La problematica relativa all’espansione dei daini all’interno del Parco Nazionale del Circeo e il “Piano di gestione del controllo del daino nella foresta demaniale” che ha impegnato la spesa di 195mila euro, stanno provocando molto scalpore in questi giorni.
L’ONA e Legambiente si impegnano per trovare soluzioni alternative
L’abbattimento di 350 daini è stato deciso durante la determina del consiglio direttivo del Parco il 23 gennaio del 2017. Tra i tre voti favorevoli alla soppressione, quello di Gaetano Benedetto, allora presidente del Parco e membro del WWF Italia. Un voto contrario, quello dell’ex sindaco di Ponza, Pietro Vigorelli.
Il Giornale dell’Ambiente ha intervistato il dottor Stefano Raimondi, coordinatore nazionale delle aree protette e biodiversità di Legambiente e presidente del circolo locale di Legambiente a Sabaudia.
Dott. Raimondi, come mai saranno abbattuti 350 daini presenti all’interno del Parco Nazionale del Circeo?
«Ovviamente ci sono posizioni e opinioni contrastanti riguardanti l’abbattimento dei 350 daini presenti all’interno del Parco Nazionale del Circeo.
Ci sono titoli allarmistici da parte di giornali che protestano per la morte di questi animali. Altri che rilevano la presenza di un problema, ossia quello di una specie come il daino. Una specie alloctona, cioè introdotta, non autoctona, nel Parco del Circeo e in gran parte dei parchi d’Italia e ora, in evidente soprannumero. Dev’essere gestita in qualche modo.
Infatti, esiste un Piano, del Parco Nazionale, riguardante la gestione di questa specie.
Ci sono dati scientifici e facilmente riscontrabili che dimostrano che queste popolazioni stanno diventando soprannumerarie anche in un’area come quella del Parco del Circeo (è un parco di 9mila ettari). Inoltre, la foresta è una piccola parte di questo Parco.
Il sovrannumero di animali in un contesto così piccolo sta determinando un deterioramento della componente vegetale e il rischio di scomparsa della foresta stessa».
Ci parli di questo piano
«Il piano parla di una gestione e prevede non solo un ipotetico abbattimento ma anche un’eventuale cattura degli animali».
Cosa intende per cattura degli animali? È stato programmato, come cita un comunicato, seguendo le indicazioni dell’Ispra?
«Esatto. Le linee guida dell’Ispra sono state un punto di riferimento per la stesura del piano che si basa sull’analisi della popolazione presente e dei costi degli stalli.
Il piano prevede un’alternativa all’abbattimento?
«Non prevede solamente di eradicare la specie ma anche, in alternativa, il mantenimento a bassa densità dei daini. Quindi un contenimento.
Tra l’altro, il piano del parco, prevede il fatto di poter reintrodurre il vero ungulato in sostituzione del daino, che era autoctono, cioè il capriolo, scomparso per cause antropiche. Ma questo non viene sottolineato quasi mai».
Alcuni parlano di una mattanza
«Si tratta di un problema complesso e andrebbe affrontato con molta cautela. Non si tratta di una mattanza bensì di un piano per salvaguardare la flora e gli umani e, se possibile, anche la fauna».
Soluzioni efficaci nel tempo
Oltre all’abbattimento, sono possibili soluzioni alternative come il trasferimento o la sterilizzazione dei daini. Pare che non sia la prima volta che vengano abbattuti daini o cinghiali. Questo è stato già fatto qui in Italia ma non ha apportato, se non per brevi periodi, benefici, perché queste specie si riproducono velocemente. Ed è chiaro che l’abbattimento non è la soluzione definitiva e risolutiva, bensì è qualcosa di contenitivo. Con la riproduzione, si ripropone il problema.
In Italia, purtroppo, siamo ancora indietro rispetto ad altri Paesi nei quali vengono adoperate soluzioni evolutive, alternative all’abbattimento. Come il trasferimento e, ancora meglio, la sterilizzazione degli ungulati, per salvaguardare l’uomo e la fauna in modo tale da non provocare la morte di questi animali.
Quindi, perché noi italiani rimaniamo indietro e non adoperiamo soluzioni efficaci nel tempo?
«Anche il cinghiale quando il numero eccede viene contenuto per gli stessi motivi per i quali è previsto il piano di abbattimento del daino.Quando si parla di cinghiale non si riscontrano toni così esasperati.Io penso che sia il daino sia il cinghiale meritino lo stesso trattamento, nel rispetto della natura, flora e fauna e dell’uomo».
Ci sono persone molto sensibili anche riguardo la morte dei cinghiali, non tutti mangiano carne di cinghiale e non tutti sono propensi all’abbattimento dei cinghiali. C’è anche chi non conosce il problema. Purtroppo, ci sono troppe persone che scrivono senza informarsi. È questo il problema dell’Italia in generale. Non parlo solo della comunicazione. Prima di prendere una decisione, prima di votare, prima di fare qualsiasi cosa o di esprimere un parere, sarebbe giusto informarsi su quello che si sta facendo e dicendo.
