Si è tenuta questa mattina al tribunale penale di Torino l’udienza che vede alla sbarra unico imputato Stephan Schmidheiny.
Disastro Stephan Schmidheiny: amianto negli stabilimenti
L’imprenditore svizzero, condannato a 18 anni di carcere dalla Corte d’Appello del capoluogo piemontese – poi prosciolto in via definitiva per intervenuta prescrizione del reato – per il disastro ambientale provocato dall’amianto lavorato negli stabilimenti Eternit in Italia, di cui era proprietario e amministratore.
Schmidheiny, sottoposto a procedimento penale per il reato di omicidio colposo, con colpa cosciente, è imputato nel processo Eternit Bis per la morte per mesotelioma di due persone, causata dalle fibre di amianto respirate in fabbrica.
Il Tribunale, cui è rimasto uno dei tronconi del processo Eternit Bis dopo lo spacchettamento deciso dal GUP di Torino, ha rigettato le richieste dell’imputato e, invece, ha accolto le richieste dell’avvocato Ezio Bonanni – presidente dell’Osservatorio nazionale Amianto – che assiste e difende la famiglia di Giulio Testore. La Corte ha formalizzato la costituzione di parte civile dei famigliari del defunto e ha rigettato le richieste di Schmidheiny.
Giulio Testore, dipendente dello stabilimento di Cavagnolo, reparto mescole, è deceduto nel dicembre 2008 all’età di 82 anni per mesotelioma pleurico. Vi lavorò per ventisette anni, fino al 1982, quando la fabbrica chiuse senza preavviso.
La vana e ingiustificata difesa dell’imprenditore elvetico
La difesa dell’imprenditore elvetico aveva chiesto in aula di rigettare la domanda di costituzione di parte civile della famiglia Testore e di respingere la precedente richiesta di costituzione di parte civile dell’ONA.
La famiglia Testore aveva beneficiato di un risarcimento dopo aver sottoscritto un documento nel quale dichiarava di rinunciare a qualsiasi successiva azione legale nei confronti di Eternit. L’avv. Bonanni ha sostenuto, invece, “il principio dell’inapplicabilità di quella rinuncia nei confronti dell’attuale imputato, il quale non era parte di quell’accordo”.
“È una decisione molto importante, quella di oggi, assunta dal Tribunale di Torino – sottolinea Bonanni -. Astutamente Stephan Schmidheiny ha fatto indennizzare con pochi spiccioli centinaia di vittime a Torino, come a Siracusa e anche a Napoli. Con tali accordi Schmidheiny pensava di aver chiuso il conto. Non è così. Gli atti di transazione fatti sottoscrivere con il versamento di un’esigua somma non possono valere nel processo penale – spiega l’avvocato – e, comunque, non possono fare venire meno il diritto all’integrale risarcimento dei danni”.
Prossima udienza il 26 aprile venturo