GLI SCENARI CLIMATICI FUTURI PREVEDONO CHE GIÀ NEI PRIMI DECENNI DEL XXI SECOLO SI VERIFICHERANNO CAMBIAMENTI SIGNIFICATIVI NEL CLIMA DELL’AREA MEDITERRANEA. GIUSEPPE CAPORALE ILLUSTRA NEL SUO ULTIMO LIBRO LE SCIOCCANTI CONSEGUENZE DEL CAMBIAMENTO CLIMATICO IN ITALIA
Il conto alla rovescia è iniziato e occorre quindi mettere velocemente in sicurezza il nostro Paese: è questo il monito di “Ecoshock. Come cambiare il destino dell’Italia al centro della crisi climatica”.
Questo è l’ultimo libro inchiesta del giornalista Giuseppe Caporale, che ha scritto in passato per il quotidiano La Repubblica ed è stato autore anche del film documentario pluripremiato “Colpa Nostra”.
Edito da Rubbettino, il testo è stato presentato in occasione del Salone Internazionale del Libro di Torino. Pagina dopo pagina documenta tutti i rischi che l’impatto del cambiamento climatico avrà sull’Italia, una delle prime vittime in Europa del riscaldamento globale. L’autore dà qui voce a decine di esperti, analizza oltre novanta dossier e si reca nei luoghi dove gli effetti del cambiamento climatico hanno già prodotto gravi ferite.
“La realtà è che non possiamo più nasconderci – scrive il giornalista -. Siamo obbligati a cercare soluzioni più in fretta degli altri, prigionieri come siamo della nostra condizione geografica. Ci vogliono idee e coraggio per far fronte a questa nuova realtà”.
Quale sarà lo scenario climatico futuro?
Come descrive dettagliatamente Giuseppe Caporale in “Ecoshock“, gli scenari climatici futuri prevedono che già nei primi decenni del XXI secolo si verificheranno cambiamenti significativi nel clima dell’area mediterranea, in particolare in Italia, rispetto al periodo di riferimento del 1961-1990.
Tra il 2021 e il 2050 si prevede un aumento della temperatura di 1,5°C in inverno e di quasi 2°C in estate, con una conseguente diminuzione delle precipitazioni di circa il 5% in inverno e il 10% in estate.
E nel nostro Paese le previsioni sono anche peggiori: alla fine del XXI secolo l’aumento sarà di oltre 5°C nell’Italia settentrionale in estate e di circa 3°C nell’Italia meridionale in inverno. Su gran parte del nostro territorio le precipitazioni medie diminuiranno in estate del 30% e ci sarà maggiore probabilità di ondate di calore.
“Il Covid, la guerra in Ucraina e i disastri idrogeologici che si susseguono sullo sfondo del problema dei problemi, ossia il cambiamento climatico, producono un sinistro senso di accerchiamento che dà nuova dimensione, intima e antropologica insieme, a un’altra parola: crisi – afferma l’autore -. È come se questo stato di emergenza permanente stesse diventando la nostra condizione abituale”.
Il destino dell’Italia, più caldo e meno piogge
Il cambiamento climatico rappresenta una delle maggiori minacce globali alla salute del XXI secolo. L’Italia e l’intera area del Mediterraneo hanno già superato 1,5°C al di sopra dei livelli preindustriali. E le gravi conseguenze della crisi climatica si sono già innescate. Infatti le piogge sono in diminuzione, specialmente nei periodi estivi, in tutto il Mediterraneo. Tutta l’Europa è a rischio ondate di calore e incendi, che creeranno problemi non solo alle popolazioni ma anche agli ecosistemi.
“È la pioggia la nostra chimera, come le oasi nel deserto – sottolinea il giornalista nel libro “Ecoshock” -. Ma non possiamo restare fermi a pregare che arrivi. Non possiamo restare a guardare perché l’immobilismo ci condannerà”.
Questa situazione ci espone alle conseguenze di eventi estremi, come precipitazioni intense concentrate in brevi periodi di tempo. Ed è ciò che è avvenuto in Emilia-Romagna. Bisogna dunque affrettarsi a predisporre opere di difesa rispetto all’eventualità di alluvioni, rafforzare le arginature fluviali per il contenimento dell’acqua e rendere sempre più efficienti i sistemi di allertamento della popolazione.
«Poiché eventi estremi come precipitazioni violente, siccità o picchi di temperature diverranno sempre più abituali nei prossimi decenni, è fondamentale imparare a rispondere alla carenza di risorse idriche, agli episodi distruttivi in campagna e in città e, soprattutto, a proteggere i territori più fragili – sostiene Antonello Pasini, fisico del clima del CNR, il cui parere è riportato in “Ecoshock” -. Nel frattempo dobbiamo mitigare le emissioni».
L’impatto della siccità sul settore idroelettrico
Tutto ciò determina conseguenze in tutti i settori della nostra società. Per esempio la carenza d’acqua ha effetti sul settore idroelettrico, che svolge un ruolo fondamentale nell’attuale crisi energetica, soprattutto in Italia.