Li abbiamo importati e ora li uccidiamo?
<<Se e quanti sono stati gli interventi precedenti riguardanti l’abbattimento dei cinghiali e dei daini questo può dirglielo solamente il Parco».
Quando partirebbe il piano?
«Che io sappia, non essendo organico dell’ente, il piano parte adesso.
Questo prevede la riduzione del 30% annuo di individui e parlo di riduzione, contenimento e si può tradurre non solo in abbattimento ma anche in tutte le altre cose di cui abbiamo parlato».
Quindi, se abbiamo capito bene, saranno abbattuti 350 daini nell’arco di tre anni!
«Si parla del 30%, più o meno. Sono cose che potrà confermarti, nello specifico, solo il direttore del Parco, Paolo Cassola».
Come si svilupperebbe il piano di riduzione dei daini?
«Sempre stando al piano, saranno prese in considerazione una serie di modalità. Quella dell’abbattimento non viene esclusa perché è scritta, ma è previsto l’utilizzo di famosi selettori, di cacciatori selettivi.
Il parco è circondato da insediamenti antropici, per questo viene esclusa la caccia, che invece viene fatta, in altri parchi nazionali, quando c’è necessità».
Le altre soluzioni?
«Il piano riporta come possibilità anche la tele-narcosi (vengono sparati aghi narcotizzanti per poter catturare gli animali e trasportarli nei recinti).
Noi di Legambiente faremo anche una proposta: faremo in modo che questi animali siano trasportati in altri parchi e in altre aree.
Potrebbero esserci dei parchi regionali, delle aree regionali o altre riserve faunistiche nella regione ma anche nel resto del territorio nazionale, dove eventualmente poter trasferire gli animali».
Il problema del trasferimento si pone, però, perché le specie sono meticce
«Dipende dalla destinazione dei daini. Se dovessero essere messi in natura potrebbe essere un problema e si dovrebbe ricorrere a una sterilizzazione per evitare una riproduzione.
A questo potrebbe rispondere il direttore del Parco>>.
La sterilizzazione potrebbe essere una possibilità. C’è un farmaco, già utilizzato all’estero, che ha portato benefici.
In questo modo si risolverebbe il problema in maniera “definitiva”, nel senso che si eviterebbe un abbattimento ogni 2-3 anni di questi poveri animali e si conterrebbe il numero delle nascite.
C’è chi afferma che il farmaco in questione sia un problema, perché sarebbe necessario somministrarlo due volte l’anno all’animale. Si preoccupano di catturare l’animale per la sterilizzazione e non della sua uccisione.
Quindi, sarebbe più facile catturarli che ucciderli due volte l’anno per sterilizzarli.
Noi abbiamo voluto questo animale e adesso siamo proprio noi a uccidere questo splendido esemplare. Il daino è stato importato nel ‘58.
Legambiente è più indirizzata all’abbattimento o al trasferimento?
«Sul trasferimento dov’è consentito. Sarebbe la cosa migliore>>.
Un abbattimento adesso non risolverebbe il problema perché si riproporrebbe tra qualche anno. Come quello dei cinghiali e ci sarebbe una continua uccisione di animali. Nel momento in cui l’animale viene trasferito in un altro contesto territoriale più piccolo e contenuto, per esempio in aree faunistiche, applicare la sterilizzazione potrebbe essere una soluzione. Salvare almeno una parte degli animali sarebbe bellissimo anche se sarebbe ancora più bello salvarli tutti.
E il pericolo per gli automobilisti?
«Sono consapevole che la pericolosità stradale è un altro problema per quanto riguarda i daini ma, come ho detto prima, credo che l’abbattimento non sia la soluzione migliore. Mi ha fatto piacere sapere che farete del vostro meglio anche voi per evitare che questi animali vengano abbattuti».
L’appello dell’avvocato Ezio Bonanni, presidente ONA
«Come Osservatorio Nazionale Amianto – afferma l’avvocato Ezio Bonanni – contestiamo il proposito di abbattimento dei daini, le modalità barbariche con cui verrà effettuato e la loro preventiva chiusura in un recinto in narcosi, e, addirittura, l’utilizzo per scopi alimentari. Riteniamo – continua Bonanni – che i daini debbano essere trasferiti in altri parchi o in aree protette, o semplicemente liberati in altri territori nei quali possano liberamente vivere e riprodursi. Riteniamo che si debbano salvaguardare questi beni naturali, o meglio, questi animali, proprio per mantenere questo equilibrio per evitare di disperdere la ricchezza della biodiversità. Quindi ci opporremo, anche giudiziariamente se nel caso, a questa soluzione. Rivolgo un appello alle autorità affinché i daini siano trasferiti in altri territori».
Piano gestionale del controllo del daino