La piaga dell’alga Planktothrix rubescens al lago Albano
Gli scarichi civili e agricoli, la presenza di rifiuti e di plastica e il continuo prelievo delle acque sono fenomeni critici che non riguardano solo il nostro mare, ma anche i nostri fiumi e laghi. Gli ecosistemi lacustri sono in pericolo, come dimostra la situazione che da anni affligge il lago Albano.
Eppure, ciò che può sembrare ai cittadini della zona un rilascio di sostanze tossiche nel lago non è altro che un fenomeno naturale. Sulla superficie delle acque, tra la fine dell’inverno e l’inizio della primavera di ogni anno, compaiono delle macchie verdi e rosse causate dalla fioritura dell’alga Planktothrix rubescens. Infatti, come conferma il presidente della sezione Lazio dell’AIPIN (Associazione Italiana per l’Ingegneria Naturalistica), Federico Boccalaro, le sfumature verdi del lago sono dovute a alghe verdi, mentre quelle rosse sono dovute alla loro decomposizione.
Planktothrix rubescens è un’alga originariamente considerata tra le cianoficee, cioè della specie blu-verde. Successivamente è stata classificata nel gruppo dei cianobatteri, che considera tutte le alghe blu-verdi come veri e propri batteri. Ma da dove proviene? Questa tipologia di alga è originaria dell’Africa e del Sudamerica, perciò è inconsueto trovarla in Italia. Uno studio dell’Istituto Superiore di Sanità del 2003 ha provato a fornire alcune spiegazioni della sua presenza nei laghi italiani, in particolare in quello di Albano. Tra le diverse ipotesi si pensa che le spore possano essere state trasportate dal vento, dagli uccelli o dalle correnti delle cavità sotterranee. Quest’ultimo motivo spiegherebbe perché l’alga stia contagiando anche il lago di Nemi.
Planktothrix rubescens: un pericolo per l’ambiente e l’uomo
Solitamente la fioritura dell’alga Planktothrix rubescens avviene tra febbraio e marzo, grazie alle temperature più miti e stabili. Anche quest’anno, l’ARPA Lazio (Agenzia Regionale Protezione Ambientale) ha osservato l’ultima fioritura algale il 16 febbraio.
Tuttavia, pur essendo un fenomeno naturale, questo non vuol dire che sia meno pericoloso. Infatti sono «indicatori dello squilibrio ecologico del lago – ha dichiarato Roberto Salustri, direttore dell’EcoIstituto RESEDA Onlus-. Purtroppo è un brutto segno, visto che sono tossiche per la vita acquatica». Inoltre l’alga Plankthotrix rubescens può rilasciare tossine dannose anche per la salute dell’uomo.
Infatti, come numerosi studi condotti dall’Istituto Superiore di Sanità hanno confermato, Planktothrix rubescens, Anabaena flosaquae e altre specie di cianobatteri possono rilasciare nelle acque delle sostanze tossiche. Queste cianotossine hanno effetti negativi sulla salute. In particolare la cianoficea Planktothrix rubescens produce una tossina, microcistina-RR, la cui azione interessa fegato, polmoni e reni. Può causare soprattutto tumori epatici, gastrointestinali ed epiteliali.
Il monitoraggio costante di lago Albano
Per questi motivi la balneazione è in genere vietata alla popolazione durante il periodo di fioritura algale. Inoltre, nei primi mesi, è sconsigliabile bere l’acqua proveniente dal lago e mangiarne i prodotti ittici. Il lago Albano è costantemente sotto controllo e attualmente sembra che la situazione non sia grave. «Sono stati fatti dei rilevamenti periodici ma non hanno riscontrato criticità» rassicura infatti la sindaca di Castel Gandolfo, Milva Monachesi. Anche il comandante della polizia locale, Del Vescovo, conferma che «non è niente di tossico».
L’ARPA Lazio ha in più dichiarato che il lago Albano è tenuto sotto costante monitoraggio. L’ultima attività di campionamento è stata effettuata il 29 marzo. Inoltre, da aprile, verrà avviato anche il monitoraggio delle acque di balneazione da parte dell’Agenzia, attraverso cui si verificheranno i parametri di inquinamento fecale e la presenza di alghe potenzialmente tossiche e cianobatteri.
