venerdì, Settembre 13, 2024

Emilia-Romagna, vittima della crisi climatica

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L’EMERGENZA CHE HA COLPITO L’EMILIA-ROMAGNA È SOLO UNO DEI TRAGICI EFFETTI DELLA CRISI CLIMATICA GLOBALE

Il drammatico bilancio dell’alluvione in Emilia Romagna si aggrava di ora in ora. Secondo i dati diffusi dall’Arpae Emilia-Romagna, sono ben ventitré i fiumi esondati, quarantadue i comuni che registrano allagamenti, tra cui Bologna, Imola, Forlì, Cesena e Riccione, e più di duecentocinquanta le frane che sono state segnalate. A crescere purtroppo è anche il numero delle vittime.

Tutto questo è avvenuto per colpa delle intense piogge, che hanno versato, in soli tre giorni, tra i duecento e i quattrocentottanta millimetri d’acqua (equivalente a circa tre mesi di precipitazioni). I terreni, sofferenti dati i precedenti mesi di siccità, non sono riusciti ad assorbire efficacemente l’enorme massa d’acqua accumulata, causando così esondazioni e frane.

Siccità e alluvioni, eventi estremi della crisi climatica

Il tragico evento è uno dei chiari segnali della crisi climatica in atto che sta colpendo l’intero pianeta e che, adesso, fa sentire i suoi effetti in Italia. Infatti tipica caratteristica del cambiamento climatico è il susseguirsi di eventi estremi, come siccità e alluvioni.

E purtroppo quest’ultimo non rende meno probabile che la siccità ritorni a far sentire i suoi effetti negativi. Eventi intensi e concentrati su bacini di dimensioni limitate, come quelli che si sono verificati in Emilia-Romagna, non sono in grado di produrre significative variazioni nelle riserve di falda. L’acqua è convogliata direttamente dai corsi d’acqua superficiali verso il mare. Inoltre a essere colpite da alluvioni sono le valli e non le aree montuose, che sono state le maggiori vittime di condizioni siccitose.

Bisogna quindi accettare che il clima è cambiato e prepararsi a reagire ai suoi effetti. L’entità di questi fenomeni sull’area mediterranea richiede di incrementare e velocizzare efficaci azioni di adattamento. Queste devono essere messe in atto insieme a quelle di mitigazione, finalizzate ad abbattere le emissioni di CO2 per non aggravare il riscaldamento globale.

I danni all’agricoltura dell’Emilia-Romagna

L’emergenza che ha colpito l’Emilia-Romagna coinvolge l’intera nazione, non solo dal punto di vista sociale ma anche economico. Si stimano 1,5 miliardi di euro di danni solo al settore agricolo. A essere colpite sono le vigne e le piantagioni di pere, mele, susine, kiwi, cereali e ortaggi. Le stesse infrastrutture rurali e i macchinari sono stati gravemente danneggiati.

Inoltre, secondo Coldiretti, gli allagamenti hanno devastato i terreni a destinazione agricola anche a causa del lento deflusso dell’acqua rimasta nei frutteti, la quale “soffoca” le radici degli alberi fino a farle marcire. Si rischia così la scomparsa di intere piantagioni, che impiegheranno anni per tornare produttive.

Anche gli animali vittime dell’alluvione in Emilia-Romagna

A essere vittime dell’alluvione che ha colpito l’Emilia-Romagna, oltre i cittadini, sono anche gli animali. La distruzione di fattorie e allevamenti ha portato alla morte di tanti animali, rimasti intrappolati nelle loro gabbie. A denunciare questa strage sono varie associazioni animaliste che non vogliono restare in silenzio di fronte alla morte di innocenti esseri viventi.

Alluvioni e siccità sono fenomeni strettamente collegati a un unico problema: la distruzione del pianeta dovuta all’emergenza climatica. E quest’ultima è stata causata dalla mancanza di tutela della natura e degli animali. Infatti tra i principali responsabili del riscaldamento globale ci sono gli allevamenti e i mattatoi.

L’emergenza climatica non si può più negare. Bisogna correre ai ripari perché non c’è più tempo – lancia l’allarme Meta Parma, movimento per la tutela degli animali e dell’ambiente- Allevare animali per mandarli al mattatoio significa disboscamento, inquinamento, violenza su creature imprigionate e sfruttate, che vengono poi uccise. Uccidere gli animali e la natura significa uccidere anche l’umanità stessa. Perciò, se le istituzioni non vogliono fermare questo cammino verso l’autodistruzione, allora è il cittadino l’unica speranza di salvezza”.

Numero verde ONA

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