IL PROGETTO CIVIC INN 5.0 MIRA A FORNIRE ALLE GIOVANI GENERAZIONI TUTTI GLI STRUMENTI PER REALIZZARE UN FUTURO SOSTENIBILE
Essere cittadini attivi e reattivi: questo è l’obiettivo di CIVIC INN 5.0. Questo progetto itinerante, dal Piemonte alla Puglia, ha fatto confrontare centinaia di studenti delle scuole medie e superiori con medici, attivisti ed esperti sul delicato tema del rapporto tra ambiente e salute in un contesto storico così nevralgico come quello attuale, diviso tra pandemie, guerre e cambiamenti climatici.
Secondo l’associazione Cittadini Reattivi, ideatrice dell’iniziativa insieme all’ISDE (Associazione Medici per l’Ambiente), con il supporto dell’Osservatorio per la Comunicazione e Informazione nella Pubblica Amministrazione (OCIPA) dell’Università di Salerno, la transizione ecologica non può che essere costruita dal basso. Da qui nasce l’idea di creare un percorso educativo, insieme alla rete Fridays for Future, che raccolga momenti di divulgazione, dirette online, interviste e incontri pubblici nelle aree più inquinate d’Italia.
«Non può esistere giornalismo di interesse pubblico senza cura delle persone e formazione della coscienza civica – spiega Rosy Battaglia, giornalista e presidente di Cittadini Reattivi -. Che scriviamo a fare, cosa documentiamo con inchieste e approfondimenti, se chi ci ascolta, chi subisce ingiustizie, a partire dalle nuove generazioni, non ha gli strumenti per sciogliere la complessità e affrontare i problemi quotidiani? Per questo abbiamo creato un percorso nato per fornire le indispensabili competenze civiche e le conoscenze necessarie per attuare una giusta transizione ecologica dal basso».
Cittadini reattivi come agenti del cambiamento
Torino, Casale Monferrato, Milano, Brescia, Siena, Campi Bisenzio, Roma, Valle del Sacco, Napoli, Salerno, Taranto e Trieste sono solo alcune delle città che hanno ospitato l’edizione itinerante di CIVIC INN 5.0. Questa scuola di cittadinanza reattiva e scientifica è realizzata grazie al sostegno dell’8 per mille della Chiesa Valdese e Patagonia.
«I danni dell’era fossile, dall’inquinamento al ritardo delle bonifiche nelle aree più contaminate del Paese, ricadono sulle nuove generazioni – afferma Francesco Romizi, giornalista ambientale e responsabile della comunicazione dell’ISDE, intervenuto alla presentazione del progetto insieme con altri illustri professionisti come il giornalista Marco Giordano e l’attivista Michele Ghidini -. È nostro dovere diffondere informazioni scientifiche a ragazzi e ragazze, favorendo il passaggio di competenze civiche generazionale».
In questa occasione è intervenuta anche Daniela Vellutino, responsabile OCIPA e professoressa di Comunicazione pubblica e Linguaggi istituzionali all’Università di Salerno.
«È tempo che i cittadini siano consapevoli di questi rischi ambientali e apprendano come essere loro stessi agenti del cambiamento – conferma Vellutino – attraverso l’uso consapevole dei tanti strumenti di comunicazione disponibili per essere cittadini attivi, reattivi e proattivi».
Il rapporto tra ambiente, salute e società
Ogni appuntamento ha poi chiarito un aspetto della crisi ambientale e del suo rapporto con la salute pubblica e con la società, insieme a numerosi esperti come Paolo Lauriola, responsabile scientifico della rete nazionale dei Medici Sentinella e presidente dell’ISDE di Modena, l’avvocato Francesca Ricciulli, che ha evidenziato l’importanza dell’esercizio del diritto di sapere e l’economista Carla Guerriero, la quale ha illustrato come la valutazione dell’impatto sanitario da inquinamento e cambiamenti climatici presupponga un approccio economico.
«Secondo l’OMS garantire non solo la salute umana ma anche la salute dell’ambiente e degli animali fa sì che questi fattori si potenzino l’uno con l’altro – aggiunge Claudio Gianotti dell’Associazione Medici per l’Ambiente -. È importante poi che ci sia l’attenzione da parte dei cittadini e anche dei giornalisti. Ciò fa sì che questi temi vengano affrontati dal punto di vista sociale ed economico».
Di inquinamento e salute si è parlato anche nel video-dibattito che ha messo in luce una delle più gravi emergenze ambientali che hanno coinvolto il nostro territorio: quella della Valle del Sacco. Questo luogo si estende nella provincia di Roma e Frosinone, tra Colleferro e Anagni.
