Per salvare la nostra specie dalla pandemia causata dal Coronavirus, l’uomo ha attuato una serie di misure che hanno messo a rischio le altre.
I dispositivi di Protezione Individuale danneggiano la natura?
Al di là del virus, il pericolo per l’ambiente e per gli animali deriva dall’utilizzo massiccio dei Dispositivi di Protezione Individuale (DPI), come guanti e mascherine e relativi rifiuti. Essi si stanno infatti rivelando una trappola mortale per gli animali: sia per quelli selvatici sia per i domestici.
La natura non fa distinzione fra le sue creature: un pangolino, un uomo, un leone, un moscerino hanno la stessa importanza: servono a garantire il ricambio ciclico di ogni specie ai fini della sopravvivenza.
L’uomo tuttavia continua a voler esercitare un potere e un controllo volto essenzialmente alla sua esclusiva conservazione.
Come diceva Giuseppe Ungaretti “la civiltà è un atto di prepotenza contro la natura” e ce ne siamo accorti, ahimè.
Eppure, la connessione con la Natura dovrebbe essere la totale connessione con la Vita: una visione creativa, libera e vivificante.
Guanti e mascherine: prodotti letali
Tracce dei DPI sono state trovate in tutti gli ecosistemi terrestri e marini e gli animali che rimangono incastrati vanno incontro a morte certa.

In alcune circostanze, la morte avviene all’istante, come nel caso di soffocamento a causa degli elastici delle mascherine. In altri si trasforma in una vera e propria agonia, poiché gli animali subiscono forti limitazioni nelle attività vitali. Incluso il movimento necessario all’alimentazione. Infine, è l’ingestione a mettere a repentaglio la loro vita, come dimostrato da #glovechallenge, un progetto olandese che ha portato alla luce più di 11mila foto di rifiuti da Covid-19.
A lanciare l’allarme, oltre alle varie associazioni quali WWF, Legambiente, Greenpeace, è uno studio pubblicato su Animal Biology e condotto dal Naturalis Biodiversity Center dei Paesi Bassi in collaborazione con l’Università di Leiden e l’Institute for Water and Wetland Research.
Dispositivi di Protezione Individuale: numeri e controindicazioni per l’ambiente
1) In tutto il mondo vengono utilizzati quotidianamente circa 129miliardi di mascherine e 65miliardi di guanti monouso.
Se anche l’1% delle mascherine venisse smaltito non correttamente, verrebbero dispersi nell’ambiente almeno 5milioni di guanti e 10milioni di mascherine al mese. Poiché mascherine e guanti si decompongono in circa 400 anni, ciò vuol dire che nel 2400 ci saranno ancora tracce di questa epidemia.
2) Le mascherine sono composte da tre elementi: il materiale, gli elastici e la barretta metallica da stringere sul naso.
La presenza di questi tre diversi materiali rappresenta la prima criticità, poiché non consente di riciclarle nello stesso momento.
Inoltre, il tessuto in polipropilene è una materia plastica difficilmente biodegradabile.
I guanti possono essere in lattice naturale o anche loro in plastica. In quest’ultimo caso, l’impatto ambientale è devastante.
3) La loro dispersione nell’ambiente rappresenta una minaccia per vertebrati e invertebrati. Tra questi, uccelli e le diverse specie marine: tartarughe e pesci che li scambiano per prede di cui nutrirsi.
In altri casi, invece, la plastica è divenuta un materiale alternativo da aggiungere nella costruzione dei nidi (la folaga olandese).
Anche i mammiferi, tra cui pipistrelli, pinguini, gatti, volpi e ricci trovavano la morte per via dei guanti di lattice.
Come limitare i danni da Dispositivi di Protezione Individuale
Per arginare il fenomeno e garantire il diritto alla vita, che spetta indistintamente a tutti gli esseri viventi per “diritto di nascita”, bisogna che ognuno di noi attui uno smaltimento corretto, con il minor impatto possibile sulla natura.
Poiché le quantità di DPI aumenteranno e continueranno a minacciare l’ambiente per i prossimi anni, buona prassi sarebbe quella di indossare mascherine e guanti riutilizzabili. Inoltre, monitorare adeguatamente i rifiuti, posizionandoli nell’apposita categoria separata per i Dispositivi di Protezione Individuale.
“Per comprendere meglio la portata dell’impatto di mascherine e guanti, è anche importante monitorare i rifiuti che ne derivano”, affermano gli esperti olandesi.
Si potrebbe inoltre ricorrere al taglio degli elastici delle mascherine e dei guanti, in modo tale da diminuire il rischio che un animale possa rimanerci impigliato.
L’appello del WWF
La presidente del WWF Italia, Donatella Bianchi è stata una delle prime a sensibilizzare l’opinione pubblica circa la necessità di adottare comportamenti adeguati sul tema dello smaltimento. «Così come i cittadini si sono dimostrati responsabili nel seguire le indicazioni del governo per contenere il contagio restando a casa – spiega Bianchi -, ora è necessario che si dimostrino altrettanto responsabili nella gestione dei dispostivi di protezione individuale, che vanno smaltiti correttamente».
E ancora: «È necessario evitare che questi dispositivi, una volta diventati rifiuti, abbiano un impatto devastante sui nostri ambienti naturali e sui nostri mari. Proprio per difendere il Mediterraneo, che ogni anno già deve fare i conti con 570mila tonnellate di plastica che finiscono nelle sue acque – come se 33.800 bottigliette di plastica venissero gettate in mare ogni minuto! – chiediamo alle istituzioni di predisporre opportuni raccoglitori per mascherine e guanti nei pressi dei porti. Dove i lavoratori saranno costretti a usare queste protezioni per operare in sicurezza, in parchi e musei, fuori dai supermercati… Sarebbe un gran vantaggio per noi e per l’ambiente».
Una piattaforma ecologica
Per aumentare la consapevolezza delle persone sul pericolo rappresentato dai rifiuti del coronavirus e per segnalare i casi di animali in difficolta o deceduti a causa dei DPI, si può utilizzare la piattaforma online covidlitter.com.
Rispettare l’ambiente la più nobile delle terapie
L’individuo è riuscito a spaccare l’atomo ma ha perso la capacità di chiedere il permesso, in primis, alla natura. Si può fare una vera ecologia solo entrando in connessione con l’anima del mondo. Bisogna superare il dualismo che ci fa sentire distinti e separati da essa, o peggio, superiori. Si deve rispettare ogni essere vivente o non vivente. Dobbiamo evitare di esercitare il potere attraverso la contaminazione dell’ambiente. Questa è la più nobile delle terapie.