martedì, Marzo 19, 2024

Estinzione: una tragedia per l’ecosistema

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IN TUTTO IL MONDO SONO CIRCA 33MILA LE PIANTE E 5.500 GLI ANIMALI A RISCHIO DI ESTINZIONE. L’AMERICA RISULTA IL POSTO CON LA PIÙ ALTA PERCENTUALE DI SPECIE IN PERICOLO

Estinzione. Per molti un passo dovuto nel ciclo naturale degli eventi. Per altri una tragedia per l’ecosistema. Detto in maniera semplificata: la scomparsa dalla faccia della Terra di intere specie di animali e piante.

Ebbene sì, sono circa 33mila le piante e 5.500 gli animali che si avviano a lasciare per sempre il pianeta. Solo tra i mammiferi si valuta che siano a rischio circa un migliaio delle 4.600 specie esistenti, come tigri (*), rinoceronti neri, foche monache e cammelli. Tutti inseriti nella “Lista Rossa” dallo IUCN-Unione Mondiale per la Conservazione della Natura delle specie in pericolo.

Questo processo di estinzione è causato da varie condizioni, molte delle quali provocate proprio dall’essere umano. Tra le più importanti troviamo la distruzione degli habitat naturali, la caccia, l’inquinamento e i cambiamenti climatici.

Ad alcune si potrebbe porre rimedio, ad altre sfortunatamente no, sebbene a livello globale si stiano attuando delle strategie in merito. Tuttavia, gli esperti concordano sul fatto che il modo migliore per arginare l’estinzione è proteggere l’habitat.

inquinamento marino da plastica
Il processo di estinzione è causato da varie condizioni, molte delle quali provocate proprio dall’essere umano. Tra le più importanti troviamo l’inquinamento da plastica

Estinzione: classificazione delle specie a rischio

Le specie a rischio, almeno per quanto riguarda gli animali, sono classificate in categorie. Si definiscono vulnerabili quelle specie che rischiano di estinguersi allo stato selvatico. Sono a rischio le specie ritenute ad alta probabilità di estinzione allo stato selvatico.

Si definiscono “a un punto critico di rischio gli animali ad altissima probabilità di estinzione allo stato selvatico. Le specie che sopravvivono solo in cattività o in zone protette rientrano nella categoria “estinta allo stato selvatico”. Infine, quando gli ultimi esemplari di una specie, sia in cattività che selvatici, sono tutto scomparsi rientrano nella categoria “estinta”.

Estinzione in America: 40% di animali a rischio

Uno studio di NatureServe, un importante gruppo sulla conservazione ambientale, ha rivelato che la situazione negli Stati Uniti sfiora il disastro. Infatti il 40% degli animali e il 34% delle piante risultano a rischio estinzione, mentre il 41% degli ecosistemi rischia il collasso.

Il report, finora il più completo tra quelli stilati, ha analizzato i dati di una rete di mille scienziati tra Canada e USA. Il presidente di NatureServe, Sean O’Brien, l’ha definito “terrificante”. La concentrazione più alta delle specie a rischio si trova in Texas, Stati Uniti sudorientali e California.

«I dati riportati da NatureServe sono cupi, un segno straziante dei problemi reali che la nostra fauna selvatica e gli ecosistemi stanno affrontando. Sono grato per i loro sforzi, che daranno una spinta ai tentativi di proteggere la biodiversità».

Con queste parole si è espresso Don Beyer, deputato democratico e ambasciatore statunitense. Beyer ha proposto un disegno di legge per realizzare un sistema di corridoi per ricostruire e salvaguardare fauna e flora selvatiche minacciate.

Tra le specie che risultano a rischio in America c’è la pianta carnivora Venere acchiappamosche, presente allo stato selvatico in poche contee della Carolina. Nella lista anche duecento specie di alberi e quasi la metà delle specie di cactus. Tra gli ecosistemi, sono ad alto rischio le vaste praterie temperate dell’America.

Le cause ambientali e i fattori di rischio

Tra le cause e i fattori di rischio maggiori sono distruzione degli habitat naturali, caccia, inquinamento e cambiamenti climatici.

Inquinamento ambientale e cambiamento climatico

L’inquinamento è un gravissimo problema. I prodotti chimici e il petrolio avvelenano fiumi e mari. La diretta conseguenza è l’avvelenamento che degli esseri viventi che vi abitano. Sulla terra, invece, a devastare la fauna e la flora sono i pesticidi e i fertilizzanti chimici.

Anche i cambiamenti climatici possono diventare un ostacolo enorme, rendendo impossibile la vita agli animali. Infatti le condizioni atmosferiche possono modificarsi e diventare troppo calde o troppo fredde. Può succedere che le riserve d’acqua si prosciughino, impedendo alle piante che gli animali mangiano di crescere.

La distruzione degli habitat naturali

Il volto della Terra cambia costantemente. Costruiamo città, fabbriche, strade. Abbattiamo boschi e foreste. Prosciughiamo e bonifichiamo le zone paludose. Spariscono i campi aperti. Con queste azioni, “necessarie” al benessere dell’uomo, distruggiamo però l’habitat naturale di moltissime specie.

Gli animali che riescono a adattarsi sopravvivono, gli altri sono destinati all’estinzione. Tra le zone che maggiormente subiscono l’influenza negativa c’è la foresta pluviale tropicale. Si tratta di un ambiente che contiene il più alto numero di specie diverse di piante e animali sulla Terra. Tuttavia, ogni anno scompare una quantità sempre maggiore di esemplari che non sono in gradi di adattarsi.

Caccia ed estinzione: la pesante mano dell’uomo

Tutt’oggi, la caccia è ancora una delle attività che l’essere umano porta avanti, sia in maniera legale sia violando la normativa vigente.

Spesso gli animali vengono catturati e uccisi per ottenere alimenti. Più frequentemente, però, queste barbarie avvengono per ricavare pellicce, corna e altre parti. C’è poi chi va a caccia per adornare la propria casa di trofei. Alcuni esseri umani uccidono animali selvatici per proteggere la propria tenuta.

Capita, invece, che specie come i delfini rimangono uccisi accidentalmente, rimanendo intrappolati nelle reti da pesca. Spesso gli animali vengono catturati per essere venduti illegalmente e mantenuti in cattività, ma la triste sorte in molti casi è proprio la morte.

(*) Una tigre intrappolata salvata dal personale del Dipartimento della fauna selvatica e dei parchi nazionali in Malesia. È stata scoperta da una pattuglia del WWF-Malesia in una trappola tesa dai bracconieri locali nel complesso forestale di Belum-Temengor

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