Se l’umanità sopravvive, avremo bisogno di un vero e proprio modo di pensare
Albert Einstein
Natura, prima, dopo e durante la pandemia: risponde la scienza
La correlazione tra virus, malattie e ambiente è ormai nota. Anche se non sappiamo con certezza quale sia stata l’origine del Sars-CoV-2. Il rapporto intitolato “Pandemie”, pubblicato dal WWF, spiega come l’emergenza sanitaria globale sia la conseguenza della perdita della biodiversità e del ruolo che ha avuto e continua ad avere l’uomo in tutto questo.
Per cominciare è necessario parlare delle pandemie che hanno preceduto il coronavirus. L’Ebola, la Sars, l’influenza aviaria o suina hanno provocato morti in tutto il mondo e l’uomo, in questo, ha avuto un ruolo cardine. Alcuni batteri, virus e microrganismi non sempre pericolosi per l’uomo sono indispensabili per il mantenimento di un equilibrio che, se violentemente spezzato, causa epidemie globali.
Alla base della pandemia c’è lo spillover, il salto di un virus dall’animale all’essere umano. Secondo gli scienziati, in questo caso, le specie che hanno infettato l’uomo sono i chirotteri (specie di pipistrello) oppure i pangolini. Questi ultimi sono tra gli animali più contrabbandati in tutto il mondo sia per la carne sia per credenze popolari sui loro poteri curativi.
Il traffico illegale di animali causa ogni anno un miliardo di casi di malattie e milioni di morti. Secondo l’ONU il 75% delle malattie infettive sono trasmesse dagli animali alle persone.
L’uomo e il suo ruolo nella diffusione dei virus

Oltre al traffico illegale di animali, malattie come le zoonosi vengono trasmesse all’uomo a causa della distruzione degli habitat e l’alterazione degli equilibri ecologici. Infatti, solo un ambiente sano, ricco, è in grado di contrastare i microrganismi che generano alcune malattie. Inoltre, la perdita degli habitat naturali e la degradazione facilitano il proliferarsi delle stesse.
La biodiversità, fondamentale per la vita e la Natura
Intere foreste sono state abbattute, le stesse che ospitavano animali e specie selvatiche che, di conseguenza, sono costrette a trovare altre aree per sopravvivere. Da non dimenticare, poi, gli insediamenti umani in territori selvaggi che hanno portato l’uomo a contatto con nuove malattie (si pensi alla febbre gialla).
Ma la storia inizia con la Rivoluzione industriale
L’uomo, per secoli, ha sfruttato la Natura per i propri scopi e in nome del progresso. Ma, una volta raggiunto il benessere, non si è fermato, ha continuato a deturpare l’ambiente, disboscando aree, inquinando aria, acqua e suolo.
Ha intossicato se stesso con veleni che hanno infestato il sottosuolo, il mare, inquinato l’aria (si pensi al petrolchimico a Priolo, in Sicilia). Nonostante gli avvertimenti che arrivavano dall’ambiente (virus, malattie da inquinamento, tumori) questo era solo l’inizio di un’ossessione, celata dietro il nome del progresso, che avrebbe portato morte e distruzione.
Un incessante appagamento umano, mai completamente soddisfatto, che lo ha portato all’autodistruzione.
“In nome del progresso, l’uomo sta trasformando il mondo in un luogo fetido e velenoso (e questa è “tutt’altro che” un’immagine simbolica). Sta inquinando l’aria, l’acqua, il suolo, gli animali… e sé stesso, al punto che è legittimo domandarsi se, fra un centinaio d’anni, sarà ancora possibile vivere sulla terra”. Erich Fromm
Il coronavirus e i cambiamenti durante il periodo di restrizione
Se pensiamo al periodo di reclusione ricorderemo, anche con un’espressione di sorpresa, gli animali che giravano nelle città deserte, il calo dell’inquinamento e l’aria più pulita.
Grazie allo studio dei ricercatori del Consiglio Nazionale delle Ricerche, degli Istituti di Scienze Marine (CNR-ISMAR), di Geoscienze e Geo-risorse (CNR-IGG), abbiamo avuto una spiegazione al fenomeno delle limpide acque dei canali di Venezia.
Grazie alle ricerche possiamo avere certezze sulla crescita del fitoplancton nella laguna, la diminuzione degli scarichi urbani dovuta alla mancanza di turisti, il riaffiorare dei pesci e dei molluschi sui bassi fondali.
