RAFFAELE GUARINIELLO, PROCURATORE SIMBOLO DELLA LOTTA ALL’AMIANTO, RIFERENDOSI AL PROCESSO ETERNIT BIS HA DETTO CHE “CI SONO I MORTI, MA NESSUNO È COLPEVOLE…”. ALLA FINE DI UN PROCESSO SEMBRATO “ETERNO”, LA CORTE D’ASSISE DI NOVARA, HA CONDANNATO A 12 ANNI DI RECLUSIONE STEPHAN SCHMIDHEINY, CON L’ACCUSA DI OMICIDIO COLPOSO AGGRAVATO
Il Processo Eternit bis è iniziato nel 2009, per la morte di 392 persone tra operai e parenti di quanti hanno lavorato nell’azienda di Casale Monferrato dove si lavorava l’amianto.
A distanza di 14 anni dal primo svolgimento, la Corte d’Assise di Novara ha condannato a 12 anni di reclusione Stephan Schmidheiny, con l’accusa di omicidio colposo aggravato.
L’ultimo erede della famiglia Schmidheiny, proprietaria della fabbrica di manufatti Eternit era stato condannato nei primi due gradi di giudizio, per disastro ambientale.
La Corte di Cassazione, però, con sentenza del 19 novembre 2014, n. 7941, ha dichiarato prescritto il reato di disastro ambientale (art. 434 c.p.) e ha annullato la condanna in primo e secondo grado del magnate svizzero.
“Ci sono i morti, ma nessuno è colpevole. Io provai a cambiare le cose, tocca al Parlamento”, è stata all’epoca la reazione di Raffaele Guariniello. Il quale, come pubblico ministero al processo di Torino nel 2012, fece condannare gli ultimi due vertici di Eternit ancora in vita.
La Procura della Repubblica di Torino contesta a Stephan Schmidheiny il reato di omicidio
Dopo il giudizio di assoluzione per prescrizione del Processo Eternit I, la Procura della Repubblica di Torino ha contestato a Stephan Schmidheiny il reato di omicidio volontario, per la morte causata da patologie asbesto correlate – all’epoca – di 258 persone.
In seguito, il reato è stato derubricato da omicidio volontario con dolo eventuale a omicidio colposo, aggravato per la violazione delle norme sulla prevenzione degli infortuni sul lavoro. Quindi, il Tribunale di Novara, nel corso dell’udienza preliminare del 24 gennaio 2020, ha rinviato a giudizio Stephan Schmydheiny.
La notizia è del 7 giugno 2023, la Corte d’Assise di Novara ha condannato l’imputato a a 12 anni di reclusione.
Nel frattempo, però, le vittime dell’Eternit sono diventate 392. Ma solo 62 erano ex dipendenti dello stabilimento di Casale Monferrato. Tutte le altre persone erano state esposte alla fibra killer a causa della contaminazione ambientale, provocata dalla condotta dell’imputato, hanno stabilito i giudici.
I Pubblici Ministeri, Gianfranco Colace e Mariagiovanna Compare avevano chiesto per l’indagato l’ergastolo con isolamento diurno. Le difese avevano chiesto l’assoluzione dello svizzero.
Schmidheiny dovrà risarcire i parenti delle vittime con 100milioni di euro. Non solo: la Corte ha condannato l’imprenditore dell’amianto anche a pagare 50milioni di euro di risarcimento al Comune di Casale e 30milioni allo Stato italiano.
«Finalmente un giudice ha riconosciuto e dato un nome e un cognome alla strage e alla tragedia di Casale Monferrato»
«Finalmente un giudice ha riconosciuto e dato un nome e un cognome alla strage e alla tragedia di Casale Monferrato. Avete sentito anche la lunga lista di vittime». Così il PM Gianfranco Colace, dopo la lettura della sentenza del processo Eternit bis. «Sappiamo che il responsabile è l’imputato che avevamo attratto a giudizio, siamo soddisfatti del nostro lavoro. Avevamo portato una mole imponente di prove. Siamo convinti che i criteri che la Suprema Corte con il caso Thyssenkrupp aveva dettato per distinguere dolo eventuale e colpa cosciente ricorressero in questo caso, leggeremo attentamente le motivazioni, valuteremo se fare appello perché credo che sia un caso che meriti di essere ulteriormente vagliato», ha concluso Colace.
In aula c’erano decine di parenti delle vittime della fibra killer dell’Eternit.
La riforma della legge sull’amianto «è finita nell’oblio»
Raffaele Guariniello, in pensione dal 2015, ha presieduto la “Commissione per la riforma della legge sull’amianto”, istituita con decreto dall’ex ministro Costa a marzo del 2019. Ma il testo della proposta di modifiche alla legge 27 marzo 1992, n. 257, che contiene le norme relative alla cessazione dell’impiego dell’amianto, «è finita nell’oblio», afferma l’avvocato Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto, che ha fatto parte della commissione istituita ad hoc. L’ONA, costituita parte civile nel processo Eternit bis sarà risarcita con 50mila.