IL 3 MARZO RICORRE LA “GIORNATA DELLA FAUNA E FLORA SELVATICHE”, ISTITUITA PER SENSIBILIZZARE L’OPINIONE PUBBLICA SULLA NECESSITÀ DI CONSERVARE QUESTO IMPORTANTISSIMO PATRIMONIO
Il 3 marzo si è celebrata la Giornata della fauna e flora selvatiche. La giornata, istituita dalle Nazioni Unite nel 2013, ha come obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica sulla necessità di conservare questo importantissimo patrimonio naturale.
Fauna e flora selvatiche vs Superstizione
Il WWF e il CICAP, in occasione del World Wildlife Day, hanno fatto una mappa della fauna e flora selvatiche da proteggere. Tigri, falchi, serpenti, squali, pangolini, civette sono gli animali considerati simbolo del fenomeno globale.
«Paese che vai, tradizione che trovi. Portafortuna, antimalocchio, poteri magici, farmacologici, afrodisiaci. Molte sono le credenze popolari, antiche e moderne sui presunti benefici portati da prodotti animali o parti di essi e diffuse in tutto il mondo, Italia compresa. Ma gli effetti che queste comportano su molte specie selvatiche sono purtroppo pesanti portando queste spesso sull’orlo dell’estinzione».
A spiegarlo sono le due associazioni, che lanciano un allarme anticipando i contenuti dell’ultimo report del CICAP.
“La sfortuna è farli estinguere”, il report del CICAP
“La sfortuna è farli estinguere” è il titolo del report realizzato dal CICAP (Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sulle Pseudoscienze) per la GAS – Giornata Anti Superstizione, che quest’anno ricorrerà venerdì 17 maggio.
Nel report, che riprende il dossier dallo stesso titolo che sarà pubblicato ad aprile su Query, la rivista trimestrale del CICAP, si descrivono le minacce legate a tradizioni e superstizioni. Molte di queste sono antichissime, comparendo talvolta anche nei bestiari medioevali o nei trattati di filosofia naturale rinascimentali.
«La perdita di specie animali si traduce in un danno non solo per la biodiversità ma anche per la specie umana dato che molte di esse svolgono un ruolo fondamentale sugli equilibri degli habitat in cui vivono, sulla regolazione del clima, sulla produzione di cibo».
Gli animali troppo (s)fortunati, a rischio estinzione
Civette e quasi tutti gli uccelli notturni, al pari dei gatti neri, sono considerati malauguranti; o addirittura annunciatori di morte. In Europa lo sono i rapaci notturni come il barbagianni, l’allocco, il gufo e il piccolo assiolo.
Si segnala il caso dell’aye-aye in Madagascar. Il primate notturno (lemure) è dotato di un dito medio più lungo degli altri, che usa per procacciarsi larve e insetti. La sua presenza, in molte zone dell’isola africana, è vista come un cattivo presagio (morte o malattia); in altre addirittura che l’aye-aye possa uccidere chi vuole, semplicemente puntando il dito. Quando ci sono avvistamenti, dunque, in molti villaggi si celebrano così riti specifici di contrasto. Purtroppo però molti credono che l’unico modo per fare prevenzione sia uccidere l’aye-aye, esponendolo su un palo lungo il ciglio della strada.
Il rischio è però anche al contrario, cioè quando si pensa che l’animale possa attirare la buona sorte. Quest’ultimo rischia infatti di essere cacciato per la realizzazione di amuleti e talismani. Ad esempio è successo agli stambecchi fino al XIX secolo. Essi venivano uccisi per estrarre la “croce del cuore”, una cartilagine che si trova a sostegno del muscolo cardiaco cui venivano attribuite proprietà magiche.
La bile degli orsi della luna, le ossa, pelli e altre parti della tigre, il corno di rinoceronte (soprattutto in Vietnam), la pelle dell’asino selvatico africano, il cavalluccio marino essiccato e/o ridotto in polvere sono altre parti di animali usati nell’ambito della superstizione.
Squali pericolosi? I predatori siamo noi
Un capitolo a parte riguarda gli squali. Spesso infatti questi animali sono ritenuti pericolosi per l’uomo, ma la realtà ci dice una cosa diversa. «Il danno provocato a queste specie dimostra che i veri predatori siamo proprio noi», spiegano WWF e Cicap.
Infatti «oltre all’uso alimentare di pinne di squalo, ritenuto anche un afrodisiaco (con la pratica del finning in cui si getta in mare l’animale amputato), al bycatch dovuto alla pesca e al consumo di carne che vede l’Italia al terzo posto nel mondo, tuttora è possibile acquistare in molte farmacie ed erboristerie italiane integratori a base di cartilagine di squalo, considerata un antitumorale». Anche se si tratta di una bufala, sottolineano le due associazioni.
Tale credenza deriva dalla pubblicazione di un bestseller del 1992, che «si basava su dati errati, su studi clinici mai pubblicati in peer review e su supposizioni sbagliate».
Si tratta del libro di di William Lane e Linda Comac, «Gli squali non si ammalano di cancro: come la cartilagine di squalo può salvarti la vita».
Secondo il WWF oltre la metà delle specie di squalo presenti nel Mediterraneo è a rischio. Una percentuale più alta rispetto al resto degli oceani considerando che, secondo l’IUCN – Unione Mondiale per la Conservazione della Natura, nel resto del mondo le specie di squali e razze che rischiano l’estinzione sono circa un terzo (il 36%).
Anche i Testimoni di Geova a sostegno di flora e fauna
«Cos’ha a che fare un albatro urlatore con gli aerei? In che modo la coda di un cavalluccio marino può aiutare a eseguire interventi chirurgici di successo? E come ci si può ispirare alla brillante bacca blu della Pollia condensata per prevenire la produzione di banconote contraffatte? Le risposte scientifiche a queste e altre domande su piante e animali si possono trovare in una serie di video e di articoli intitolati: “Frutto di un progetto?”». Così in una nota la comunità dei Testimoni di Geova.
I contenuti sono disponibili gratuitamente sul sito jw.org. Offrono spiegazioni di facile comprensione di alcune delle caratteristiche più affascinanti delle creature animali e della vegetazione del nostro pianeta. La serie spiega anche come la natura può essere una fonte di ispirazione per le innovazioni nel campo dell’ingegneria, della robotica e della progettazione.
«Questa serie non si rivolge solo a chi è interessato alla natura e agli animali, ma anche a chi è preoccupato per il futuro della biodiversità del nostro pianeta». A spiegarlo, il portavoce nazionale dei Testimoni di Geova, Alessandro Bertini.
Flora e fauna: una specie su cinque a rischio estinzione
Una specie su cinque di specie animali e vegetali, in Europa, rischia l’estinzione. Questo 20% deriva da uno studio pubblicato su PLOS One ed è un dato ancora più inquietante della stima già fatta dall’IPBES, la Piattaforma intergovernativa sulla biodiversità e i servizi ecosistemici istituita dall’ONU nel 2010, che invece aveva parlato del 10%.
Le cause? Sempre le stesse: consumo di suolo, inquinamento, cambiamenti climatici.
L’analisi è stata coordinata da Axel Hochkirch del Musée National d’Histoire Naturelle, in Lussemburgo. La ricerca ha preso in considerazione un campione di 14.669 specie di animali e piante europee. Di queste circa il 27% delle piante, il 24% degli invertebrati e il 18% dei vertebrati sono classificati dall’IUCN come a rischio estinzione.