LE “TERRILS”, COPERTE DA FORESTE, VIGNETI E PISTE DA SCI, HANNO SOSTITUITO LE COLLINE DI CARBONE CHE PER TRE SECOLI HANNO FORNITO METÀ DEL COMBUSTIBILE FOSSILE AL PAESE D’OLTRALPE. OGGI SONO DIVENTATE SITO UNESCO E META DEL TURISMO SOSTENIBILE.
Per secoli ha dato migliaia di tonnellate di carbone, alla nazione intera. Era la regione Nord-Pas-de-Calais, dal 1º gennaio 2016 confluita nella regione degli Hauts-de-France.
Nel 2012 Nord-Pas-de-Calais è diventata sito UNESCO, per la memoria storica del passato minerario.
Le cosiddette “terrils” (colline artificiali realizzate con gli accumuli degli scarti delle miniere), ricoperte di boschi con sentieri escursionistici, di vigneti e piste da sci, sono meta di turismo sostenibile.
Segno che tutto si può fare, sempre.
Le “terrils” non sono nate tutt’a un tratto, ma per trecento anni sono state il ricettacolo degli scarti di miniera. Sono cresciute anno dopo anno e staranno lì per l’eternità, a ricordo di quel passato nero.
Oggi le “terrils” sono solo una delle tante identità di Nord-Pas-de-Calais, non più miniera a cielo aperto, ma vita.
E il nero-carbone pian piano diventa verde
Dopo la dismissione di tutta l’attività carbonifera, l’area è stata bonificata e si è cercato di ricreare una migliore qualità di vita, di offrire dei paradigmi di crescita sostenibili e belli.
Ci sono ora percorsi e musei di archeologia industriale, parchi, alberghi, ex minatori che fanno le guide turistiche.
Anche le “terrils” fanno la loro parte: visto che non ci sono altre colline qui e data la loro speciale composizione chimica, spesso vi nascono specie animali e vegetali inaspettate.
Come per tutte le cose, la natura se lasciata in pace, e alla lunga, è sempre vincitrice.
Siamo a 100 chilometri dal confine con il Belgio e in alcuni punti il carbone pare uscire dritto, dritto dal sottosuolo.
Dal 1720 al 1990, anno di chiusura definitiva, sono stati estratti qui circa 2.4miliardi di tonnellate di carbone. Dal 1940 al 1960 l’area è stata il perno dell’economia francese, con metà del carbone usato per le attività di ricostruzione dopo la seconda guerra mondiale che arrivava da qui.
Ma come per tutte le miniere del mondo, il prezzo ambientale e di salute dei lavoratori è stato elevatissimo e dopo l’inevitabile chiusura delle miniere c’è stato il collasso economico. Povertà e disoccupazione in tutta l’area.
Cosa fare?
Preservare, valorizzare, trasformare per l’economia locale
L’idea era di radere tutto al suolo e di piantare qualsiasi cosa.
Sono arrivati elicotteri, gettando semi dall’alto, senza pensarci troppo e i “terrils” li hanno usati per il motocross.
Mmh. Insomma.
Poi nel 2000 si pensò di fare le cose per bene. Preservare, valorizzare, trasformare in modo utile per l’economia locale. Qualche folle parlò di turismo. E anche se molti risero, alcuni politici decisero di crederci, e di scommetterci.
Nacque la Mission Bassin Minier, un’associazione dedicata al ripristino e alla valorizzazione del sito.
Si iniziarono a piantare le piante giuste e a curarle. Si pensò di collegare i “terrils” l’uno all’altro sistemando vecchi tracciati per i vagoni del carbone e trasformandoli in corridoi ecologici in modo che gli animali o le persone potessero transitarci.
Lavorarono tanto, pensarono tanto, ci investirono in tanti.
E alla fine i risultati non sono mancati
Nel 2012 l’UNESCO gli conferisce lo status di World Heritage Status, sito protetto perché testimonianza del passato minerario della zona.
La gente ha iniziato a crederci ancora di più.
Le principali città del circondario si chiamano Lens e Béthune, entrambe rase al suolo dopo la prima guerra mondiale.
Béthune è stata ricostruita in stile “art deco” e anche la città è entrata a far parte dei siti UNESCO.
Lens invece non era architettonicamente troppo bella ma… il Louvre decide di aprire qui un giardino ad-hoc su uno dei “terrils”. E aprono pure un museo di arte sperimentale che chiamano Louvre Lens.
Era la prima volta che il Louvre apriva un sito di sua gestione fuori da Parigi. Tutto questo ha creato non solo lavoro, ma anche tutta una serie di attività culturali e artistiche, portando vitalità e creatività a Lens.
Negli anni, la disoccupazione di tutto il circondario è calata, passando dal 15% nel 2009 al 9% nel 2021 (nonostante la pandemia).
Aprono bed and breakfast, ristorantini, alberghi a tema di miniera, centri per artisti, musei.
Ci sono pure imprese di agricoltura sostenibile, con capre, produzione di formaggio, birra artigianale, sapone, una mini transumanza con le capre che vanno da un “terril” all’altro. Attività che attraggono turisti,
Addirittura fanno il vino su questo terroir unico. E, invece di chiamarlo chardonnay, il vino viene soprannominato… charbonnay, giocando sulla parola carbone.
La Cité des Électriciens
C’è pure la Cité des Électriciens. Dove prima vivevano le famiglie dei minatori, adesso c’è un centro di ospitalità per i turisti e le vie si chiamano Rue Edison e Rue Marconi.
Ecco, volevo solo raccontare un modo sano per migliorare il territorio, volergli bene. Una storia di successo della natura e della buona volontà.
Una storia del: “si, si può”, invece che della rassegnazione a prescindere.
E si, siccome c’è la guerra, voglio parlare di cose belle