LE COLONIE DI FORMICHE, PER LA LORO ANALOGIA CON LE STRUTTURE DI GOVERNO UMANE E LE DINAMICHE GEOPOLITICHE ESPANSIONISTICHE, RICHIAMANO L’IDEA DELL’IMPERO SECONDO L’UOMO. QUELLE ARGENTINE, STANNO COLONIZZANDO IL MONDO
Formiche: insetti colonizzatori
Le formiche sono insetti sociali che appartengono alla famiglia delle Formicidae. Sul sito antbase.org si legge che sono state censite 12.574 specie di formiche ma, secondo gli esperti, il numero delle specie esistenti è probabilmente molto più elevato. Sono diffusissime in tutto il mondo, a eccezione delle regioni polari e svolgono un ruolo importantissimo negli ecosistemi terrestri.
Una delle caratteristiche più sorprendenti di queste creature è la loro organizzazione in complessi sistemi sociali gerarchici, dove ogni individuo ha un ruolo specifico e contribuisce al benessere dell’intera comunità.
Costruiscono e difendono i propri territori; operano in armonia e con disciplina per raggiungere obiettivi comuni, come la ricerca di cibo e la crescita della colonia.
Quanto ai ruoli, la regina è la responsabile della riproduzione; le formiche operaie vanno a caccia di cibo, sono impiegate nella costruzione del formicaio e nella cura dei giovani esemplari. I soldati, invece, difendono i confini dell’impero. E veniamo all’impero delle formiche.
Alla conquista del territorio
Inizialmente confinate a ruoli ecologici specifici, queste creature imparano a navigare nell’incertezza del loro ambiente, adattandosi allo stesso con astuzia e determinazione.
Man mano che la loro popolazione cresce e la loro portata si espande, questi piccoli animali rivendicano territori più ampi e non risparmiano i nemici che incontrano lungo il cammino.
I parallelismi con la storia dell’uomo sono evidenti. A partire dagli ominidi vissuti nell’Africa tropicale qualche milione di anni fa, anche l’uomo ha conquistato il mondo, spostandosi e conquistando nuovi territori.
Solo che questi insetti sociali, a differenza dell’essere umano non hanno colonizzato il mondo solo attraverso la tecnologia e il commercio, ma attraverso l’ingegno e la cooperazione di intere colonie.
Ripercorriamo le loro tappe espansionistiche.
Uomini e formiche: un colonialismo innato
Un primo gruppo di specie di formiche, originarie dell’America centrale e meridionale, si diffuse in tutto il pianeta, inserendosi nelle reti europee di esplorazione, commercio, colonizzazione e guerra. Alcune di esse, viaggiarono persino clandestinamente sui galeoni spagnoli del XVI secolo che trasportavano l’argento attraverso l’oceano Pacifico, da Acapulco a Manila.
Così, negli ultimi quattro secoli, hanno globalizzato le loro società accanto alle nostre.
Un esempio lampante di questa espansione è stato osservato alla fine del 2022, quando colonie della formica rossa (Pheidole megacephala), diffusa nell’emisfero boreale, sono state scoperte per la prima volta in Europa, lungo l’estuario di un fiume vicino alla città siciliana di Siracusa.
Questo evento ha suscitato stupore, ma in realtà era del tutto prevedibile. Le formiche, con la loro straordinaria abilità di adattamento e dispersione, non conoscono frontiere…
Una geopolitica affascinante
Quanto ne sappiamo davvero delle formiche? Sebbene la loro storia si intrecci con la nostra e con quella di altre specie colonizzatrici, la “geopolitica” negoziata dai 20 quadrilioni di formiche che popolano la Terra non è del tutto compresa.
Ma facciamo qualche esempio.
In generale, le società animali formano affiliazioni in base al “riconoscimento reciproco”. Stabiliscono cioè relazioni con individui della stessa specie.
Le formiche, invece, operano in modo diverso. Formano quelle che l’ecologo Mark Moffett chiama “società anonime“, basate cioè su “segnali condivisi riconosciuti da tutti i membri”, in cui gli individui della stessa specie o gruppo possono collaborare anche senza aver mai interagito prima.
Cerchiamo di capire meglio.
Il riconoscimento chimico
Nelle società delle formiche, il riconoscimento avviene attraverso un odore specifico prodotto da sostanze chimiche uniche (feromoni) per ogni colonia. Quando queste creature si incontrano, si annusano per capire se appartengono alla stessa famiglia o se sono estranee. Nel primo caso, gli insetti “fanno amicizia”.
Questo è importante perché le formiche lavorano insieme per trovare cibo, prendersi cura dei piccoli e difendere il loro nido. Se l’odore è diverso, allora si possono scatenare combattimenti violenti per proteggere il territorio. Ma tra queste specie, ce ne sono alcune che si distinguono per la loro capacità di adattarsi a una vasta gamma di ambienti e per il loro impatto significativo sull’ecosistema.
In particolare, cinque specie di formiche “unicoloniali” sono state incluse nella lista delle cento specie esotiche più invasive del mondo, compilata dall’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN).