A essere evidenziato alle giovani generazioni è stato soprattutto il ruolo dell’attivismo nei conflitti ambientali, grazie all’intervento di:
- Margherita Eufemi, professoressa dell’Università di Roma “La Sapienza”;
- Rita Ambrosino, presidente di Legambiente Anagni (Frosinone);
- Alberto Valleriani, presidente di Rete per la tutela del Valle del Sacco (RETUVASA);
- Luigi Montano, uro-andrologo e coordinatore della Rete Nazionale EcoFoodFertility;
- Akira di Fridays for Future di Roma.
Essere cittadini reattivi come prevenzione
Un’altra emergenza ambientale è quella che si è abbattuta sulla comunità di Casale Monferrato, in Piemonte. Qui, nel 1906, si è insediata la più grande fabbrica di cemento-amianto d’Europa: l’Eternit.
A raccontarla è Giuliana Busto, presidente dell’Associazione Familiari e Vittime dell’Amianto. La donna ha subito la tragedia di perdere un proprio caro, il fratello maggiore, a soli 33 anni, per l’amianto. E ciò è accaduto nonostante non avesse mai avuto nessun contatto con questo minerale. Un episodio che stupisce ma che è invece confermato dagli studi condotti da Antonella Cicale. La presidente ISDE di Napoli Nord Quarto, infatti, analizzando le neoplasie in alcuni pazienti, ha evidenziato come spesso si ammalassero a causa di agenti cancerogeni o metalli pesanti presenti nell’aria e nell’acqua.
«Tutta l’Italia si sta ammalando di patologie ambientali – racconta la dottoressa -. Noi non dobbiamo mollare, dobbiamo fare ricerca attiva. Non è una cosa semplice e non possiamo illuderci di risolvere il problema. Ma è compito di noi cittadini e di noi medici arginare il problema. Cambiamenti climatici e inquinamento hanno impatto sulla nostra salute e l’informazione è la migliore forma di prevenzione».
Di questi argomenti si è discusso anche di fronte ai tanti studenti delle scuole del territorio, come il Liceo Balbo. Cosa vuol dire essere cittadini reattivi e scientifici? Che contributo può dare la comunità di Casale Monferrato al mondo, dopo essere risorta dal dramma causato dall’amianto? Come fare memoria per costruire futuro? Queste sono alcune delle domande cui si è cercato di dare risposta durante questo costruttivo confronto in cui si è discusso di futuro sostenibile.
L’inquinamento in Piemonte e il problema del TAV
In Piemonte è stata dedicata una giornata di mobilitazione anche per affrontare l’impatto dell’inquinamento atmosferico nella regione e quello dei lavori di scavo per la realizzazione del TAV. È il Treno ad Alta Velocità che dovrebbe congiungere Torino a Lione.
A chiarire alcuni aspetti l’attivista di Fridays for Future Luca Sardo e l’ingegnere Alberto Poggio, membro della Commissione Tecnica nominata dall’Unione Montana dei comuni della Valle di Susa.
«Questa discussione intorno al progetto infrastrutturale del TAV ha un respiro più ampio – dichiara Poggio-. Dentro questo progetto ci troviamo tutte le contraddizioni del nostro programma di sviluppo: dal problema che abbiamo con la crisi climatica a quello più locale dell’utilizzo delle risorse, insieme ai problemi della qualità dell’aria.
Il treno tra Torino e Lione è stato presentato come qualcosa di utile e necessario, e noi discutiamo su questa utilità e necessità. Stiamo parlando di costruire ex novo 270 chilometri di ferrovie, che si aggiungono a un sistema ferroviario già esistente e funzionante. L’opera principale è la costruzione di un tunnel di 60 chilometri che attraversa il confine tra Italia e Francia e ha il costo più oneroso. Nel 2001 sono iniziati i lavori preliminari e, a oggi, sono ancora in corso. E non è stato costruito neanche un metro di nuova ferrovia. Il progetto Torino-Lione ha poi un grande impatto ambientale. In più sta sottraendo risorse ai torinesi, risorse che potrebbero essere impiegate per migliorare il trasporto pubblico locale».
Per essere cittadini reattivi si inizia dalla scuola
Fondamentali sono stati anche i vari incontri con gli studenti di diversi istituti italiani, tra cui quello di Brescia, in Lombardia. A oltre quattrocento alunni gli attivisti di Basta veleni, Stefania Baiguera e Raffaella Giubellini, hanno raccontato come produrre il cambiamento e come sollecitare le istituzioni alla trasparenza, al diritto alla salute e a un ambiente salubre.
“Questa generazione ci guarda, ci ascolta con attenzione e nonostante il pessimo esempio del mondo adulto porta dentro il bisogno di una grande speranza – scrive Cittadini Reattivi sul proprio profilo social -. A noi il compito di non soffocarlo e sostenerla con responsabilità nel percorso di consapevolezza e di conquista dei diritti civili, sociali e umani”.