venerdì, Settembre 20, 2024

Federico II: “senza la scienza, non si consegue alcuna dignità”

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“…Federico II è certamente un personaggio che turba e affascina anche per le sue contraddizioni. I messaggi che, senza cedere alle tentazioni di attualizzare il personaggio, l’Imperatore può trasmettere sono molteplici: l’universalismo come valore di coesione della Vecchia Europa, il senso dello Stato visibile nelle sue Costitutiones, la curiosità della ricerca come veicolo di crescita personale, etica e civile. Agli studenti di Napoli e di Bologna, Federico aveva scritto più volte sostenendo in una solenne occasione che senza la scienza non si consegue alcuna dignità…” (Cosimo Damiano Fonseca)

Federico II, un Imperatore, un uomo tra cultura, natura e ambiente

È stato un regno interessante quello normanno-svevo in cui si parlava latino, greco e arabo. Tre lingue, tre culture, tre idiomi che caratterizzano un periodo storico di assoluto splendore nella storia della cultura europea del XII e XIII secolo.

Nel regno circolavano le nuove teorie del sapere, prima fra tutte le scienze della natura e sull’ambiente, elaborate tra Oriente ed Occidente. Uomini di scienze, letterati, geografi, filosofi crearono un’atmosfera di eccezionale internazionalismo che rafforzò, sul piano politico, il progetto dell’Imperatore.

I metodi di studio sperimentali, suggeriti da un modo di concepire le scienze naturali fondate non solo sulla tradizione ma anche sulla diretta osservazione dei fenomeni e sulla loro costante verifica, diedero vita, nella prima metà del XII secolo, al moderno movimento scientifico.

A corte era già diffusa la famosa metafora pronunciata da Bernardo di Chartres “…noi siamo come il nano sulle spalle del gigante; egli vede più in là del gigante non grazie alla propria statura ma a quella del suo sostegno…”.

Questo era il punto di vista che guidava gli studiosi laici verso l’indipendenza del pensiero provocando la rinascita intellettuale e gli inizi di una moderna e significativa rivoluzione tecnologica, credendo nella dignità e nell’intelligibilità dell’uomo, della natura, dell’ambiente e del rapporto tra essi.

L’Imperatore era sensibile alle domande e le risposte poste sulla scienza, sulla tecnica, sull’arte e sulla politica. Non è un caso che alla corte svevo-normanna trovò ospitalità uno scienziato come il geografo musulmano marocchino Ibn-Idris che si manifestò nell’originalissima rappresentazione grafica di nuova concezione dei sette climi cui l’Imperatore fa riferimento nel suo trattato sulla falconeria, a proposito dello studio dei luoghi, assegnando alle aree abitate della terra sette paralleli nei sette climi e dieci meridiani così da formarne settanta sezioni in cui sono descritte anche la fauna, la flora, la coltivazione dei campi, le razze umane, le lingue, le religioni e i costumi, ossia l’ambiente in cui gli umani vivevano e vivono tutt’ora.

Negli ambienti colti del regno, inoltre, circolava già il principio di Aristotele sulla sfericità della Terra e che l’uomo fosse intimamente legato all’ambiente fisico in cui viveva e da cui non si doveva prescindere, per acquisire una vera conoscenza della comprensione dei fenomeni naturali che segnavano e condizionavano la vita e l’operare quotidiano. Una conoscenza che aprì la via del fare.

L’interesse dell’Imperatore per la geografia era sostenuto dal desiderio di organizzare il territorio sulla base di una solida conoscenza dell’ambiente, della tecnica, dell’arte della navigazione, della cartografia, dell’architettura e dei nuovi sistemi per misurare il tempo e lo spazio.

Infatti, fu viva la tendenza a far coincidere spazio geografico e spazio giuridico costruendo, con architetture limpide, Porte ai confini; dislocando Castelli e Fortificazioni, formidabili strumenti di controllo del territorio e di studio dell’astronomia (Castel del Monte – sito UNESCO).

La conoscenza geo-fisica sviluppò nell’Imperatore una visione dell’universo in cui la compenetrazione tra cielo e terra era strettissima accomunando contemporaneamente anche la religione cristiana, musulmana e greco-bizantina.

Il momento culturale più qualificante fu l’esperienza delle traduzioni di testi filosofici dal greco all’arabo e dall’arabo al latino, che crearono un’irruzione culturale in occidente tra il XII e il XIII secolo, frutto di una operazione culturale di portata notevolissima, cui noi dobbiamo molto in termini di formazione complessiva del nostro pensiero, in relazione all’ambiente in cui viviamo.

Bibliografia e siti essenziali:

Federico II di Svevia, De Arte venandi cum avibus, a cura di Anna Laura Trombetta Budriesi, Editori Laterza, Bari, 2007

Biblioteca del Centro Europeo di Studi Normanni (CESN)

PHOTOGALLERY (tavole di Domenico Tangaro Architetto – clicca sulla foto per ingrandire)

Numero verde ONA

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