giovedì, Ottobre 10, 2024

Verso l’economia circolare: arriva il progetto Arcadia

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Il progetto Arcadia va in aiuto delle aziende

L’aumento dei rifiuti nel mondo, in particolare in Unione Europea, ha spinto molti Paesi membri a cercare delle soluzioni per affrontare il problema e salvaguardare l’ambiente. La soluzione adottata anche dall’Italia è incentivare un’economia circolare.

Ma come le aziende posso cambiare il proprio impianto produttivo a favore dell’ambiente? Il Progetto Arcadia serve proprio a questo. Grazie a questa iniziativa si crea una banca dati italiana sul ciclo di vita di prodotti e servizi (Life Cycle Assessment). Questa sarà a disposizione di Pubbliche Amministrazioni, associazioni di categoria e imprese che si trovano ad affrontare le sfide del nuovo Piano di Azione per l’economia circolare.

Progetto Arcadia (credits to Enea)
Progetto Arcadia (credits to Enea)

Il progetto Arcadia è stato sviluppato da ENEA, l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile. È stato finanziato dal programma nazionale PON Governance e Capacità Istituzionale 2014-2020.

Inoltre l’iniziativa nasce all’interno di un programma più ampio, “Mettiamoci in RIGA – Rafforzamento Integrato Governance Ambientale”, coordinato dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare (MATTM).

Gli obiettivi che persegue Arcadia sono due:

  • rafforzare le competenze delle Pubbliche Amministrazioni per integrare correttamente la metodologia Life Cycle Assessment nella preparazione di bandi per appalti pubblici, sia per la realizzazione di infrastrutture e opere pubbliche, sia per acquisti verdi;
  • fornire dati rappresentativi del contesto produttivo italiano alle aziende che intendono sviluppare studi di Life Cycle Assessment dei loro prodotti.

In quali settori si applica il progetto Arcadia?

Gli ambiti da cui partire per la costruzione della banca dati sono molteplici. Tramite determinati indicatori, si sono identificate 15 filiere nazionali prioritarie. I fattori presi in considerazione sono impatto ambientale, produttività, marchio Made Green in Italy, appalti pubblici e acquisti verdi GPP (Green Public Procurement) e i Criteri Ambientali Minimi (CAM),

La filiera pilota scelta è quella del settore legno-arredo, in particolare chi si occupa di mobili per l’ufficio o scolastici. Ma in seguito il progetto coinvolgerà filiere prioritarie. Tra queste ci sono l’edilizia, l’energia, l’industria del legno, della carta e dell’editoria, e l’industria alimentare, delle bevande e del tabacco.

Il Progetto Arcadia diventa quindi uno strumento essenziale per attuare le priorità strategiche in materia di rafforzamento e innovazione della Pubblica Amministrazione concordate tra l’Italia e la Commissione europea nell’Accordo di Paternariato 2014-2020. Per rafforzare la governace multilivello sono stati stanziati 1.528.222 euro e il progetto durerà fino ad aprile del 2023.

«Abbiamo costruito una rete di relazioni con le Pubbliche Amministrazioni, associazioni di categoria, aziende, enti certificatori, enti ricerca, università e istituzioni di ricerca per arrivare a produrre una banca dati Life Cycle Assessment di qualità e rappresentativa del tessuto produttivo italiano». Lo ha dichiarato Simona Scalbi, ricercatrice del Dipartimento ENEA di Sostenibilità dei sistemi produttivi e territoriali e responsabile tecnico-scientifico del progetto.

Life Cycle Assessment e l’impronta ambientale di un prodotto

Life-Cycle-Assessment-progetto-Arcadia

Ma cosa significa Life Cycle Assessment? Questo termine indica una metodologia analitica e sistematica che valuta l’impronta ambientale di un prodotto o di un servizio, lungo l’intero ciclo di vita. L’analisi inizia dalla fase di estrazione delle materie prime, passa per la sua produzione e distribuzione, fino ad arrivare ad analizzare il suo uso e la sua dismissione finale.

In questo modo restituisce i valori di impatto ambientali associati all’intero ciclo di vita del prodotto “dalla culla alla tomba – from cradle to grave“.

Si ricava così la cosiddetta impronta ambientale di un prodotto. Essa è rappresentata da vari generi. Una delle “categorie di impatto” considerate è l’aumento dell’effetto serra antropogenico. Esso si misura sulla base della quantità di emissioni di CO2 equivalente in atmosfera, generate dai consumi di energia e materia dentro il ciclo vitale di un prodotto o di un servizio.

Life Cycle Assessment permette quindi di comprendere pienamente l’impatto ambientale generato dai diversi processi produttivi in esso compresi. Così è possibile individuare facilmente quelli a maggior impatto per poter far fronte alla problematica. Si potrà attuare una riduzione e compensazione o si cercherà un’alternativa tra modalità produttive e materiali caratterizzati da una minore impronta ambientale. Questa indagine si applica ai settori più vari, dal marketing ambientale alla pianificazione strategica, fino all’attuazione di una Politica Pubblica.

Gli strumenti di Life Cycle Assessment e Made green in Italy

A livello europeo è ribadita l’importanza strategica dell’adozione della metodologia Life Cycle Assessment come strumento di base, scientificamente adatto all’identificazione di aspetti ambientali significativi. Ciò si esprime chiaramente all’interno del Libro Verde COM 2001/68/CE e della COM 2003/302/CE sulla Politica Integrata dei Prodotti. Inoltre è suggerita, in maniera indiretta, anche all’interno dei Regolamenti Europei EMAS (Reg. 1221/2009) ed Ecolabel (Reg. 61/2010).

Made Green in Italy

In Italia, invece, la metodologia è lo strumento cardine anche di Made Green in Italy. Questo è il primo schema certificativo nazionale sull’Impronta ambientale di prodotto, strutturato secondo il nuovo approccio europeo della PEF (Product Environmental Footprint) e istituito dall’art. 21, comma 1 della legge n.221/2015.

Grazie ad esso diventa possibile:

  • promuovere modelli sostenibili di produzione e consumo;
  • contribuire ad attuare le indicazioni della relativa strategia definita dalla Commissione Europea;
  • stimolare il miglioramento continuo delle prestazioni ambientali dei prodotti e, in particolare, la riduzione degli impatti ambientali che questi generano durante il loro ciclo di vita;
  • favorire scelte informate e consapevoli da parte dei cittadini, nella prospettiva di promuovere lo sviluppo del consumo sostenibile, garantendo la trasparenza e la comparabilità delle prestazioni ambientali di tali prodotti;
  • rafforzare l’immagine e l’impatto comunicativo dei prodotti fatti in Italia, al fine di sostenerne la competitività sui mercati nazionali e internazionali;
  • definire le modalità più efficaci per valutare e comunicare l’impronta ambientale dei prodotti del sistema produttivo italiano, associando al metodo PEF aspetti di tracciabilità, qualità ambientale e del paesaggio e sostenibilità sociale.

Numero verde ONA

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