IL GASDOTTO LINEA ADRIATICA PREVEDE L’ABBATTIMENTO DI MILIONI DI ALBERI NEL TRATTO SULMONA-FOLIGNO. NON SARANNO RISPARMIATE LE AREE PROTETTE
Il gasdotto Sulmona-Foligno, parte del progetto del gasdotto Linea Adriatica, provocherà il taglio di almeno cinque milioni di alberi. È una stima conservativa, in quanto non tiene conto di quelli che saranno abbattuti per l’apertura delle piste forestali necessarie ai lavori.
Il percorso, infatti, passa attraverso molte aree protette, tra cui diversi Parchi Nazionali e Regionali, che verranno devastati dai lavori.
Il gasdotto passerà, inoltre, su aree ad alto rischio sismico, e incredibilmente sul tracciato non è stato fatto alcuno studio in tal senso.
Si prevede di fare una valutazione sismica “in corso d’opera”. Secondo il GUFI, Gruppo Unitario per le Foreste Italiane, sarà una vera follia a danno di territori che a causa dei terremoti hanno già pagato un prezzo altissimo.
Un gasdotto che non serve all’Italia, ma all’Europa centrale
I metanodotti già presenti nel nostro paese possono trasportare 100miliardi di metri cubi all’anno. Risultano, quindi, già sovradimensionati rispetto al bisogno nazionale.
Il gasdotto in questione, poi, dovrebbe proseguire fino a Minerbio, nel bolognese. Da qui dovrebbe portare il gas in Europa centrale, servendo altri Paesi europei e non l’Italia, che però pagherebbe gli elevati costi economici e ambientali.
Non a caso Eni e Agigas hanno definito il progetto “anacronistico”. Si parla, infatti, continuamente di abbandono delle fonti fossili e di piantare alberi per assorbire CO2 dall’atmosfera.
Nonostante ciò, mentre si lotta per il riscaldamento climatico, il governo italiano progetta di devastare centinaia di chilometri di aree protette per un nuovo gasdotto. Che non serve all’Italia.
Le politiche verdi delle amministrazioni locali sono specchietti per le allodole
Alla luce di queste politiche, gli spiccioli dati alle amministrazioni locali per qualche alberatura urbana appaiono per ciò che sono: uno specchietto per le allodole. Specchietto utile per distrarre da politiche che abbattono milioni di alberi che abbiamo già e che non hanno bisogno di essere piantati. Questi fanno parte di ecosistemi complessi da cui dipende la sopravvivenza di moltissime altre specie animali e vegetali.
«È questa – si chiede il GUFI – la transizione ecologica con cui è stato sostituito il ministero dell’Ambiente? Dove sono le rinnovabili? Dov’è il risparmio energetico?».
C’è molto lavoro da fare, a partire dal consumo energetico di ogni singolo cittadino. Invece si pensa a nuovi metanodotti che distruggeranno parte dei nostri territori naturali più pregiati. Questi non sono parte della soluzione. Sono parte del problema.