PREVEDERE CON ANTICIPO DI SETTIMANE O MESI LE ERUZIONI VULCANICHE È UN TRAGUARDO RAGGIUNTO DA UN GRUPPO INTERNAZIONALE DI RICERCA
La previsione delle eruzioni vulcaniche è la sfida più importante per la vulcanologia, perché può ridurre l’impatto dell’attività vulcanica sulla popolazione e l’ambiente.
La vulcanologia ha sperimentato alcuni successi nel prevedere le eruzioni in tempi brevi, ossia giorni o ore. Tuttavia, questi tempi potrebbero essere troppo corti per attuare misure di protezione appropriate. Basti pensare all’evacuazione preventiva della popolazione potenzialmente interessata.
Ciò specialmente in aree densamente urbanizzate. Ora è stato finalmente riconosciuto un parametro, il tasso di alimentazione magmatica, indirettamente misurabile sui vulcani. Questo costituisce un indicatore attendibile per prevedere un’eruzione con anticipo di settimane o mesi.
Prevedere eruzioni vulcaniche con un parametro fondamentale
Un gruppo internazionale di ricerca, guidato dall’Università degli Studi Roma Tre, ha riconosciuto un parametro, indirettamente misurabile sui vulcani con caldere (ampie depressioni topografiche) basaltiche.
Il parametro costituisce un indicatore attendibile per prevedere un’eruzione con anticipo di settimane o mesi. Questo precursore è costituito dal tasso di magma che si accumula sotto il vulcano nelle settimane o nei mesi prima di una possibile eruzione. È riconoscibile attraverso la deformazione del vulcano misurata dai satelliti in orbita.
I ricercatori hanno verificato l’efficacia di tale precursore su alcuni vulcani attivi nel mondo, come Fernandina e Sierra Negra (Galápagos, Ecuador), Kīlauea (Hawaii, USA), Krafla (Islanda).
Si tratta di caldere che si sono formate per lo svuotamento parziale della camera magmatica sottostante. In particolare, i vulcanologi hanno misurato il precursore nelle caldere che eruttano un tipo di magma molto comune, chiamato “basalto”.
La ricerca basata su modelli fisici, dati modellistici, osservazioni satellitari
I risultati ottenuti dal gruppo di ricerca dimostrano che è possibile prevedere un’eruzione in caldere basaltiche in almeno l’89% dei casi. Una percentuale di successo mai osservata su gruppi di vulcani.
La ricerca è basata sulla messa a punto di un modello fisico del comportamento dei vulcani. Questo è stato confrontato con ulteriori dati modellistici che derivano da diverse decine di osservazioni satellitari su vulcani con caratteristiche comuni.
Un approccio finora applicato alle caldere basaltiche. Esse costituiscono una porzione limitata, ma non trascurabile dei vulcani attivi del pianeta (circa seicento).
Tuttavia, un tale approccio innovativo potrebbe essere applicato anche ad altri tipi di vulcani, inclusi quelli con comportamento più complesso. Inoltre, la stima in tempo reale e in remoto, attraverso i satelliti, del tasso di accumulo magmatico apre la strada ad una precoce allerta.