È questo comparto a garantire per primo la sicurezza, la resilienza e la sostenibilità del sistema energetico italiano. Inoltre è la più stabile tra le fonti di energia rinnovabili, è strategica per raggiungere gli obiettivi europei ed è la più “virtuosa” sotto il profilo dell’utilizzo della risorsa idrica. Infatti non opera alcuna alterazione dell’acqua e la restituisce all’ambiente intatta dal punto di vista della quantità e della qualità.
Ecoshock: coste a rischio inondazioni
Un’altra emergenza messa in risalto da “Ecoshock. Come cambiare il destino dell’Italia al centro della crisi climatica” è quella dettata dall’innalzamento del livello dei mari e dalla maggiore frequenza di mareggiate. A causa di questi fenomeni aumenteranno l’inondazione di aree costiere e i danni agli ecosistemi e agli insediamenti urbani.
Sono circa quaranta le aree costiere a rischio inondazione, come:
- la vasta area nord-adriatica fra Trieste, Venezia e Ravenna;
- la foce del Pescara, del Sangro e del Tronto in Abruzzo;
- l’area di Lesina (Foggia) e di Taranto in Puglia;
- La Spezia in Liguria, tratti della Versilia, Cecina, Follonica, Piombino, Marina di Campo sull’Isola d’Elba e le aree di Grosseto e di Albinia in Toscana;
- la piana Pontina, di Fondi e la foce del Tevere nel Lazio;
- la piana del Volturno e del Sele in Campania;
- l’area di Cagliari, Oristano, Fertilia, Orosei, Colostrai (Muravera) e di Nodigheddu, Pilo, Platamona e Valle doria (Sassari), di Porto Pollo e di Lido del Sole (Olbia) in Sardegna;
- Metaponto in Basilicata;
- Granelli (Siracusa), Noto (Siracusa), Pantano Logarini (Ragusa) e le aree di Trapani e Marsala in Sicilia;
- Gioia Tauro (Reggio Calabria) e Santa Eufemia (Catanzaro) in Calabria.
Anche il verificarsi dell’acidificazione degli oceani e del cambiamento dei parametri fisici ha impatti sugli ecosistemi marini e su quelli terrestri, provocando gravi conseguenze per l’agricoltura e la pesca.
Ecoshock e l’importanza dell’adattamento
Bisogna quindi non sottovalutare la ricerca di soluzioni imminenti di adattamento. Come riporta il Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici (PNACC) “adattamento significa anticipare gli effetti avversi dei cambiamenti climatici e adottare misure adeguate a prevenire o ridurre al minimo i danni che possono causare oppure sfruttare le opportunità che possono presentarsi”.
Esistono “misure soft” che riguardano gli aspetti giuridici, sociali, gestionali e finanziari, i quali portano a modificare il comportamento e gli stili di vita per migliorare la nostra capacità adattiva e aumentare la consapevolezza sui temi del cambiamento climatico. Poi ci sono “misure verdi”, che impiegano i servizi forniti dagli ecosistemi naturali per migliorare la resilienza e la capacità adattiva.
Infine, ci sono misure infrastrutturali e tecnologiche, cioè interventi costruttivi utili a rendere gli edifici, le infrastrutture e i territori più resilienti a fenomeni collegati al cambiamento climatico, come inondazioni fluviali o costiere.
Il cambiamento dovrà riguardare anche società ed economia
A cambiare con la crisi climatica dovrà essere anche la società stessa, in particolare l’ambito economico. Non solo la produttività, ma soprattutto il lavoro, il benessere e le nostre abitudini di vita dovranno adattarsi.
«Un cambiamento negli stili di vita, di consumo e di produzione, unito a un ri-orientamento dei flussi di capitale e a un ricorso massiccio alle nuove tecnologie, sono elementi fondamentali per mantenere l’aumento della temperatura media terrestre entro 1,5°C a fine secolo, traguardo ancora raggiungibile se agiamo con determinazione fin da ora – afferma Stefano Pareglio, independent senior advisor di Deloitte -. Finanza e tecnologia rappresentano, infatti, leve decisive per sostenere un cambiamento duraturo e diffuso, che rappresenterebbe anche una straordinaria occasione di crescita economica e di sviluppo per nuove industrie e aree del pianeta».
Gli investimenti di imprese e governi, sempre più interconnessi, dovranno privilegiare le industrie a basse emissioni per accelerare la transizione verde. I sistemi economici e sociali locali devono così impegnarsi a promuovere un futuro più sostenibile e un’economia decarbonizzata.
Occorre poi tutelare l’equità sociale, sostenendo le fasce più deboli e a rischio della popolazione e garantendo alle generazioni future una vita dignitosa.
“La scienza e l’economia ci forniscono le informazioni e gli strumenti di azione/reazione. Ma, al fondo di ogni impegno, deve esserci una capacità di assimilazione umanistica del problema, una predisposizione etica e il giusto spirito di sacrificio. A imporcelo non è un’ideologia, ma la fredda realtà – conclude Caporale -. Bisogna mettere in sicurezza la fragile Italia subito. Bisogna fare quello che si fa quando la Storia ci chiama: prendere il coraggio con le mani e fare la cosa giusta. Solo questo. Sembra poco. Ma invece è tutto”.