Che vuol dire unicoloniale?
La superpotenza: le formiche unicoloniali
Unicoloniale significa che vivono in colonie multinido, con regine multiple, anziché in colonie con una sola regina. Facile intuire che questo aspetto le rende particolarmente adatte alla colonizzazione di nuovi territori e alla rapida espansione globale.
Tra queste specie, la formica rossa e la formica argentina originarie dell’America centrale e meridionale, quando si insediano in nuovi luoghi, hanno un impatto devastante. Ad esempio, la formica rossa è diventata una vera e propria piaga nelle comunità agricole degli Stati Uniti.
Causa danni economici per miliardi di dollari ogni anno e infligge dolorosi morsi agli esseri umani. Ripercorriamo le tappe espansionistiche della formica argentina.
Dall’Argentina con furore
La storia dell’espansione delle formiche argentine è un racconto affascinante e, allo stesso tempo, un po’ inquietante. Inizia tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo, un periodo che segna il culmine dell’era delle esplorazioni e dell’espansione globale. Ciò che può sembrare un episodio tratto da un romanzo di fantascienza, in realtà è una narrazione basata su fatti concreti e osservazioni dettagliate.
Tutto ebbe inizio con un piccolo focolaio a Porto (Portogallo) nel 1894. Si pensa che le formiche abbiano viaggiato su merci e prodotti esposti alla mostra “Esposizione delle Isole e delle Colonie del Portogallo”, provenienti da luoghi come Madeira (regione autonoma del Portogallo). L’espansione di queste formiche non passò inosservata. Presto, si verificarono manifestazioni della loro presenza in varie parti del mondo.
A Belfast (Irlanda del Nord), nel 1900, una signora si trovò di fronte a un “esercito oscuro” di formiche che invadeva la sua cucina e la sua dispensa. Nel 1904, a New Orleans (Louisiana), le segnalazioni parlavano di formiche che invadevano le case e persino di casi di formiche che si intrufolavano nelle cavità nasali e orali dei bambini.
Di fronte a questa minaccia, le autorità si mossero per cercare di controllarne la diffusione.
Mussolini e Vittorio Emanuele III e la guerra alle formiche
Il 15 dicembre 1927, il Re d’Italia Vittorio Emanuele III e il primo ministro Benito Mussolini firmarono la legge n. 2538 che stabiliva “… disposizioni per la lotta contro la formica argentina”. Il R. decreto 1º luglio 1926, numero 1266, convertito in legge, includeva anche una stima dei costi per la distruzione delle formiche argentine, ma tale azione non fu mai eseguita. Gli insetti erano stati classificati come i più pericolosi e aggressivi e persino Italo Calvino aveva ironizzato sull’inefficacia delle misure politiche contro “l’invasione”.
Nel corso del XX secolo, la “guerra fredda” contro le terribili argentine si intensificò. Si sperimentarono diverse strategie, dall’uso di pesticidi a spettro largo, alla creazione di barriere e alla fumigazione dei nidi. Ad ogni modo il successo fu limitato, poiché le formiche unicoloniali dimostrarono una resistenza e una capacità di adattamento sorprendenti. Inoltre, l’uso indiscriminato di pesticidi comportava rischi per l’ambiente e per altre specie.
Lotta continua
Oggi, gli sforzi per controllare le formiche argentine continuano, con un’attenzione particolare alla loro presenza in habitat sensibili e in aree dove minacciano specie rare. Paesi come la Nuova Zelanda si distinguono per le loro strategie di controllo innovative e mirate, che includono la prevenzione della diffusione degli insetti attraverso misure rigorose nei porti e negli aeroporti.
Ma il vero impatto delle terribili argentine non riguarda solo gli esseri umani. Queste formiche hanno dimostrato una capacità straordinaria di sopraffare le specie native, rubando le loro risorse e distruggendo i loro nidi. La loro aggressività e la loro forza numerica le rendono pertanto una minaccia per gli ecosistemi in cui si insediano.
Più sono piccole, più sono cattive: i vecchi adagi non sbagliano mai
Nelle Galapagos, le formiche argentine predano i piccoli di tartaruga e i pulcini di uccelli, mettendo a rischio la sopravvivenza di queste preziose creature. In altre situazioni, il loro impatto si fa sentire sulle specie che dipendevano dalle formiche autoctone. In California, ad esempio, le formiche argentine, nonostante le loro dimensioni minuscole (solitamente meno di 3 mm), hanno soppiantato le specie autoctone più grandi che costituivano la dieta delle lucertole cornute. È come se i rettili non riconoscessero le formiche argentine come una fonte di cibo. Mistero nel mistero…
Nel fynbos (boscaglie della brughiera) sudafricano, le formiche autoctone svolgono un ruolo importante nella riproduzione di molte piante.
In che modo?
