Da Oceanus ricette contro sprechi e sfruttamento ittico
Oceanus propone una campagna per salvare il mare dallo sfruttamento delle risorse ittiche. Gustose idee offerte dagli chef aderenti, per ricette attente a stagionalità e provenienza del pescato
“Ci sono molti pesci nel mare”. Uno dei proverbi più popolari rischia di finire in disuso. Lo sfruttamento delle risorse ittiche, infatti, sta impoverendo i mari. Tra questi, il più colpito al mondo è proprio il nostro Mediterraneo, in cui lo stock di pescati è del 90% superiore al sostenibile.

L’8 luglio è scattato il Fish Dependence Day, quando l’Europa esaurisce l’equivalente della propria produzione annua di pesce e consuma quello di importazione.
La domanda europea di prodotti ittici è troppo alta perché possa bastare il pesce del Vecchio Continente. Il solo consumo pro capite degli italiani è di 29kg di pesce l’anno, di cui il 15% va sprecato.
Non è più vero che il mare è pieno di pesci, anzi: tutto il contrario. Lo sfruttamento è così grave che ha portato a rischi biologici gravi per pesci e pescatori. Le specie più richieste a livello commerciale del Mediterraneo, nasello, triglia e rana pescatrice, sono dieci volte più sfruttate rispetto a quanto consigliato.
Anche il pesce, però, come le verdure, ha una propria stagionalità. Rispettarla implica vantaggi per l’ambiente e per il nostro portafogli. Troppo spesso, purtroppo, questa attenzione manca e, per inseguire il mercato, il pescato si rivela inutile.
Per ovviare a questo spreco ambientale, economico e alimentare, l’organizzazione Oceanus ha avviato la campagna “Una ricetta per salvare il mare”.

La salvaguardia dell’ambiente passa per la cucina
Grazie a video-ricette proposte dagli chef che aderiscono alla iniziativa, l’organizzazione per la salvaguardia degli ecosistemi marini Oceanus vuole mostrare che è possibile creare piatti gustosi con pesce di stagione e del posto.
Un pesce povero o meno esaltato dal mercato, se cucinato in modo sapiente, niente ha da invidiare ai richiestissimi merluzzo nordico o pollack d’Alaska. Le due specie, assieme a tonno, salmone e gamberi, coprono il 50% della richiesta di mercato.
Tutti importati da fuori l’Europa: il tonno si conserva in Ecuador, seppie e calamari in India e Cina. Mangiando pesce locale, quindi, si abbattono i costi di importazione, ma anche lo spreco alimentare.
Spesso infatti i pescatori si trovano a buttare di nuovo in mare pesce morto, commestibile ma invenduto, perché manca la richiesta.
Questo vale anche per le cosiddette “catture-accidentali”. Si stima che, per ogni kg di gamberetti pescato, dette catture possano arrivare anche a 5kg.
Per il Reg 1380/2013 si ha l’obbligo di sbarcare tutto il pescato. Così moltissimi animali presi nelle reti per sbaglio restano a morire, impoverendo il mare.

Si risponde con la creatività a un problema reale e allarmante. La soluzione più semplice sarebbe quella di ridurre l’acquisto e il consumo di pesce. L’alternativa è quella di non sottostare alle leggi del mercato e Oceanus la abbraccia in pieno. Mostrandoci piatti che si iscrivono a pieno nella tradizione mediterranea, da copiare e reinventare.