L’inquinamento come causa dell’eccessiva fioritura algale
Il motivo della sempre più evidente proliferazione di questa alga è principalmente l’inquinamento. Fertilizzanti agricoli, rifiuti urbani, industriali e zootecnici, contenenti fosforo e potassio, fluendo inevitabilmente nei laghi e negli stagni, oltre che nei mari, sono i responsabili di un esagerato input di nutrienti. Ciò provoca un’eccessiva riproduzione algale.
Solitamente la ricchezza di sostanze nutritive, cioè l’eutrofizzazione, indica che l’ecosistema è in buona salute. Tuttavia, in ambienti chiusi e ristretti, proprio come nei laghi e nei fiumi, le alterazioni provocate dall’uomo possono portare a gravi conseguenze. Gli scarichi, spesso abusivi, provocano alte concentrazioni di ortofosfati, nitrati, nitriti e agenti inquinanti dovuti a concimi chimici, alle acque nere e ai detersivi. Nello specifico l’elevato rapporto di azoto e fosforo presente nel lago Albano, causato principalmente dall’inquinamento proveniente da insediamenti civili e attività agricole, è particolarmente favorevole per la fioritura algale di Planktothrix rubescens.
Il problema dell’abbassamento delle acque del lago Albano
Ad aumentare la quantità di queste sostanze nell’acqua del lago Albano contribuisce il continuo ridursi di questo bacino idrico. Il lago Albano è un bacino craterico, situato tra piccole colline e alcuni comuni della zona dei Castelli Romani, a sud-est di Roma. È alimentato principalmente da acque sotterranee. Tuttavia, dagli anni ’60 il livello dell’acqua del lago si è drasticamente abbassato fino a circa otto metri. In più, ogni anno, diminuisce ancora di circa trenta centimetri.
Le cause principali sono l’urbanizzazione e il sovrasfruttamento delle acque lacustri e sotterranee. Infatti il continuo prelievo di acqua dal lago non è bilanciato dall’apporto che dovrebbero dare le piogge. Infatti anch’esse sono diminuite negli ultimi anni a causa del riscaldamento globale. Con il fondale che si riduce costantemente, dato il tempo di rinnovo dell’acqua stimato di quarantasette anni, e con il conseguente aumento degli inquinanti, i livelli di azoto e fosforo diventano più elevati, influendo sulla qualità generale dell’acqua e provocando le massicce fioriture algali.
Soluzioni per i problemi ambientali del lago Albano
Per far fronte a questi problemi ambientali, che coinvolgono non solo il lago Albano ma anche tutte le altre zone umide dei Castelli Romani, sono state avanzate diverse iniziative. Tra queste c’è il progetto “BlooWater”. Vuole proporre soluzioni tecnologiche innovative e l’integrazione di tecniche di monitoraggio e trattamento delle acque colpite dalla fioritura di alghe tossiche.
L’aspetto più innovativo dell’iniziativa, coordinata da ENEA (Agenzia Nazionale per le Nuove Tecnologie, l’Energia e lo Sviluppo Economico Sostenibile), è il fatto che si uniscono le immagini satellitari con quelle acquisite dai droni. I dati così ottenuti possono poi essere utilizzati dalle Agenzie regionali per la protezione ambientale. In questo modo è possibile prevedere con precisione le fioriture di queste alghe e interrompere temporaneamente, laddove necessario, la captazione di acqua potabile.
Un importante contributo per cercare di far fronte all’emergenza nella zona è dato anche dal “Contratto di Falda Lago Albano, Nemi e per il fiume Incastro”. Questo nasce come strumento per l’avvio di azioni e progetti condivisi, orientati allo sviluppo del territorio. Il fine è tutelarlo attivamente e gestire in maniera integrata le risorse di acqua, sotterranee e superficiali. Promette perciò, tenendo sempre presente la sostenibilità delle scelte effettuate, il superamento delle criticità di cui soffrono i laghi di Albano e Nemi, come l’abbassamento del livello delle acque.
Tra i promotori ci sono l’AIPIN – Lazio, SIGEA – Lazio e RESEDA Onlus. In più la lista dei firmatari comprende, per esempio, il WWF Roma e Area Metropolitana, il Centro per la Protezione Civile UniFi, il Parco dei Castelli Romani e i Comuni di Castel Gandolfo, Nemi, Albano, Marino e Rocca Priora.