Ebbene, le piante producono semi polposi che le formiche trasportano nei loro nidi. Una volta “a tavola”, mangiano la parte grassa e scartano il resto. Tuttavia, le formiche argentine hanno interrotto questo delicato equilibrio. Arrivate in Sud Africa intorno al 1900 (probabilmente importate insieme con i cavalli spediti dall’impero britannico per combattere nella seconda guerra boera 1899-1902), le formiche argentine ignorano i semi o li depredano del grasso. Dopodiché, li abbandonano alla predazione da parte dei topi. Questo disturbo nell’ecosistema ha spostato l’equilibrio a favore di piante invasive come acacie ed eucalipti, a discapito della flora endemica come le protee.
E la conquista non si ferma
Negli ultimi 150 anni, le formiche argentine hanno conquistato territori praticamente ovunque ci siano estati calde e secche e inverni freddi e umidi. Si stima che un’unica supercolonia, forse discendente da un numero limitato di regine, si estenda per oltre seimila chilometri lungo la costa dell’Europa meridionale, mentre un’altra colonia abbraccia gran parte della California. La loro diffusione non si ferma qui: hanno raggiunto Sud Africa, Australia, Nuova Zelanda, Giappone e persino luoghi remoti come l’Isola di Pasqua nel Pacifico e quella di Sant’Elena nell’Atlantico.
A cosa si deve questa invasione? Ricordate il discorso del riconoscimento? Ebbene, le cattivissime rosse, accettano l’amicizia anche degli estranei. Un esempio straordinario di collaborazione su scala globale, ma che porta con sé conseguenze significative per gli ecosistemi e la biodiversità.
Inarrestabili formiche atomiche e le lotte per la conquista
Oltre alla vasta supercolonia globale delle formiche argentine, si stanno sviluppando gruppi separati che portano distintivi chimici diversi, eredità di viaggi precedenti dalla madrepatria. Anche se appartengono alla stessa specie, queste colonie presentano “odori” differenti. Quando queste colonie distinte entrano in contatto, le ostilità riaffiorano.
In Spagna, una di queste colonie occupa un tratto della costa della Catalogna. In Giappone, quattro gruppi reciprocamente ostili si combattono attorno alla città portuale di Kobe, nella baia di Osaka.
Ma la zona di fuoco si trova nel sud della California, poco a nord di San Diego, dove la “Very Large Colony” (VLC), come viene chiamato il gruppo che si estende su tutto lo Stato, condivide un confine con la colonia di Lake Hodges.
Durante un periodo di osservazione di sei mesi tra aprile e settembre 2004, i ricercatori hanno stimato che ben 15milioni di formiche sono morte su una linea del fronte larga pochi centimetri e lunga chilometri. Sebbene ci siano stati momenti in cui ciascun gruppo sembrava guadagnare terreno, la situazione di stallo era la norma.
Divide et impera
Alcuni ricercatori credono che provocare conflitti simili possa essere un modo per indebolire il dominio delle formiche invasive. Altri invece sostengono che feromoni artificiali possano indurre le formiche ad attaccarsi l’un l’altra.
Nonostante tutto, il destino a lungo termine delle società unicoloniali non è chiaro. Un’indagine sulle formiche di Madeira tra il 2014 e il 2021 ha rilevato pochissime formiche dalla testa grossa (Camponotus aehiops) e sorprendentemente nessuna formica argentina. Le formiche invasive sono soggette a crolli demografici per ragioni non completamente comprese, ma che potrebbero essere correlate all’omogeneità genetica.
Una singola colonia di formiche argentine nella loro terra natia contiene la stessa diversità genetica dell’intera supercolonia statale della California. Questo può renderle vulnerabili a malattie e alla proliferazione di “lavoratori pigri” che sfruttano gli sforzi dei loro compagni di nido. Tuttavia, fino ad ora, non è stato osservato alcun collasso sociale dovuto a questa distribuzione disomogenea del lavoro.
Unicoloniali contro unicoloniali
Un freno efficace sulle formiche unicoloniali sono proprio le altre formiche unicoloniali. Nel sud-est degli Stati Uniti, le formiche rosse sembrano aver impedito alla formica argentina di formare un’unica vasta supercolonia come in California, restituendo invece il paesaggio a un mosaico di specie. Tuttavia, nell’Europa meridionale, la formica argentina ha avuto più tempo per stabilirsi, quindi il risultato potrebbe essere diverso. In altre regioni degli Stati Uniti meridionali, le formiche rosse stanno ora lasciando spazio alla formica pazza fulva (Nylanderia fulva), un’altra specie sudamericana immune al veleno delle formiche rosse.
Uomini e formiche
La storia dell’espansione delle formiche argentine riflette metaforicamente le lotte umane per il dominio e l’espansione. Tuttavia, questo parallelismo non dovrebbe essere interpretato in modo troppo letterale. Le formiche non sono come gli esseri umani e le loro società operano su principi e dinamiche molto diversi.
Le formiche argentine possono essere sia una minaccia sia una meraviglia. Il loro impatto sugli ecosistemi è significativo, ma ci ricorda anche la complessità e la resilienza della vita sulla Terra. Mentre cerchiamo di gestire e comprendere le formiche e altre specie invasive, dovremmo essere umili e riflettere sul nostro ruolo nel plasmare il mondo naturale.
Fonte
The Strange and Turbulent World of Ant Geopolitics