Questo è stato possibile grazie alle immagini satellitari del Sentinel 2. I ricercatori hanno avuto la possibilità di studiare l’ambiente e i miglioramenti dovuti alle restrizioni. Una cosa temporanea.
Il prima e il dopo ai tempi del coronavirus: le risposte della scienza
Anidride carbonica
Secondo uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Nature Climate Change, l’anidride carbonica (CO2) nel 2020 è diminuita più di un miliardo di tonnellate rispetto al 2019. Lo studio riguarda il periodo da gennaio ad aprile di entrambi gli anni.

Ora, con la ripresa delle attività umane e industriali, questa riduzione non è durata molto, hanno già fatto sapere gli studiosi. Questo perché le attività antropiche causano anidride carbonica nell’atmosfera.
Anche secondo il rapporto delle Nazioni Unite, se non ci sarà un intervento globale, gli effetti non saranno a lungo termine.
Non basterà limitarsi a non inquinare solo a livello personale. Anche se, secondo Corinne Le Quéré, prima autrice dello studio pubblicato su Nature Climate Change, bisognerebbe portare avanti cambiamenti più radicali nel modo in cui si produce l’energia.
«Le emissioni prodotte dalle industrie sono diminuite del 19% rispetto al 2019, quelle dovute al settore energetico solo del 7%». L’autrice aggiunge: «Non penso che ci sia un lato positivo della pandemia per quanto riguarda il clima. A meno che non sfruttiamo la ripresa delle attività come un’occasione per costruire infrastrutture adatte a sostenere un futuro a energia pulita».
Biossido di azoto
Secondo i dati forniti dai ricercatori del Centro Aerospaziale Tedesco DLR (Deutsches Zentrum für Luft- und Raumfahrt eV ) durante i mesi di quarantena c’è stata una diminuzione di biossido di azoto (NO2) tra il 40% e il 50% nella Pianura Padana che, come sappiamo, è la zona più inquinata d’Italia.
Il biossido di azoto deriva dalla combustione, quindi, la mancanza di traffico e di produzione industriale, durante il pandemia, ha determinato questo miglioramento.
Durato, purtroppo, ben poco.
La situazione attuale è peggiore di quella antecedente il lockdown. Il crollo dell’economia e la ripresa delle attività industriali e non solo, necessaria per l’economia e per la sopravvivenza, ha aumentato i valori.
Recenti disastri in Natura
Legambiente denuncia: “il 60% dei fiumi e dei laghi italiani sono chimicamente inquinati”
In Italia, secondo un’indagine di Legambiente, basata sui dati del Registro europeo degli inquinanti EPrT2 dal 2007 al 2019, gli impianti industriali hanno immesso 5.622 tonnellate di sostanze chimiche nei corpi idrici. Pesticidi, antibiotici, microplastiIche e addirittura creme solari inquinano il mare e le falde acquifere.
Le aree devastate dalle industrie del petrolchimico più grosso d’Europa sono quelle di Augusta, Priolo e Melilli (Sicilia).
«Legambiente lancia quindi un appello al Governo, affinché una parte considerevole dei mille miliardi di euro stanziati dall’UE per le politiche ambientali e climatiche finanzi il Green New Deal italiano. Per favorire il recupero dei ritardi infrastrutturali, l’adeguamento ed efficientamento degli impianti di depurazione e della rete fognaria e degli acquedotti, gli interventi di riduzione del rischio idrogeologico».
Green New Deal: strategie per salvare la natura e gli esseri umani?
La Commissione Europea ha adottato una strategia, l’European Green Deal (un accordo verde), per salvare la Natura trasformando l’economia rendendola sostenibile.
Quali sono gli obiettivi?
Azzerare le emissioni nette di gas a effetto serra e dissociare la crescita economica dall’uso delle risorse. L’intenzione è quella di passare a un’economia pulita e circolare, ripristinando contemporaneamente la biodiversità e riducendo l’inquinamento.
Per i dettagli leggi qui
Non sappiamo se i governi, che troppo promettono e non mantengono, agiranno per salvare l’ambiente, la biodiversità e la vita.
La nostra vita.
Se questo non accadrà, non saranno solo le pandemie, gli incendi, l’effetto serra e l’inquinamento a provocare la morte della Natura. Sarà inutile cercare risposte.
La risposta è nell’essere umano e nel cambiamento.
“La terra ha una pelle e questa pelle ha delle malattie. Una di queste malattie si chiama uomo”
Friedrich Nietzsche