del 22%. Inoltre, a causa degli incendi, nel 2020 sono stati “persi” più di 8.500 km² di foresta. Qui la squadra di ricercatori esplorerà l’area dove al momento si trova l’albero più alto del continente. È una Dinixia excelsa, alta 88 metri e scoperta, vicino il Rio Jari a Inipuku, da Eric Gorgens e i suoi collaboratori, con il supporto dell’Università di Oxford.
Presentazione dei risultati di Spedizione Sud America 2022
I risultati della “Spedizione Sud America 2022” saranno presentati per la prima volta durante il Festival dello sviluppo sostenibile “Non siamo Atlantide”, che ha supportato il progetto.
Il nome del festival, che si terrà ad Aquilea dal 23 al 25 settembre, richiama il mito della città sommersa e vuole essere un’occasione di condivisione di azione reali, compiute da persone, associazioni e aziende, volte a preservare l’ecosistema che ci ospita e a ispirare una visione del territorio, e della Terra in generale, più affine ai 17 Obiettivi previsti dall’ONU per il 2030.
Importanza dei grandi alberi non solo nelle foreste pluviali
Gli alberi più vecchi e grandi sono fondamentali per l’ambiente. Infatti costituiscono veri e propri snodi centrali nelle comunicazioni e interrelazioni tra le piante del bosco, nella organizzazione della vitalità del mondo arboreo e nel preservare la biodiversità.
Inoltre, secondo uno studio pubblicato su “Frontiers”, i grandi alberi sono in grado di immagazzinare quantità di carbonio (42%) molto più elevate rispetto agli alberi più piccoli. Diventano quindi fondamentali per mitigare i cambiamenti climatici. I ricercatori hanno infatti scoperto che la sottrazione di carbonio da parte degli alberi aumenta proporzionalmente alla loro dimensione in quanto aumenta anche l’estensione della chioma. Perciò l’abbattimento di queste specie ha un doppio effetto negativo: da una parte si verifica il rilascio di carbonio nell’atmosfera, dall’altra si rimuove un efficace strumento utile ad assorbire le emissioni di CO₂.
Questa spedizione cerca di approfondire anche le conoscenze sugli organismi che le chiome di questi alberi ospitano. Si stima, infatti, che dal 50 al 90% della vita nelle foreste tropicali abbia luogo proprio in queste chiome. Tutto ciò è utile anche a rivalutare e comprendere meglio il nostro rapporto con le foreste, per riuscire a migliorare la convivenza tra alberi ed esseri umani.
I più grandi alberi scoperti da Giant Trees Foundation
Per questo, da anni, gli esploratori della “Giant Trees Foundation” sono impegnati nella ricerca e tutela dei grandi alberi in tutto il mondo. Spedizioni sono state fatte in Italia, Portogallo, Spagna, California, Venezuela, Cile, Argentina, Nuova Zelanda, Francia, Austria, Inghilterra, Germania, Slovenia, Croazia, Bosnia-Erzegovina, Macedonia, Montenegro, Grecia, Ucraina.
Proprio in Ucraina, a Tur’i Remety, nel 2021, è stato scoperto dall’associazione l’albero più alto del Paese, Turiya Dima, abete di Douglas di 60,16 metri. In Italia, invece, l’albero autoctono più alto si trova al Monastero La Verna, ad Arezzo. È un abete bianco di 51,85 metri e i monaci lo hanno intestato a Papa Giovanni Paolo II.